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Silvio e Gianluca: destini diversi

Da Brunougolini
Gianluca è uno dei tanti giovani precari. Il suo lavoro, la sua professione,  ha un nome altisonante: produttore per le assicurazioni. E', in realtà, un venditore di polizze, quei documenti che paghiamo a peso d'oro, sperando che servano a tutelare il costo della macchina o della moto o di altri beni. Lui ogni giorno va a caccia di  clienti, affrontando ogni serie di difficoltà. Ha una retribuzione fissa di 500-600 euro al mese, per essere a disposizione, lavorando otto ore ogni santo giorno. Qualora non raggiunga i parametri di vendita imposti dall'azienda, va incontro a quelle che chiama "vessazioni". I "datori di lavoro" non gli forniscono alcun aiuto per sostenerlo in questa quotidiana ricerca del cliente: niente internet, niente computer, niente telefono aziendale, niente nominativi da contattare. I nomi se li deve procacciare e se per caso sono violate le norme sulla privacy l'azienda si riserva di rivalersi su di lui. Non c'è un sindacato a cui rivolgersi. C'erano, dal giugno del 2009, due  delegati sindacali. Sono stati colpiti da sanzioni disciplinari. Marchionne insegna. Commenta Gianluca, un po' enfatico: "Resisto come i partigiani sopra le montagne".
Trovo la sua testimonianza tra le tante sul sito www.anagrafeprecari.it. E’ una specie di archivio a disposizione del popolo dei flessibili. Che cosa avrà pensato Gianluca ascoltando il messaggio natalizio del gaio presidente Berlusconi?  Chissà come lo avrà colpito, a proposito di precari, quel racconto della giovinezza precaria dell'attuale padrone di Mediaset nonché del governo di centrodestra. Era la storia di uno che si adattava a compiere mille lavoretti, tra cui anche quello del venditore, come Gianluca, premessa a una carriera fulminante che lo ha fatto diventare tra i capolista dei ricchi del mondo. Senza però accennare alle condizioni attraverso le quali ha fatto fortuna, compresi gli Amici che gli hanno dato una mano risolutiva.
Destini incrociati tra Silvio e Gianluca. Certo è anche vero che esistono giovani che ce la fanno, riescono prima o poi ad abbattere il muro della precarietà (anche senza amici) e ad approdare a una stabilizzazione. Ma ne esistono molti di più che rimangono di qua del muro e invano cercano di arrampicarsi. Come Gianluca.  E come potrà succedere a molti di quelle ragazze e ragazzi che hanno manifestato per le strade italiane, ascoltati, per fortuna, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con uno slogan che, appunto, parlava di un futuro angosciante. Ha scritto un altro precario, Giovanni, sul sito dell’Anagrafe: “Da otto anni sono uscito di casa per lavorare e crearmi un futuro. Ho cambiato non so quanti posti di lavoro a tempo determinato, facendo i lavori più diversi e umili, l’ultimo lavoro il mio principale si dimenticava con precisione di pagarmi lo stipendio. Adesso sono in cerca, da tre mesi, in ritardo con l’affitto, in ritardo con le rate della macchina, in ritardo con la mia vita”.

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