Il lento muoversi delle stelle che accompagna la rivoluzione terrestre si tramuta nella rotazione di un vinile sul giradischi. Una donna in una stanza e un uomo in un’altra ascoltano la musica riprodotta dal vecchio disco. La cinepresa li inquadra dall’alto e riprende quella rotazione, lo scorrere del tempo e delle note in un ritmo ipnotico. Inizia così Only lovers left alive, il nuovo film di Jim Jarmusch, rivelando da subito i suoi elementi principali: una regia e una colonna sonora imbattibili nel costruire un’atmosfera sospesa e decadente; e due protagonisti affascinanti come gli straordinari Tilda Swinton e Tom Hiddleston. Jarmusch sfrutta abilmente la loro naturale aura aristocratica e la loro classe recitativa, cucendogli addosso due personaggi difficili da dimenticare.
Adam e Eve vivono in due città che più distanti non potrebbero essere, l’uno a Detroit (la città morta, ridondante decadenza) e l’altra a Tangeri. Eppure, fin da subito qualcosa nelle loro movenze e nel loro look indie-chic li lega indissolubilmente nella mente dello spettatore. Sebbene nessuno nel corso del film pronunci mai questa parola, è presto chiaro che i due sono vampiri. Ma guai a pensare alla deriva adolescenziale ed edulcorata cui il cinema hollywoodiano ha ormai relegato queste creature demoniache. Siamo lontano anche dal Dracula frutto dell’abilissima penna di Bram Stoker, autore dell’unico romanzo epistolare capace di tenere incollati alla pagina e turbare i sonni dei propri lettori.

Lei ha uno spirito positivo, ama la letteratura e guarda al mondo con ironia e olimpico distacco. Adam al contrario si lascia coinvolgere dai mortali, nei secoli ha cercato di aiutarli con le proprie conoscenze e doti finendone però sempre deluso. Ora è stanco e amareggiato e medita il suicidio: si fa persino realizzare un proiettile con l’anima in legno per potersi sparare un colpo al cuore e farla finita. Ma Eve lo conosce troppo bene e sentendolo strano al telefono decide d’intervenire, prende un aereo e corre da lui a Detroit. I due antichi vampiri, che si sono sposati più volte nel corso dei secoli, citano grandi artisti e geni del passato per averli conosciuti e frequentati.

Jim Jarmusch lascia aleggiare sul suo film un pizzico d’ironia che gli evita di scadere nei cliché del film sui vampiri per costruire un racconto ipnotico e crepuscolare. Gran parte del merito va, oltre che al cast, alle luci quasi caravaggesche e alla colonna sonora, che non a caso il regista ha firmato personalmente assieme al compositore e liutista Jozef Van Wissem. Sulla struttura rock s’installano così influenze barocche e mediorientali perfettamente in linea con i personaggi e l’ambientazione.






