Soredemo boku wa yattenai (I just didn't do it)
Creato il 25 novembre 2010 da Guchippai
questo è un coraggioso film di denuncia del sistema giudiziario giapponese. il pretesto lo offre Kaneko Teppei, un giovane disoccupato che viene falsamente accusato di essere un chikan. i chikan tipicamente sono quegli uomini che, approfittando dell'affollamento delle carrozze dei vagoni delle metropolitane, allungano le mani su donne e ragazzine; il problema è molto sentito in Giappone, al punto che qualche tempo fa sono stati addirittura introdotti dei vagoni per sole donne nella metropolitana di Tokyo e, visto che la cosa non è stata risolutiva, ora sono passati alle telecamere ad alta definizione per identificare i colpevoli. ogni anno vengono denunciati alla polizia circa 1500 casi ed è inevitabile che fra questi ci siano anche uomini accusati ingiustamente, proprio a causa dell'eccessivo affollamento che può far confondere la vittima sulla reale identità del suo molestatore. il vero problema però è che il sistema giudiziario giapponese non ammette errori: se si viene portati in tribunale, nel 99,9% dei casi si viene condannati, anche perchè chi arriva in tribunale quasi sempre si è dichiarato colpevole prima. la polizia infatti cerca di ottenere le confessioni anche con metodi coercitivi, inoltre per i reati minori conviene dichiararsi colpevoli perchè ci si ritrova a dover pagare solamente una multa. ma che cosa succede quando una persona innocente si intestardisce a voler dimostrare questa sua innocenza? Kaneko Teppei è un personaggio fittizio ma ha un'inquietante similitudine con la vicenda realmente accaduta ad Harada Shinzuke, un venticinquenne che si è suicidato nel dicembre del 2009 dopo essere stato falsamente accusato di essere un chikan. Kaneko, con l'aiuto della madre e dell'amico Tatsuo, lotta per dimostrare la propria innocenza in tribunale. sono tutti convinti che se porteranno abbastanza prove, la verità trionferà, ma si devono scontrare con quella maledetta percentuale e col fatto che, benchè anche in Giappone viga il principio secondo il quale tutti sono innocenti fino a che non viene dimostrata la loro colpevolezza, di fatto scagionare un accusato significa ammettere che il sistema ha sbagliato, e questa è una cosa praticamente inaccettabile in una cultura che pone il rispetto per l'autorità sopra a tutto. la pellicola mostra in maniera esplicita e puntigliosa ogni aspetto della vicenda giudiziaria di Kaneko, dall'arresto, alla detenzione, al processo, fino alla terribile e assurda sentenza finale. qui non c'è il lieto fine perchè non ci sarebbe stato nella vita reale, ed è giusto che venga mantenuto questo realismo per scuotere le coscienze e suscitare l'indignazione. il film ha vinto la bellezza di dodici premi in patria, segno che, al di là dei meriti artistici, i giapponesi stessi riconoscono la gravità della situazione, benchè non siano ancora arrivati al punto da criticarla e opporvisi apertamente e con forza. dunque onore al merito al regista Suo Masayuki, autore anche della sceneggiatura, e ai bravi attori, tra i quali Kase Ryo (Kaneko) e Yakusho Kouji (uno degli avvocati di Kaneko, protagonista del film Cure nonchè attore preferito del regista Kurosawa Kiyoshi, volto noto anche al pubblico occidentale perchè interprete dei film Babel e Memorie di una geisha).
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