C'è una questione che mi è venuta in mente, mentre leggevo e dopo aver visto il documentario. Si parla dei padri e di prendere una strada, e di sapere qual è il proprio dovere. Che il mondo di chi è andato in guerra nella prima metà del Novecento era un mondo dove la libertà stava a significare libertà dallo sfruttamento e da condizioni di vita disumane e anche parlando con mia nonna ho capito o almeno mi è sembrato di capire che non veniva in mente di chiedersi "come sarà la mia vita", "cos'è che mi piace fare" o cose di questo genere. C'era da faticare e si faticava, c'era poco da mangiare e poco si mangiava. Uno dei personaggi del libro di Wallace quando sta per essere sospeso dall'Università dice "chissenefrega", che è lo stesso "chissenefrega" dei padri di cui sto parlando, lo stesso pilota automatico, solo che per quest'ultimi significava prendere i lavori noiosi o sfibranti così com'erano, mentre li facevano, mentre per lo studente sospeso è il non pensare mentre non sta facendo niente, è il vuoto. La libertà di fare è spiazzante. Mi pare di dire cose sciocche, perché poi la maggior parte delle persone lavora e magari sa benissimo cose deve fare e sta bene, non so. Ho un amico che lavora in fabbrica e la cosa non gli fa certo bene, anche se non sta in catena di montaggio, è comunque pesante. E parlarne non serve a nulla, non aiuta, bisogna lavorare. Gli eroi dell'Agenzia delle Entrate Wallaciani sono veramente eroi, tutti quelli che vedo lavorare attorno a me, i miei amici che mi dicono "beato tu che non fai un cazzo" e ci facciamo una risata e in effetti io sto qua davanti al pc a pensare a qualcosa di sensato da scrivere a proposito di questo libro che sto leggendo ( un'altra opera straordinaria di un mio beniamino ), quando potrei limitarmi a mettere la copertina e via, e magari non rovinare nulla con le parole che davvero non contano. Sarà che avverto anch'io la mia insignificanza di fronte al mondo e voglio assolutamente lasciare tracce, come in un passaggio del libro, tanto forte da metterlo in quarta di copertina. Sarà pure che sono bravissimo ad affrontare la noia, e il libro ne è pieno, e secondo Wallace dovremmo parlare della noia; solo che è noioso, e dunque nessuno ne parla, ma per lui ci sarebbe non dico da divertirsi ma qualcosa da imparare. Cosa c'è dietro alla noia dunque?
Il film documentario si chiama "Passano i soldati", è di Luca Gasparini, ci sono le musiche di Massimo Zamboni ( CCCP ) e per questo l'ho visto. Luca va alla ricerca dei compagni alpini del padre, con cui egli andò in Russia durante la seconda guerra mondiale, intervista la madre e la zia, di passaggio ci sono anche Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli che di quei giorni hanno scritto, e alla fine c'è modo anche di commuoversi ascoltando le parole del regista che dice al padre che ogni tanto se gli viene voglia può scrivergli, senza starci troppo a pensare, e il padre risponde con una delle ultime lettere in cui riconosce di essere un rompiballe.