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È mattina. Scorro, cerco, guardo su internet . Gli hot topics sono Berlusconi e Mark Zuckenberg. Perché? Uno deve fare da testimone alle nozze di Marysthell Polanco e l’altro se ne va a spasso per Roma. Interessante. Poi c’è lo scandalo del calcio scommesse con arresti importanti che campeggia su ogni giornale on-line. Interessante. Chiaro. La rivoluzione passa per il web. Allora decido di uscire dalla rete per prendere un po’ d’aria vecchia. Acquisto un buon vecchio giornale di carta e almeno qualche cosa, magari in sedicesima pagina, sulla mia amata Siria, il paese dove sono nato, riesco a trovarlo: venerdì scorso, a Hula, sono state uccise 116 persone. 32 erano bambini. Ho atteso, ma dopo 3 giorni nessuno ancora si degna di dare rilievo alla notizia.
Le voci si rincorrono disordinatamente. Sui giornali di ieri si diceva che l’esercito di Assad aveva usato i cannoni ; oggi, lo stesso generale Robert Mood, capo degli osservatori dell’ONU, che il giorno prima aveva avallato l’ipotesi dell’artiglieria pesante, si fa più cauto: molte delle vittime sono state uccise con colpi di pistola e altre addirittura accoltellate. Rimane il fatto che si trattava di civili e per buona parte di bambini al di sotto dei 10 anni.
La condanna delle nazioni unite è unanime, nondimeno, l’ambiguità di Russia e Cina stride decisamente in un clima nel quale dovrebbe dominare ormai solo la preoccupazione per una deriva in qualcosa di irrecuperabile.
Ora, secondo il New York Times, Barack Obama avrebbe in mente la cosiddetta “variante yemenita”. Di che trattasi? Copio e incollo da Arab press del 27 maggio: “L’amministrazione Usa sta cercando di convincere Mosca di adottare per porre termine alla crisi siriana un piano simile a quello imposto dal Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) in Yemen, dove gli esponenti del vecchio regime non hanno abbandonato le loro poltrone (né intendono farlo). Secondo Washington, una soluzione politica di quel tipo potrebbe soddisfare le richieste delle varie anime dell’opposizione siriana. Il piano tuttavia dipende dall’approvazione del Cremlino, sul quale cresce la pressione internazionale perché utilizzi della sua influenza sul regime siriano per convincere Bashar al-Assad alle dimissioni. In Russia, il piano attuato in Yemen è oggetto di dibattito da tempo, al punto che negli Usa lo chiamano con il suo nome russo “yemenski varijant” (variante yemenita)”.
Ben diverso è la versione della "variante yemenita" su Repubblica di ieri: “nel caso dello Yemen, Ali Abdallah Saleh ha accettato di uscire di scena trasferendo le funzioni al vicepresidente Abedabru Mansur Hadi. Analogamente Assad dovrebbe accettare di dimettersi ed investire dei pieni poteri il suo vice”. Analogamente? Ma nello Yemen il vecchio regime si è dimesso o no? A detta di Arab press no, a detta di Repubblica si. A me risulta che abbia ragione Arab press. Ecco un'Ansa dell'anno scorso: (http://wwww.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2011/05/23/visualizza_new.html_846136145.html);ed ecco Atlas di pochi giorni fa a chiarire definitivamente la questione: (http://www.atlasweb.it/2012/05/04/yemen-dopo-la-rivoluzione-le-incognite-della-transizione-579.html). Anche quella dello Yemen è evidentemente un'altra tragedia ignorata. In questo caso web e cartaceo sono sullo stesso piano: la scarsità di notizie sull'argomento è sconcertante.
Ad ogni modo la “variante siriana” difficilmente si potrà fare: Putin ha troppi interessi in Siria. Inoltre Bashar al Assad non è Hafiz al Assad, cioè suo padre, il quale, da buon tagliagole, oltre ad essere di tutt'altra pasta, aveva già pensato bene di affidare la successione al figlio maggiore Basil, poi morto in un attentato. Bashar è uomo senza alcuna esperienza politica: un pupazzo nelle mani dei militari. Proprio quei militari che oggi, a detta di inglesi e tedeschi, sembrerebbero avere tutte le responsabilità di questo ennesimo massacro che il governo siriano prova ad imputare addirittura ad Al-Qaida. Tutto questo proprio mentre russi e cinesi chiedono lumi circa "le cause", "gli accertamenti". Atteggiamenti che sembrano bislacchi tentativi di "nicchiare", di prender tempo per evitare di lasciare posti al sole in una zona strategica.
Residui di guerra fredda.
Secondo le stime dell'Unicef, in Siria sarebbero già morti più di 400 bambini, e da quanto riferisce Lois Withman, direttore dei diritti dei bambini: "i servizi di sicurezza hanno ucciso e torturato dei bambini nei loro centri di abitazione".
Un'ultima notazione è per il tg di Mentana: ieri, nell'edizione delle 20.00, la tragedia siriana e il rilancio del piano di pace di Kofi Annan non sono stati neanche minimamente trattati. Al tg1 si. E' stata l'unica volta negli ultimi 4 anni in cui per me ha avuto un senso aver pagato il canone. Tristissima consolazione.
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