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Situazione rivoluzionaria in Venezuela

Creato il 21 febbraio 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online
Situazione rivoluzionaria in Venezuela feb 21, 2014    Scritto da miriambarone    Attualità, Mondo, Sud America 0

Situazione rivoluzionaria in Venezuela

Non tutte le foto di guerra che vediamo sul web quotidianamente provengono da Kiev, o dal Medio Oriente. Anche il Venezuela, da qualche tempo, è diventato una “Warzone” decisamente calda, dove le città in fiamme, gli studenti picchiati e la folla in protesta sono all’ordine del giorno. Se tutto è iniziato con la morte di Hugo Chavez, contraddittorio presidente socialista diviso tra una visione del mondo ugualitario e del Sud America libero e una amicizia con gli Stati dittatoriali di Cuba, o la Libia. Morte avvenuta ormai quasi un anno fa, il 5 marzo 2013, e che ha portato al governo l’erede designato, Nicolas Maduro, supportato dall’elettorato del periodo chaveziano.

È stato con la crisi incipiente e di misure sempre maggiori che la figura di Maduro è andata in crisi, soprattutto dopo che le ultime elezioni sono state vinte con una maggioranza ristretta e quasi forzata. È stato allora che gli studenti hanno iniziato una protesta pacifica per le strade di Caracas e delle più importanti città venezuelane, protesta che è stata appoggiata fin da subito dal ceto medio e dall’elettorato dell’opposizione di Maduro, per quanto numericamente esiguo.

Durante il mese di Febbraio, invece, e specialmente nei giorni scorsi, che la situazione del Venezuela è rapidamente e drasticamente degenerata, sfociando in un insieme di proteste e di guerriglie armate che stanno radendo al suolo economia e popolazione. Dal blog Caracas Chronicles di Audrey Dacosta si può leggere come si stia palesando “uno spasmo di violenza che la nazione non ricordava dal 1898”, l’anno in cui culminò la crisi venezuelana più grave della sua storia.

I social media come Facebook, Tumblr e Twitter sono stati i mezzi grazie a cui la rivoluzione sta uscendo allo scoperto, e sono stati anche l’appiglio grazie a cui si riesce a tenere il conto degli scomparsi e degli arrestati, tra cui anche colui che è considerato il leader della protesta, Leopoldo Lopez.


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