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Il sindaco di Adro, Oscar Lancini è stato arrestato questa mattina dai Carabinieri e si trova al momento agli arresti domiciliari. Il sindaco di Adro è accusato di turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, avendo fatto favoritismi verso alcune aziende in una gara d’appalto per la realizzazione di opere pubbliche. Secondo le indagini. effettuate anche tramite intercettazioni, gli indagati avrebbero utilizzato crediti che il comune vantava verso degli imprenditori per finanziare l’area delle feste di via Indipendenza. Il valore dell’opera sarebbe stato di oltre un milione di euro e l’appalto affidato, evitando con diversi mezzi i bandi di gara, ad imprenditori vicini al sindaco di Adro. Lancini si era recentemente candidato per la Lega Nord al Senato, ma non era stato eletto. Oltre alle attuali accuse, il sindaco di Adro è anche indagato per peculato, dato che in contrasto con diverse posizioni della Cgil del posto, aveva replicato mandando alle famiglie di Adro delle lettere su carta intestata del comune. Oltre al sindaco di Adro, sono stati posti agli arresti domiciliari anche il segretario comunale Begalà, l’assessore ai lavori pubblici Frusca, il responsabile dell’ufficio tecnico Rossi e due imprenditori locali. Il totale delle persone indagate sarebbe di 24. Il sindaco di Adro è balzato agli onori delle cronache quando, nel 2010, aveva negato il permesso di usufruire del servizio mensa della scuola elementare del paese a un gruppo di bambini, i cui genitori non avevano pagato le rette. La faccenda si era risolta quando un imprenditore aveva poi saldato i debiti delle famiglie. Ma la vicenda che aveva forse scatenato più reazioni politiche era stata quella del tappezzamento, dell’istituto comprensivo “Gianfranco Miglio”, di decine e decine di immagini del “Sole delle Alpi”, simbolo che capeggia al centro delle bandiere della Lega Nord. Dopo una difesa strenua dell’iniziativa da parte del sindaco di Adro e a seguito di feroci polemiche locali e anche nazionali, i simboli erano stati fatti togliere con un provvedimento dell’allora ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini.