Magazine Cinema
con Luca Barbareschi, Zhang Jingchu, Kenneth Tsang,Gary Lewis, Michael Wong.
Italia, Cina 2013
In un piccolo villaggio dello Yunnan, in Cina, ad una giovane donna, Ximen, muore tra le braccia il suo unico figlio di quattro anni, Shitou, avvelenato da una bevanda adulterata. Inizia così una lunga battaglia legale contro l’azienda produttrice e apre ad Hong Kong un ristorante di sola cucina biologica. Nello stesso momento Matteo Mercury, trafficante italiano, tenta la scalata in una multinazionale con sede ad Hong Kong la quale dietro gli apparenti affari traffica cibo contraffatto nel mondo. Matteo è un uomo senza scrupoli che compra e vende cibo (e non solo) avariato, nonostante sappia cosa ciò provochi alla salute dei consumatori. L’incontro, per caso, con Ximen gli offrirà un momento di redenzione ed analisi. Nel frattempo verrà incastrato e accusato di alcuni omicidi dove necessario sarà l’aiuto di Ximen.
Luca Barbareschi firma il suo terzo film alla regia, dove è anche attore protagonista e produttore recitando in inglese e ambientando tutta la vicenda nella capitale cinese, della quale riprende anche in parte lo stile cinematografico. Liberamente ispirato al libro Mi fido di te di Francesco Abate e Massimo Carlotto (Einaudi editore), Something Good è insieme una spy/thriller story condita da una romantica storia d’amore. Non vi è sbavatura in questo film, tutto è perfettamente equilibrato, dove la denuncia al traffico di cibo avariato è forte ed imponente. Il tema trattato è drammaticamente attuale e Barbareschi è riuscito ad inserirlo all’interno di un film di ampio respiro. Non parla attraverso un documentario, ma tramite una storia che va ad intrecciare molte vite e tirando fuori un buon thriller con una trama che cattura l’attenzione del pubblico il quale recepisce il messaggio di denuncia attraverso vicende umane. Morte, inganno, corruzione si nascondono dietro Matteo ma dietro tante multinazionali di uomini arrivisti e dediti solo al dio denaro, ma successivamente anche amore e dunque redenzione. L’amore come fulcro di una riflessione, come miglioramento del proprio io, come analisi intima e superamento delle proprie barriere. Perché dall’altra parte Ximen rappresenta il buono, il naturale e genuino, colei che ama senza limiti. Unica pecca è l’immagine di un film freddo che va dritto al punto senza romanzare troppo nonostante l’intreccio amoroso, vissuto anche in modo immediato e troppo intenso per risultare credibile. Crudo, cupo, tuttavia mira alla denuncia e quella giunge, grazie anche al supporto di alcune immagini (come la carne piena di antibiotici), vigorosa. Un buon prodotto dunque che poteva diventare qualcosa di più, ma che si ferma purtroppo ad un livello superficiale di accusa e liberazione.
3/5 (senza infamia e senza lode)
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