Un po’ di anni fa stavo cercando furiosamente un altro lavoro e mandavo una quantità spropositata di curricula via email. E’ allora che ho iniziato a includere una firma a piè di pagina delle mie email, con nome, cognome, indirizzo, telefono, email. Questo perché avevo letto, non ricordo più in quale manualetto -qualcosa tipo Job application for desperate dummies-, che è un dettaglio appezzato dai responsabili Risorse Umane in quanto denota disponibilità a 360°. La inserisco di default, senza pensare che è uno statement forte, specie se non si tratta di email professionali. Ad esempio, la prima volta che ho risposto via email al povero Pinocchio non c’è più, l’ha vista e ha subito pensato che volessi invitarlo a casa mia, ucciderlo e rivendere i suoi organi. Ho dovuto rassicurarlo molto.
Ma il vero statement non è la firma: è la citazione che segue. Solitamente una frase breve, che mi ha particolarmente illuminato e nella quale mi riconosco.
Negli ultimi giorni -approfittando dell’arrivo del mio nuovo e scintillante MacBookAir- ho pulito e riordinato la mia casella di posta, concludendone che, molto più del mio taglio di capelli, questa frase ha tracciato l’evoluzione dei miei stati d’animo dal 2011 a oggi.
- in a sky full of people, only some want to fly (Seal). Il mio sogno è meglio del tuo.
- non parlerei così tanto di me stesso, se conoscessi qualcun altro così bene (H.D Thoreau). So ciò di cui ho bisogno.
- il manichino della sarta si crede la Venere di Milo, solo perché è senza braccia (Jules Renard). Ognuno -tranne me- ha bisogno di un sogno.
- gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa (Gianni Rodari). Pensavo fosse un sogno, e invece era un bisogno.
- l’unico modo per fare è fare sul serio (Nobraino). Ho tutto quello di cui ho bisogno. Ditemi che non è solo un sogno.
grazie a tutti, eh