Quest’anno, il Museo diocesano di Torino, oltre all’ostensione della Sindone, ospiterà un dipinto preziosissimo del 1436, dal titolo “Compianto sul Cristo morto“, che di norma è presente presso il Museo di San Marco a Firenze. Un’occasione unica che è ragione d’orgoglio per la diocesi di Torino che si appresta a celebrare l’evento.
Le parole dell’Arcivescovo Nosiglia riguardo alla Sindone e al “Compianto sul Cristo morto”
Monsignor Cesare Nosiglia nella conferenza di oggi, 3 febbraio 2015, tenutasi presso il Seminario metropolitano di Torino, ha precisato che “la combinazione di Sindone e “Compianto sul Cristo morto” incrementa ancor più il valore culturale, oltre che dar lustro e prestigio alla città subalpina. La città di Torino sarà percorsa quest’anno da un incrocio di eventi culturali e religiosi dal profondo carattere educativo“. La spiritualità si unirà alla cultura forse più mondana, per realizzare un’occasione di incontro fra culture, religioni e fedi religiose diverse. Basta ricordare un momento: la visita pastorale di Papa Francesco a Torino, il 21 giugno prossimo. E come ha ancora voluto sottolineare monsignor Nosiglia: “Un evento dall’indubbio valore che non getta ombra al giubileo salesiano che si terrà nell’agosto di quest’anno a Castelnuovo (Asti) per celebrare i 200 anni dalla nascita di Don Bosco“.
Il “Compianto sul Cristo morto” vuol dunque essere l’opportuna cornice culturale, all’interno della quale far confluire il significato spirituale di eventi come l’ostensione della Sindone. Nel libro “Il continente interiore”, dal significato suggestivo racchiuso in queste parole, l’autore torinese Carlo Ossola ha scritto: “Il primo dovere è dare una visione ai giovani, ma la vista non basta. Dare una visione non significa dare precetti, né oggetti, di corta durata, significa chiedere di guardare oltre la collina, la montagna, la frontiera di sé, del tempo e del mondo“.
Ecco dunque che in queste parole si avverte la centralità dei giovani nella dimensione pastorale: giovani che devono essere protagonisti e veicoli di trasmissione di una cultura e di una fede. Su questo fronte la città di Torino e l’universo diocesano – in concerto con gli ambienti salesiani – non si sono mai tirati indietro e hanno affrontato la sfida con cognizione e lungimiranza.
Il “Compianto sul Cristo morto”, opera del Beato Angelico, sarà esposto nella cripta del Duomo, e pertanto al di sotto della cattedrale dove invece sarà presente la Sindone. Sarebbe improprio percepire un’analogia diretta fra quest’ultima e il dipinto. E’ pur vero, tuttavia, che fra loro è avvertibile una certa tensione di natura spirituale. Lo spettatore, infatti, non dovrà contemplare i due momenti secondo un approccio meramente estetico, bensì attraverso il ricorso a una riflessione ben più profonda intorno al senso della vita.
La Sindone e il “Compianto sul Cristo morto”: un possibile legame
Sia nel “Compianto” che nella Sindone si può riconoscere il legame tra l’uomo e Dio, e dunque un’ennesima occasione di conferma dell’alleanza fra l’umanità e il suo Creatore. Ecco che in un contesto globale come quello di oggigiorno, terribilmente ferito dal terrorismo e dalla violenza, il richiamo all’amore di Dio vuol essere un’ancora di salvezza e un contributo per edificare una concreta fratellanza tra gli uomini. “E’ quel Dio che si mostra come la bussola della nostra vita” e non fugge dalla sofferenza dell’umanità, ma la affronta fino al sacrificio della Croce. In questo senso, monsignor Cesare Nosiglia ha evidenziato come “il Dio che si presenta dinanzi agli uomini, è dunque quel Padre che forgia le vocazioni e realizza il destino dei suoi figli“.
La combinazione fra l’ostensione della Sindone e il “Compianto” del Beato Angelico è frutto della collaborazione con l’Associazione Sant’Anselmo, che promuove – in quanto organismo della Chiesa cattolica italiana – gli eventi culturali in Italia. Nel contemplare il “Compianto sul Cristo morto”, lo spettatore scoprirà come la bellezza sia la strada maestra per la salvezza del mondo. E Torino vuole fornire appunto un valido contributo in questa direzione: la bellezza di Dio ammirata nella spiritualità e veicolata attraverso l’esperienza dei giovani.
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