“Era stanca di quella stanchezza che sa dare solo il vuoto”
(Paolo Giordano)
Questa citazione, a mio parere, descrive molto bene la sensazione che ogni momento di ogni giorno un malato di sindrome da stanchezza cronica vive.
Cos’è la sindrome da stanchezza cronica?
La sindrome da stanchezza cronica o CFS (Chronic Fatigue Syndrome) è una condizione patologica, la cui sintomatologia può essere anche fortemente invalidante.
La sintomatologia è davvero ad ampio spettro: febbre, dolori ai linfonodi (a livello delle ascelle, della gola, del collo, ecc.), faringite, dolori muscolari e/o articolari senza infiammazione e senza gonfiore, a volte estremamente forti da impedire i movimenti, disturbi della concentrazione e della memoria, cefalea, tachicardia, sonno non ristoratore, vertigini, nausea, debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore.
Se almeno quattro di questi sintomi sono presenti e se perdurano per almeno sei mesi, è possibile che sia fatta una diagnosi di sindrome da stanchezza cronica.
Però, va sottolineato che alcuni di questi sintomi spesso corrispondono anche ad altre patologie, come la fibromialgia, la celiachia e la gluten sensitivity, le malattie tiroidee, ecc..
Spesso la sindrome da stanchezza cronica è anche definita come sindrome da fatica post virale (quando si manifesta in seguito ad una malattia influenzale).
Recentemente l’OMS ne ha riconosciuto la qualità di patologia e ha invitato la comunità medica a definire la CFS come encefalomielite mialgica, una malattia invalidante di natura infiammatoria che colpisce il sistema nervoso e il midollo spinale; non è però riconosciuta dal sistema sanitario nazionale.
Si è parlato di un potenziale coinvolgimento del retrovirus XMRV nell’espressione di questa sindrome, però i risultati ottenuti dai vari studi sono controversi e spesso opposti fra loro. Purtroppo, non è sempre semplice e lineare studiare sindromi con un così ampio spettro di sintomi e con innumerevoli potenziali sinergie.
L’attenzione dei ricercatori è anche focalizzata sullo stress ossidativo, sebbene non sia ancora chiaro se possa essere la causa della CFS o sia causato da essa. L’introduzione nella dieta di integratori antiossidanti, quali il glutatione, la N-acetilcisteina, l’acido α-lipoico, il Gimko Biloba e il Vaccinium myrtillus, potrebbe quindi alleviare la sintomatologia della CFS. Va sottolineata comunque la necessità di ulteriori studi diagnostici e clinici e l’assunzione degli integratori deve essere comunque effettuata sotto controllo medico, per evitare sinergie nocive con farmaci e altri principi attivi.
Secondo alcuni autori, la percentuale di pazienti si aggira intorno allo 0.4% e la maggioranza appartiene al sesso femminile. L’incertezza della diagnosi ed in ogni caso il ritardo della diagnosi possono aggravare la sintomatologia, a causa della mancanza di informazioni, di adeguato supporto medico e di eventuali terapie mediche. La diagnosi di sindrome da stanchezza cronica è spesso fatta per esclusione, non auto esclusione sia chiaro. I tests che sono consigliati per escludere ogni altra patologia e quindi arrivare alla diagnosi sono diversi e possono spaziare dalla routinaria analisi delle urine e della glicemia alle analisi delle funzioni tiroidee, al dosaggio della proteina C reattiva, alle analisi della funzionalità epatica, nonché tests per escludere sia la celiachia sia la gluten sensitivity.
Ovviamente, per la creazione di una o più linee guida diagnostiche e terapiche è necessario un approfondimento delle cause e dei fattori di innesco (ad esempio virus, intossicazioni alimentari, intolleranze alimentari, ecc.) della sindrome e una avanzata ricerca anche nelle eventuali terapie mediche.
C’è forse relazione tra malattie autoimmuni della tiroide, celiachia o gluten sensitivity e sindrome da stanchezza cronica?
Il quadro dei sintomi è comune, purtroppo.
Come si può allora differenziare per avere una giusta diagnosi?
La CFS è caratterizzata da una stanchezza persistente nel tempo e nell’intensità degli effetti; ogni minino sforzo può davvero ridurre il paziente a letto per qualche giorno.
Nel caso di malattie autoimmuni della tiroide, come ad esempio la tiroidite di Hashimoto, il paziente può presentare sintomi di grave fatica e depressione, che si accompagnano ad altri sintomi, nonché a dosaggi ormonali non più equilibrati. Ecco perché è fondamentale, per una corretta diagnosi di CFS, aver escluso ogni coinvolgimento del funzionamento della tiroide. È noto che la sintomatologia della tiroidite di Hashimoto, della CFS e anche della fibromialgia sono sovrapposte; mentre per la prima è noto il ruolo del sistema immunitario, per le seconde attualmente ciò è una ipotesi, che necessità di ulteriori studi.
Le malattie autoimmuni della tiroide e le loro sinergie saranno successivamente trattate in maniera più ampia.
Per quanto concerne la celiachia e la gluten sensitivity, è il glutine il solito ed unico sospetto, da evitare assolutamente; però è possibile che il glutine possa aggravare fortemente la sintomatologia della CFS e della fibromalgia, come è possibile che il quadro sia ulteriormente complicato dalle sinergie con la sindrome da intestino irritabile (IBS). Quindi, è bene che siano escluse in maniera definitiva altre sindromi e patologie, prima che venga data una diagnosi di CFS. Infatti, alcuni pazienti cui era stata diagnosticata la CFS, erano affetti da celiachia, diagnosticata in un secondo momento.
Il link più probabile tra celiachia, gluten sensitivity, IBS e CFS può essere il leaky gut (del quale abbiamo già parlato).
In ogni caso le fonti di frumento (e glutine) e il latte e i suoi derivati influenzano grandemente la sintesi delle citochinine e delle relative reazioni infiammatorie, che rientrano nel quadro sintomatologico della CFS. Va evidenziato, ancora una volta, che l’allontanamento di questi alimenti dalla dieta può perciò aiutare efficacemente la remissione di questi sintomi e il miglioramento del paziente affetto da CFS.
Come per altre patologie, anche per la CFS non esiste una vera cura, ma esistono terapie di supporto. Oltre ad una alimentazione ben bilanciata, evitando tutti quei cibi coinvolti nella cascata infiammatoria e che possono aggravare il leaky gut e lo stress ossidativo, l’assunzione controllata di alcuni principi farmacologici e di integratori, l’ausilio della terapia comportamentale cognitiva, assieme ad una terapia di esercizio fisico, l’ausilio di terapie della medicina naturale e olistica ed il supporto affettivo e la comprensione possono aiutare efficacemente il paziente nel tenere sotto controllo l’ampia sintomatologia.
Con questo articolo, l’autrice assieme a tutti i componenti preziosi dell’Area Scienza di GFTL vi augurano una serena estate.
Arrivederci a Settembre, con altri interessantissimi argomenti.
Fabiana Corami, Fabipasticcio in collaborazione con Sonia Mancuso, La Cassata Celiaca.
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