Vergognoso attacco atlantico ai diplomatici siriani, dichiarati “persone non gradite” in Occidente
di Ugo Gaudenzi
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Festeggia al-Qaida, festeggia la Nato, festeggia Erdogan, festeggiano i terroristi salafiti e le false democrazie del Vicino Oriente. E festeggia, sorridente, anche il ministro degli Esteri pro-tempore, Giulio Terzi.
Il gioco del domino antisiriano è stato ordito a Londra. Il governo di Sua Maestà, ha iniziato dichiarando “persona non grata” l’incaricato d’affari di Damasco (l’ambasciatore era stato già richiamato in patria per protesta contro la sconcia politica britannica pro-ribelli). Un tassello dopo l’altro l’ostilità verso ambasciatori e diplomatici di Siria è stata attivata da Canberra a Ottawa, da Parigi a Madrid, da Berlino a Roma.
Il pretesto sbandierato – per dichiarare non graditi i diplomatici, che ora attendono, com’è la prassi, un richiamo in patria da parte del loro governo – è “l’indignazione” occidentale per la strage di Hula. Un massacro di 108 persone verosimilmente, al contrario, opera proprio dei terroristi legati a doppio filo ad al Qaida e ai fondamentalisti salafiti. Milizie cioè addestrate e rifornite di armi dall’Occidente attraverso la Turchia e la Giordania, come è apparso chiaro fin dall’inizio della “rivolta”, con la cattura di agenti destabilizzatori turchi, sauditi e occidentali.
Il signor Terzi (marchese Giulio Maria di Sant’Agata) aveva di sicuro concordato comunque un giro di vite antisiriano con il segretario dell’Onu, Ban Ki Moon, incontrato qualche giorno fa a Nuova York. Poi la strage di Hula, sulla quale il coro mediatico atlantico è stato subito e assai sospettosamente unanime nell’addossare, senza alcuna prova, senza tener conto dei dubbi degli stessi osservatori Onu e senza alcuna testimonianza neutrale (quella dei giornalisti inviati – anche da Rinascita – in Siria o in Libano viene naturalmente ritenuta ininfluente), la responsabilità al governo di Damasco, gli ha offerto evidentemente la scusa per andare anche oltre.
Pensate, il “capo della diplomazia italiana” ha subito fatto propria la censura diplomatica elaborata dal Foreign Office e rafforzata dai “saggi” consigli” di quel fior fiore di democrazie “moderate” arabe (le dittature-monarchiche del Golfo e saudita). Non solo: ha anche trattato con l’omologo di Ankara Ahmet Davutoglu – il governo-protettore delle bande terroristiche siriane) – per trasformare la conferenza sulla Somalia in agenda a Istanbul venerdì in una “consultazione” contro il governo di Damasco. E ha dichiarato “persona non grata” Hasan Khaddur, rappresentante di Siria a Roma.
D’altra parte il Signor Terzi è un diplomatico a tutto tondo. Atlantico fino al midollo.
La sua scalata alla Farnesina parla chiaro: in servizio a Vancouver (Canada), quindi alla Nato, poi alle Nazioni Unite, poi in Italia per le delineare le politiche – toh – dei “diritti umani” e della “sicurezza internazionale” nelle sedi Onu, Nato, G8, Osce (ai tempi delle vergognose aggressioni alla Serbia, all’Iraq, all’Afghanistan). E, dopo tanti servigi, ecco la sua canonizzazione, nelle città-chiave del mondo atlantico: a Tel Aviv (dove ha partecipato a quella artificiosa tela di Penelope chiamata ‘road map’), a Nuova York presso il Consiglio di sicurezza dell’Onu e, naturalmente, a Washington. Quindi, dal 16 novembre, diventato il tecnocrate alla guida della Farnesina.
Ad applicare quanto gli è stato insegnato in ogni fase della sua carriera.