Si conclude oggi la settimana del design a Milano: la sostenibilità e i prodotti eco-compatibili protagonisti indiscussi. Ma davvero questa è l’Italia che guarda al futuro?
Per chi come me queste parole le sente da oltre vent’anni, potrebbe sembrare un grande risultato. Finalmente il concetto di “preservare ciò che non ci appartiene” è diventato di dominio comune e se ad occuparsene sono persino i settori potenzialmente più importanti per l’economia italiana, come quello del design, siamo sicuramente sulla strada giusta. Un dubbio però sorge spontaneo.
La sostenibilità e diventata di “moda” nel momento in cui abbiamo meno e quindi dobbiamo ragionare in modo sostenibile o è diventata realmente un modo di progettare e concepire le risorse? Ad ascoltare molte aziende presenti alla “design week”, questo concetto fa parte del dna aziendale: per loro discutere di cambiamenti climatici vuol dire prendersene carico, vuol dire adottare comportamenti virtuosi, vuol dire fare qualcosa di pratico per combatterli. Il pratico, almeno guardando le brochure e le presentazioni, al momento sembrano ancora delle azioni di responsabilità sociale sulla carta oppure dei progetti di carità “un po’ pelosa” per aiutare chi ha men. Un buon inizio d’accordo ma nel frattempo nella classifica dei paesi “bisognosi” ci stiamo entrando anche noi e ci sono entrati altri paesi europei, come ad esempio la Grecia.
Anche gli stessi organizzatori hanno attivato un processo per elaborare la mappatura dell’impronta ambientale della “design week” per poter poi arrivare, recita la brochure, “a ridurre questo impatto progressivamente negli anni, con l’ambizione di diventare una sorta di “isola della sostenibilità”, nel cuore di Milano”.
Altri anni dunque per arrivare ad un risultato che sia realmente sostenibile. Nel frattempo mentre cammini per via Tortona qualcuno svuota i cestini prendendosi i resti delle lattine di birra e si riempe una bottiglia da portarsi a casa. E non sembrano certo degli alcoolisti accaniti. Sembrano più delle persone normali che, spinti dalla necessità, si mischiano alla folla di giovani designer per raccattare qualcosa da bere o da mangiare. Del resto, se pensiamo che persino Emergency ha lanciato il programma Italia per raccogliere fondia favore della costruzione di due nuovi ambulatori a Napoli e a Polistena (RC) (che si affiancheranno a quelli già operativi di Palermo e Marghera), non siamo certo così lontani da paesi del sud del mondo.