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Silvio, rimembri ancora...

Creato il 06 dicembre 2012 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

Silvio, rimembri ancora... quando sul baratro ci stavamo davvero?
«L'Italia è sull'orlo del baratro e io non lo posso consentire: sento il dovere di scendere in campo». E' fin troppo facile intuire che si tratta della frase simbolo della ormai ventennale esperienza politica di Silvio Berlusconi, ma se qualcuno pensa che sia stata estrapolata dall'originario repertorio del lontano 1994 è fuori strada. Sono, infatti, parole pronunciate dall'ex premier nella tarda serata di ieri al termine dell'ennesima riunione convulsa di un Pdl alla deriva e senza più orizzonti certi, per sottolineare che in fondo non c'era bisogno di costringerlo alle dimissioni nel novembre del 2011, visto che con Monti al governo la situazione economica e sociale del Paese sarebbe addirittura peggiorata.
Parole che potrebbero preludere a una riedizione di quel "predellino" del 2007 che impose la nascita del partito unico del centrodestra riportandolo l'anno successivo a Palazzo Chigi, forte di una maggioranza parlamentare mai vista prima nella storia repubblicana. Purtroppo, però, ed è bene rammentarlo, quel consenso popolare quasi plebiscitario è stato utilizzato da Berlusconi non per evitare che la crisi finanziaria internazionale, allora agli esordi, travolgesse pure la nostra economia, ma per difendere se stesso dai tanti processi giudiziari che lo riguardano e per dedicarsi ai noti trastulli "eleganti" che hanno gettato discredito sull'Italia nel mondo intero. Insomma, solo un personaggio con la sua spregiudicatezza e con la sua faccia tosta potrebbe ora riproporsi agli italiani, ripetutamente traditi ed illusi in tutti questi anni a suon di false promesse, come un salvatore della patria.
Giusto per rinfrescare la memoria, quindi, e a proposito delle responsabilità legate alla crisi e al declino in atto, ecco un resoconto più o meno sintetico dell'eredità politica e dei risultati di governo di Silvio Berlusconi su crescita, occupazione e fisco.
Il quadro generale affidato al successore Mario Monti è drammatico, col Pil sceso sotto zero per due anni consecutivi, il durissimo impatto della crisi sul mondo del lavoro e una nuova esplosione del debito dovuta in particolare all'incremento della spesa pubblica nel decennio 2001-2011 (noto, per l'appunto, come il "decennio berlusconiano").
A fronte dello stato di recessione già evidente nel biennio 2008-2009, le previsioni del governo Berlusconi per gli anni successivi indicano un andamento tendente alla crescita pur contenuta, ma sia gli organismi internazionali (Bce, Ue, Fmi, Ocse) sia gli osservatori nazionali (Confindustria, Istat, Bankitalia) stimano al contrario una crescita nulla.
L'indicatore della disoccupazione aumenta di circa un punto e mezzo percentuale dal 2008 al 2011. Sono soprattutto donne e giovani a risentirne: nel primo caso, la disoccupazione femminile si attesta intorno al 10% nel 2010, mentre quella giovanile raggiunge il tasso del 30% alla fine dello stesso anno.
Il deficit quasi raddoppia solo nel primo anno di governo, e al termine di quell'esperienza l'Italia resta l'unico Paese europeo a non poter programmare il deficit dello Stato in calo per gli anni successivi. Le tre manovre di aggiustamento dell'ultima fase di governo, infatti, nonostante le stime ottimistiche di Tremonti, a parere dell'Ue difficilmente sarebbero riuscite a portare al pareggio di bilancio nel 2013.
Per quanto riguarda il fisco, infine, durante l'ultimo governo Berlusconi diventa sempre più pesante per gli italiani: da poco più del 42% del 2008 balza fino a superare il 43% nel 2011 e, stando alla programmazione dell'allora ministro Tremonti, si assesterà intorno al 44% nel biennio successivo.
(Fonte: http://www.finanzautile.org)
Nonostante questo scenario economico e finanziario tutt'altro che tranquillizzante, il governo Berlusconi ha continuato ad agire seguendo la stella polare di una propaganda improntata alla totale disinformazione, negando una realtà di disagio profondamente avvertita invece nella società. Di seguito, tutte le sortite pubbliche del ticket Berlusconi-Tremonti dall'inizio del 2009 al 2011 a proposito della crisi:
«E' dannoso per l'interesse di tutti noi che ci siano dei media che continuino a rappresentare la crisi come qualcosa di definitivo e di tragico». (Silvio Berlusconi, 5 marzo 2009)
«Sicuramente è finita la paura dell'apocalisse. E' rallentata la caduta, dall'autunno in poi, del traffico e del commercio che è la nostra ricchezza. Guardiamo al futuro con qualche speranza». (Giulio Tremonti, 19 aprile 2009)
«Il rischio di un crollo, del peggio, è abbastanza alle nostre spalle. Su questo abbiamo una visione comune con gli imprenditori». (Giulio Tremonti, 29 aprile 2009)
«Il momento peggiore è passato e d'ora in poi ci saranno miglioramenti. C'è stato un diluvio universale, ma ora siamo qui e stiamo meglio di prima. Il governo ha fatto bene a diffondere fiducia. Non abbiamo peccato di ottimismo perché questa crisi, è stato dimostrato, ha grande origine nel fattore psicologico». (Silvio Berlusconi, 17 maggio 2009)
«La caduta sta finendo e l'Italia è messa meglio di altri. Una volta l'Italia faceva notizia perché erano dati negativi ma oggi la notizia è che l'Italia non fa più notizia, anzi alcune cose le iniziano a riconoscere». (Giulio Tremonti, 4 giugno 2009)
«Ciò che doveva accadere per banche e mercati è già accaduto. Chi doveva fallire ha fallito e tutti quelli che facevano speculazione non ci sono più. Oggi non ci sembra che ci siano altre situazioni che dobbiamo temere». (Silvio Berlusconi, 4 luglio 2009)
«Siamo in un momento difficile per la crisi del mondo: io sostengo che il peggio è passato». (Silvio Berlusconi, 6 luglio 2009)
«Il peggio è passato, siamo in fase di conclusione». (Silvio Berlusconi, 8 settembre 2009)
«La crisi sta passando». (Giulio Tremonti, 28 settembre 2009)
«Il peggio della crisi sembra che sia alle nostre spalle e che sia iniziata, sia pure lentamente, la ripresa». (Silvio Berlusconi, 29 ottobre 2009)
«Il peggio è ormai alle spalle. Non possiamo lamentarci. Non va malissimo. Ci sono forti segnali di ripresa, stiamo procedendo bene nonostante il momento non sia certamente uno dei migliori». (Silvio Berlusconi, 7 novembre 2009)
«Riteniamo che il peggio sia passato e che ci sia la ripresa». (Silvio Berlusconi, 5 dicembre 2009)
«In Europa ci sono Paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l'Irlanda che sono in situazioni abbastanza preoccupanti, mentre noi ce la stiamo cavando meglio di tutti gli altri». (Silvio Berlusconi, 6 febbraio 2010)
«Dopo essere usciti da una forte crisi, stiamo iniziando la risalita, non è veloce, non ha forti numeri ma è certamente risalita». (Silvio Berlusconi, 11 marzo 2010)
«Grazie alla limitata esposizione alla bufera sui mercati finanziari internazionali e al collasso del settore immobiliare, gli effetti peggiori della crisi sono stati solo temporanei in Italia». (Giulio Tremonti, 25 aprile 2010)
«L'Italia sta meglio di altri Paesi ed è vaccinata da eventuali contagi». (Giulio Tremonti, 6 maggio 2010)
«La crisi è alle spalle. E noi ne stiamo uscendo meglio di altri paesi europei». (Silvio Berlusconi, 29 giugno 2010)
«La crisi si sta concludendo, ci sono segnali di ripresa. Il peggio è passato, siamo in fase di conclusione della crisi. Lo hanno detto Obama, Bernanke, il Fondo monetario, la commissione europea: ci sono segnali, germogli di ripresa, ora bisogna mettere da parte coloro che inneggiano al catastrofismo». (Silvio Berlusconi, 8 settembre 2010)
«L'Italia aveva bisogno di rigore e credibilità. Lo abbiamo fatto tenendo in ordine i conti pubblici e nello stesso tempo salvaguardando i redditi delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi. E' stata la scelta giusta. Ha consentito di superare la crisi e di non farci trovare nelle condizioni in cui si sono trovati altri Paesi europei alle prese con deficit pubblici giudicati non sostenibili dai mercati finanziari e quindi esposti ad attacchi speculativi». (Silvio Berlusconi, 29 settembre 2010)
«Abbiamo realizzato una vera e propria missione impossibile: abbiamo affrontato la crisi senza mettere mai, dico mai, le mani nelle tasche degli italiani». (Silvio Berlusconi, 10 maggio 2011)
(Fonte: http://espresso.repubblica.it/)
E poi, nel video che segue, c'è la dichiarazione delle dichiarazioni, il saluto finale di Berlusconi agli italiani poco prima di uscire (provvisoriamente) di scena:

Quanto, inoltre, alle tante "leggi ad personam" che lo hanno distratto dal curarsi dei veri problemi dei cittadini, e al difficile rapporto di Berlusconi con i temi legati alla giustizia e alle regole, vale la pena consultare il Libretto nero dei diritti perduti dell'associazione Libertà e Giustizia.
In conclusione, non si può negare che il governo guidato da Mario Monti abbia incontrato difficoltà nel porre rimedio ai guasti causati non solo dal suo predecessore, ma più in generale da tutti i governi inconcludenti che si sono succeduti nella cosiddetta Seconda Repubblica. Tuttavia, conoscendo appunto le condizioni di partenza, solo chi è in malafede può ritenere che con Monti, piaccia o meno l'uomo, la situazione si sia aggravata rispetto al passato più recente. Se il nostro Paese non è sprofondato in quel baratro che solo oggi, stranamente, Berlusconi pare vedere, è grazie alla radicale rottura rappresentata dal governo del Professore. Con il quale l'Italia è tornata a essere una realtà rispettata sulla scena mondiale, ad attirare gli investitori internazionali e a suscitare la fiducia dei mercati. E' vero che siamo un popolo dalla memoria corta, ma stavolta è davvero dura scordarsi quale punto avevamo toccato appena un anno fa, fra buste piene di soldi date alle "olgettine" e compravendite di parlamentari.
La verità è che il risanamento è solo all'inizio, e potrà proseguire solo se la classe politica che si candida (anzi, si ricandida) a governare il Paese saprà fare i conti coi propri errori del passato e prenderà atto senza equivoci della circostanza che il nuovo corso inaugurato con l'avvento di Monti non potrà essere interrotto. Ne sarà capace? Stando alle boutade di Berlusconi e alla rinascita sul fronte opposto dell'Unione prodiana è davvero arduo poterlo credere. Ma per scoprirlo bisognerà attendere ancora qualche settimana, sperando che nel frattempo intervengano novità politiche più responsabili degli attori attualmente in campo, consapevoli fino in fondo della gravità della fase storica che stiamo vivendo.


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Da Luigi Rossi
Inviato il 09 dicembre a 11:43

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