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Smog Club

Da Fishcanfly @marcodecave

Prima regola dello  Smog Club:

INQUINA COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI

C’era un odore denso di disinfettante che permeava dalle pareti del sottopassaggio. Cristo, gli Ambient erano arrivati anche lì, con quella loro smania di tenere un mondo pulito e lontano dai batteri. Ma Alex c’era abituato. Persino lui si teneva pulito come il Sistema richiedeva. Si lavava tre volte al giorno, aveva vinto diversi premi come “cittadino di Salinsbury più igienico” per anni consecutivi, il 2056, il 2057 e il 2058. Ogni giorno eseguiva la raccolta differenziata, se e quando vi fossero prodotti da differenziare. Per il resto andava spesso in bicicletta, indossava vestiti ottenuti soltanto con fibre vegetali e abitava in una di quelle case conformi alla natura, termovalorizzate, a zero impatto ambientale e a bassa tecnologia. Alex Fen era un cittadino al di sopra di ogni sospetto: la sua fedina penale era più pulita delle aiuole del Comune.

Eppure…

Alex Fen era uno Smogger. Uno di quelli che aveva capito che se vuoi fregarli, allora devi apparire come loro. Già:loro. In fondo non era così difficile: questa storia dell’ambiente era solo una questione di apparenze, e dietro le apparenze, ormai era chiaro, c’erano loro. I poteri forti, gli interessi, le multinazionali. Avevano solo cambiato vestito, in qualche caso avevano cambiato volto, ma il meccanismo era lo stesso. Non importa se li comandi con il petrolio o con le pale eoliche, se con le pellicce di leopardo o le fibre di canapa: ciò che importa è comandarli, avere il coltello sempre dalla parte del manico.

Alex Fen ricordava i racconti di suo nonno Alan: “Ai miei tempi potevi stirare una Ferrari e respirare smog e piombo veri. La benzina, figliuolo, quell’odore ti manda in bestia. Non questo idrogeno del cazzo. Non c’è niente che bruci come la benzina.”

“Ma nonno, qui c’è scritto che le risorse energetiche del pianeta terra sono finite e quindi…” Allora suo nonno Alan, un energumeno di ottant’anni, ottanta chili e un metro e ottanta di altezza, si sollevò dalla sedia a dondolo, afferrò il libro del nipote “Terra Vergine” e lo scaraventò nel fuoco del camino, urlando:

“Boiate. Tutte stronzate. Di petrolio ce n’è ancora per generazioni. – poi fece per calmarsi, si risedette e avvicinò il nipote toccandogli una spalla con la sua grossa mano – Vedi Alex, tutto è destinato alla decadenza, alla morte, al deterioramento, ma anche all’evoluzione. L’uomo del domani respirerà smog, il nostro dna si modificherà in base alle modifiche che noi abbiamo apportato al mondo…ci sono già uomini e donne in giro i cui polmoni sono in grado di respirare in tal modo, e anche parte della natura si è adattata. L’estinzione fa parte dell’evoluzione, figlio mio.”

“I grigi esistono dunque?”

“Sì, esistono. E c’è un mondo grigio lì fuori, lontano da questi falsi colori che ci impongono gli ambientalisti con il loro fanatismo. Forse non è colorato come il loro, ma è vero.”

Smog Club

Cartolina dal 2013

Quel pomeriggio e i successivi, Alex Fen aveva capito.

I ricchi vivevano in case a zero impatto ambientale e i poveri, sempre più poveri, erano costretti a rispettare l’ambiente vivendo come primitivi nelle giungle, costantemente controllati dagli Ambient, che avevano imposto il Regime “Natura Sicura” a tutte le nazioni del mondo.

Alex Fen respirò ancora quel disinfettante del sottopassaggio, si portò una mano dentro la giacca e ne tirò fuori una bomboletta spray.

Lesse:

“NOCIVA O BENIGNA DIPENDE DA COME LA PENSIATE: CONTIENE CFC. USATELA PER LIBERARE IL MONDO DALLA PESTE DEGLI AMBIENT”

Alex sorrise pensando all’ironia del tipo che aveva fatto stampare quell’avvertimento sulla bomboletta comunque proibita. Poi lo fece. Sollevò la mano destra e iniziò a spruzzare vernice sul muro, muovendosi lateralmente alla parete.

Scrisse: “Smog Vivo, Natura Morta.”

E poi si firmò “Caravaggio”. Si voltò, guardò la telecamera, sorrise e poi spruzzò sulla lente la vernice. E attese.

Un minuto. Due minuti. Tre minuti. Sentì dei passi. Stavano arrivando. Loro: gli Ambient.

Sentì salire l’adrenalina. Poi li vide. Per qualche attimo. Tre Ambient Poliziotti che correvano nella sua direzione al grido di “Ti uccideremo, piccolo bastardo.” Alex voltò loro le spalle e scappò.

Imboccò le scale.

“Scappa, bastardo smogger. Tanto ti prendiamo.”

Uscì fuori e prese la direzione opposta alla strada deserta, inoltrandosi nel bosco. Quelli tenevano il suo passo e gli stavano alle calcagna.

Ma Alex conosceva il sentiero più di un Ambient. A tratti rallentava e si voltava per assicurarsi che tenessero il passo. Poi riprendeva, scattante come una Porsche del 2013. Infine arrivò al punto concordato. Si appoggiò a un albero, ansimante. Quelli erano sempre più vicino e poteva leggere nei loro volti il sorriso beffardo di chi stava per farcela. Lo avrebbero preso e giustiziato all’istante. Così si faceva con gli Smogger. Morte per chi non rispettava le regole ambientali.

Niente processi, nessuna attenuante, nessuna valutazione della pena e del crimine. Un crimine qualsiasi contro l’ambiente era punito con la morte.

Ma quel giorno Alex Fen non incontrò la morte. Non appena i tre Ambient con le loro tute verdi e blu furono ad un passo da lui, la trappola scattò. I proiettili li avevano centrati tutti e tre in pieno.

I cadaveri dei tre Ambient giacevano ai piedi dello Smogger Alex Fen. Altri uscirono allo scoperto, imbracciando fucili e mitraglie. Mentre uno si assicurava che fossero morti, un altro che doveva essere il capo si sincerava che Alex stesse bene. Gli fece cenno di sì, poi aggiunse:

“è stato un gioco da ragazzi.”

“Un gioco da Smogger, vorrai dire.”

“Sì, Jhon. – si corresse Alex ridendo – Ora che ne facciamo?”

“Tagliamo loro la testa e le mandiamo alla piazza pubblica, una in ogni aiuola del Comune.”

Alex sorrise. “Lunga vita a GreyWar”

“Lunga vita a GreyWar” – risposero tutti in coro. La luna splendeva alta sui loro impavidi volti.

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