14 giugno 2012 Lascia un commento
Non e’ possibile riassumere l’autore in poche righe, difficile gia’ confinarlo seppur dedicandogli tomi e del resto la sua filosofia o preferisco definirla osservazione cosmica, difficilmente s’inquadra nel semplice realismo,sconfinando sovente nello humor piu’ macabro e non per atteggiamento letterario bensi’ nella ferma constatazione che il dramma puo’ essere un volto della farsa. E viceversa naturalmente.
La voglia di andare un po’ piu’ a fondo di un autore troppo spesso relegato alla frase esposta all’occasione, nasce dalla lettura di Gianfranceschi che nel suo "Lode della Torre d’avorio" cita e s’ispira piu’ che apertamente a Cioran anzi si puo’ tranquillamente affermare che l’obiettivo dell’italiano di emulare il rumeno sia piu’ un punto di partenza che d’arrivo. Malgrado cio’, ritengo di non fare torto a nessuno riconoscendo a Cioran l’assoluto predominio nel campo dell’aforisma per via della sua capacita’ di sputare addosso al lettore le peggio tragedie dell’umano esistere ma nel contempo stritolarle nella morsa fatale dell’ineluttabilita’ che alla fine tutto ammette e concede, persino una risata.
Quindi se pessimismo e’ cosmico, cio’ che rimane e’ osservarsi sprofondare nel piu’ bieco esistenzialismo e affrontare significa vincere quando la partita da giocarsi e’ una sola.
Da portarsi dietro quando la vita ci sembra troppo bella, perche’ non sfruttare un po’ di sana realta’.
"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"