Sindoni giudaiche contemporanee a Gesù
Antonio Lombatti
Vorrei riassumere il saggio di Antonio Lombatti partendo dalla fine. Dopo una panoramica sulle sindoni giudaiche dei primi secoli della nostra era, Lombatti scrive infatti:
Per concludere, come scrivono i maggiori archeologi israeliani che hanno scavato tombe del periodo romano in Palestina per oltre trent'anni – L. Rahmani, R. Hachlili, S. Gibson – chi ha creato la Sindone era una persona completamente ignorante degli usi e dei costumi funebri del giudaismo al tempo di Gesù.Per sostenere questa conclusione, Lombatti indaga tra le pubblicazioni scientifiche sui ritrovamenti di tombe giudaiche risalenti al periodo tra il IV secolo a.C. e il I secolo d.C.; a partire da questi ritrovamenti (oltre cinquemila tombe analizzate), gli archeologi sono in grado di dirci molto sulle pratiche funerarie degli ebrei di duemila anni fa in Palestina.
Di particolare interesse sono ovviamente i dati sui corredi funebri: Lombatti riferisce di una sessantina di panni funebri, in vario stato di conservazione, e riassume le conclusioni che se ne possono trarre riguardo:
pluralità di teli diversi utilizzati – gran parte di essi era di lana – torcitura a S e corde per bloccare il movimento degli arti.I tre punti comuni ai vari ritrovamenti sono significativi. Gli Ebrei di duemila anni fa seppellivano i morti legandoli con corde e avvolgendoli in più teli, di cui uno per il volto; i tessuti erano con fili a torcitura 'S', tipica della Palestina, ed erano relativamente semplici (rapporti trama-ordito 1:1 o 2:2), per lo più in lana, ma anche in lino e cotone.
Il sudario, secondo il rito ebraico dell'epoca
doveva sfaldarsi naturalmente in circa un anno di tempo e in modo che si potesse procedere all'ossilegium (Tohorot Keilim IX,4), ovvero alla risepoltura dei resti in un ossario.e questo spiega il ridotto numero di sindoni ebraiche
A fronte di questa uniformità di caratteristiche, la Sindone di Torino spicca per la sua diversità. Se le sindoni ebraiche avevano una trama semplice 1:1 o 2:2, la Sindone è un tessuto a spina di pesce in rapporto 3:1; se la torcitura delle sindoni ebraiche è quella 'S' tipica della Palestina, la Sindone è intessuta con un filo a torcitura 'Z', la norma in Grecia e Italia. Infine, il fatto che la Sindone di Torino fosse un unico panno appoggiato attorno al cadavere è in contrasto con i ritrovamenti archeologici, che permettono di ricostruire un corredo funebre composto da più panni avvolti attorno al corpo e da alcune corde per tenerlo legato; è anche in contrasto con le norme dell'epoca, come quella contenuta nel Mishnah Semahot 8.7, secondo il quale il cadavere andava legato completamente da con più teli.
In realtà il saggio di Lombatti si occupa di sfatare altri due miti. Il primo è che la sindone torinese abbia dimensioni che sono un multiplo esatto delle unità di misura ebraiche dell'epoca: Lombatti mostra come questa affermazione sia sbagliata.
Il secondo riguarda la corrispondenza tra l'unica testimonianza archeologica di una crocefissione, il cosiddetto «uomo di Giv'at HaMivtar», e la raffigurazione sindonica; o meglio, la presunta corrispondenza, dato che Lombatti mostra come il sindonologo Pier Luigi Baima Bollone si sbagli, e questa corrispondenza non vi sia. L'«uomo di Giv'at HaMivtar», infatti, fu crocifisso con le braccia legate alla traversa della croce e i piedi inchiodati ai lati del palo (è più facile capirlo tramite un disegno, e infatti sarebbe stato opportuno includerne uno nell'articolo).
Sullo stesso argomento Lombatti ha scritto l'articolo «La Sindone e il giudaismo al tempo di Gesù. Disinformazione su Masada, crocifissione e sepolture ebraiche», sul sito del CICAP. Nell'articolo sono presenti raffigurazioni della sepoltura ebraica con sudarii, della differenza tra filato 'S' e 'Z', e della modalità di crocifissione dell'«uomo di Giv'at HaMivtar».