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Solido excursus nella rinascente famiglia americana

Creato il 14 marzo 2011 da Presidenziali @Presidenziali
Solido excursus nella rinascente famiglia americanaCome affrontare con intelligenza e naturalezza argomenti non facili, stimolando entrambi gli emisferi e riducendo al minimo il rischio di polemiche. I Ragazzi Stanno Bene di Lisa Cholodenko, commedia sentimentale prima, soft dramma familiare poi, è un film a due marce trainato con brio da un automezzo pesante mascherato da camioncino liberal. Due ragazzi adolescenti figli di due madri diverse congiunte a coppia, decidono di incontrare il loro padre biologico ignaro della loro esistenza. Il quadro familiare è quanto di più marcatamente attuale (e pittoresco) la cultura americana in pieno Obama groove poteva proporci. Il rischio di mettere troppa carne al fuoco è dietro l'angolo, così come la paura di non dare giustizia a complessità antropologiche a cui il cinema americano da un po' di anni a questa parte sta cercando di porvi rimedio (ricordate Milk?). Missione compiuta. Il gruppetto di attori reagisce perfettamente a una sceneggiatura articolata e frizzante, dando vita a entità umane complesse quanto reali. La coppia lesbo (Julianne Moore e Annete Bening) in splendida forma orchestra con polso, fragilità e insicurezza il vivace organo famiglia. I due figli (Mia Wasikoswka e John Hutcherson) contrapposti ma simbiotici, sono specchio di una tensione giovanile sempre in bilico tra voglia di scoprire e imprudenti azzardi, mantenendo però una lucidità di fondo credibile e godibile. Lo snodo amoroso, fonte e chiave della vicenda è tutto incentrato sulle scottanti e ingarbugliate dinamiche familiari e sui loro amori/dissapori. Ma attenzione non si tratta di una parabola newage, semplicemente il lavoro svolto dalla Cholodenko richiede uno sforzo maggiore nel superare i limiti imposti dal politically correct, e ciò avviene in maniera fluida, mai forzata, mantenendo forte il segnale che questa società è finalmente pronta ad affrontare tematiche ostiche senza scadere nel pantano del raccontare il diverso. Sta qui sicuramente la maggior dimostrazione di maturità dell'opera. In questo aiuta molto il non dare assolutamente risalto alle difficoltà dell'essere gay nella comunità. Nic e Jules (rispettivamente la Bening e la Moore) sono felicemente integrate nel traffico sociale, con lavori appaganti (e non), amicizie altolocate e le difficoltà di tutti i giorni (ovviamente). L'unica figura maschile adulta, il magnifico Mark Ruffalo, non è una figura negativa (come le cronache vorrebbero) anzi, soggetto all'amore e ad un bisogno di appartenenza fino a quel momento inespresso, ha semplicemente incentrato i suoi sforzi in una prosperosa e onesta carriera da agro-ristoratore; ugualmente (e anche crudelmente) rimarrà però a bocca asciutta solamente per mancanza di esperienza sul campo e una certa dose di superficialità sana. Il messaggio finale è quello di forte speranza, antitetico alla tendenza disfattista del lamentoso e spaesato pensiero imperante.
voto: 7.5

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