Pubblicato da Simona Postiglione
Carissimi,
oggi presentiamo il tempo di leggere come tempo di vivere perché, come affermava D. Bonhoffer, teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al nazismo: «la qualità è il più potente nemico di ogni forma di massificazione».
Dal 1989, anno in cui Carlo Petrini fondò l’associazione internazionale no-profit Slow Food, il termine ‘slow’ (lento) ha assunto sempre maggiore rilevanza contrapponendosi a uno stile di vita che ci vede di corsa, deliranti e logorati dalla frenesia di fare ad ogni costo. In pochi anni siamo passati dalla teorizzazione di una controcultura alimentare che si oppone in maniera schematica al dilagante fenomeno dei fast food, a identificare come Slow Movement una serie di fenomeni: Slow Money, Slow Travel, Slow Gardening, Slow Design ecc., a riprova che tutto può essere Slow!
Non stupisce dunque che il termine sia stato associato da un po’ di tempo a questa parte ai nostri amati libri ed ecco che arriviamo al fenomeno Slow Book! Il progetto nasce dall’idea di Alfredo Salsano, storico, sociologo e curatore editoriale italiano; in particolare è stato coordinatore editoriale della casa editrice Bollati e Boringhieri, lavorando prima anche in quella Einaudi e promotore del M.A.U.S.S. — Movimento Anti-Utilitarista nelle Scienze Sociali facendo tradurre — o traducendo direttamente— vari autori del movement e numerosi testi di Latouche e Caillé.
L’obiettivo del progetto Slow Book è di valorizzare e accrescere l’enorme patrimonio di professionalità di editori di proposta e librai indipendenti, creando punti di contatto tra autori emergenti, editori, giornalisti culturali, promotori editoriali, librai e lettori; promuovendo un nuovo tipo di collaborazione e di scambio tra le parti. Pensiamo alla grande distribuzione — catene e megastore — e alla tendenza attuale che riduce ad uno solo il modo di produrre, commercializzare e fruire il libro: salvaguardare il lavoro, la passione e l’intelligenza di quanti operano nel settore o, come nel nostro caso, ne beneficiano è un altro degli obiettivi. La produzione editoriale, oggi, vede i libri avere vita breve (3/6 mesi): rimangono esposti sui banchi delle librerie in media per 15/20 giorni. Al primo posto c’è la ricerca frenetica di novità da proporre sul mercato che, se da una parte incrementa il fatturato, dall’altro abbassa il controllo di qualità, sia che si parli di grande, media o piccola editoria. E le librerie? Devono accogliere il flusso continuo di novità e fargli posto sugli scaffali — a scapito di testi che meriterebbero di restare esposti più al lungo — dando modo a noi lettori di fermare l’attenzione. Sempre più spesso, ci si trova a raccogliere il consiglio di un amico che ha letto «quel romanzo» a leggere una recensione o un articolo che attira la nostra attenzione su un tema in particolare e, rivolgendoci al libraio di turno, si resta delusi: il titolo che ci interessa non è più disponibile, bisogna ordinarlo! Sembra sia difficile trovare sugli scaffali un libro pubblicato anche solo 3 mesi prima: sbagliato!
Slow Book si propone di cambiare quest’aspetto, garantendo spazio e visibilità a un ritmo più lento. Come? Aiutando i librai aderenti al progetto a sostenere uno spazio di rotazione lenta, promuovendo quella parte d’editoria che intende appoggiare il progetto e creando una rete informativa per il pubblico che deve conoscere l’esistenza di questo spazio ed essere indirizzata verso le librerie che lo praticano. L’idea è quella di creare una sorta di «catalogo del sommerso» dove sia facile reperire le centinaia di titoli— classici o innovativi— che scompaiono ogni anno dalle librerie, secondo la stessa metodologia di Slow Food che ricerca e difende gusti, sapori e conoscenze gastronomiche che vanno scomparendo. Il tutto stipulando accordi di carattere economico e organizzativo tra gli editori e i librai aderenti che rendano sostenibile la permanenza dei titoli di catalogo e delle novità più impegnative nelle librerie. Creare indipendenza dai grandi gruppi editoriali, dalle grandi catene commerciali e dagli automatismi del mercato, promuovendo le scelte, le idee e le iniziative personali, garantendo strutture che agiscono autonomamente in un preciso ambito territoriale.
L’aspetto editoriale viaggia di pari passo con l’intento di far riscoprire alle persone il piacere della lettura, in un paese dove il numero di lettori resta sempre molto basso. Leggere offre da sempre indiscutibili vantaggi — riduce i livelli di stress trasportando il lettore in altre realtà, regalandogli momenti di autentico piacere e relax, accresce la sua creatività solleticando l’immaginazione, crea ispirazione risvegliandolo dal torpore emotivo in cui spesso cade, mostrando potenzialmente le cose che potrebbe realizzare— che possono certamente alleggerire le tensioni a cui siamo sottoposti dalla frenesia del vivere quotidiano. D’altro canto, prima che la televisione fosse inventata e che film e telefilm catturassero la nostra attenzione, la lettura era il passatempo per eccellenza. Una forma d’intrattenimento che, a pensarci bene, occupa davvero poco spazio: possiamo comodamente infilarla in borsa, addirittura nella tasca di una giacca, e goderne in metropolitana, mentre andiamo in ufficio, in viaggio, in vacanza o, udite udite, a casa tra un’incombenza e l’altra.
Volendo interpretare alla lettera il significato di ‘leggere lento’, più di quanto solitamente saremmo portati a fare, consente inoltre di apprezzare nel dettaglio lo stile dell’autore, cogliendo il senso di ogni parola, notando la posizione che occupa nella frase— o quella che dovrebbe occupare—, punteggiatura, lessico, stile sono aspetti quasi sempre presenti in un libro, imparare a riconoscerli intensificherebbe le emozioni che la storia di per se già trasmette. A questo punto non resta che augurare a tutti: Have a good Slow Reading!