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Soundreef: la rivoluzione delle royalty. Venerdì 10 ottobre, a Roma, il jazz dice “Addio, Siae”

Creato il 08 ottobre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

L’evento jazz dell’anno è molto probabilmente quello che si terrà venerdì 10 ottobre a Roma: il 28Divino ospiterà il primo concerto jazz autorizzato da una licenza Soundreef, segnando la fine dello pseudo-monopolio  che vige(va) in Italia circa la collezione di royalties. Da ciò si evince che, in un futuro ormai prossimo, la SIAE e molte altre associazioni di collezione verranno spazzate via e, se dovesse esserci l’avvento di nuove startups in ambito di royalties tramite il web-log e stream, potrebbe esserci l’effettiva possibilità che si passi molto più velocemente di quanto alcuni possano pensare da un monopolio ad una concorrenza (quasi) pura e perfetta.
Spieghiamolo bene.
Innanzitutto, cos’è Soundreef, cos’era, cosa fa e cosa rappresenta.
Soundreef – ci tengo a precisare prima di qualsiasi altra descrizione – è prima di qualsiasi altra cosa l’idea di un’impresa di collezione che verte sul concetto di libera diffusione e libero mercato. Questo lo rende (forse inconsapevolmente) prima di ogni altra cosa un movimento culturale, oltre che una realtà economica. Soundreef è italiana ma in realtà no. Soundreef è una startup ma in realtà no. Nasce dalla mente di Davide d’Atri, inizialmente come spin-off di Beatpick, e si sviluppa su capitali e investitori di italica origine (e ovvio non solo). Nonostante le infinite possibilità di crescita che il Bel Paese offra, per usufruire di un sistema di mercato efficiente e utile a soddisfare le necessità di una startup, Davide & co. scelgono come sede legale Londra. Soundreef è una società inglese. Si parlava di startup ma più precisamente si deve riconoscere che, data la realtà economica, potenziale e la competitività di Soundreef, quest’ultimo è un concorrente fresco e giovane che non ha nemmeno bisogno di declamare i rottami della SIAE ed è ponto ad imporsi con fermezza sul mercato, sempre più impresa, sempre meno startup. Soundreef è una realtà solida e certificata ed è la prima iniziativa (vera) di concorrenza al monopolio SIAE. In termini pratici: ciò che Soundreef fa consiste nel distribuire alle imprese con pubblico accesso (negozi, centri commerciali, super market, mobilifici e altro) una tracklist di tracce selezionate che vengono caricate online sul sito Soundreef.com dagli autori che detengono il 100% del diritto di proprietà sui brani e oltrettutto godono di un contratto non-esclusivo che può essere rescisso in qualsiasi momento,cosa rara e inconsueta in Italia ma nell’ambito della musica e dello spettacolo molto vantaggioso. Usualmente, le imprese che formano il mercato di distribuzione in-store erano solite pagare a SIAE o altre imprese di collezione un forfait annuale che, nei casi dei clienti più importanti, arrivava anche al milione di euro;  per gli autori solevano vincoli contrattuali per i quali, in alcuni casi, non detenevano il 100% dei diritti, il sistema di retribuzione non era chiaro (la SIAE decide la distribuzione delle royalties in base alla “decisione del consiglio di amministrazione”. Sul serio.), vi erano costi di registrazione dei brani e un solo assegno annuale. Con Soundreef la registrazione dei brani è gratis, sul sito gli autori possono verificare dove vengono riprodotte le sue tracce e quanto sta guadagnando (puntini verdi luminosi su maps. Sul serio.), il pagamento viene effettuato entro 70 giorni.

Davide d’Atri si era fatto due domande sui problemi circa la distribuzione musicale e il sistema di royalty italiano assolutamente non conforme ai modelli economici europei, ai dubbi circa l’anti-trust e il funzionamento produttivo decrescente di un sistema monopolistico. E lo aveva fatto ancor prima di quel luglio 2008 anno della direttiva 2014/26/UE CISAC – 2008. La Commissione aveva proibito a 24 collecting societies europee aderenti alla Cisac (International Confederation of Societies of Authors and Composers) di restringere il gioco concorrenziale,attraverso accordi di mutuo riconoscimento che non consentivano alle stesse collecting societies di offrire il proprio repertorio al di fuori del territorio di competenza – nel 2013 la Corte di giustizia annullerà in parte la decisione della commissione creando il solito vuoto normativo di cui si ha bisogno per rendere la burocrazia un’avventura all’Indiana Jones. E si era certamente fatto bene i conti il giovane Davide che, in un’intervista di qualche anno fa per Nicola Mattina disponibile su youtube, racconta il processo che ha portato Soundreef sulle scene e già parla di una fetta di mercato, quella della musica d’ambiente, che fatturava 1.3 miliardi di euro annui e dell’ambizione di Soundreef di conquistarne un buon 7%. Poi ci parla di streaming, parla di diritti digitali, assunzioni di contratti con etichette e sistemi di distribuzione che non detengono il 100% dei diritti (in gergo “discografici”) ma rimane sul vago e rimanda il discorso al futuro.“Ci stiamo lavorando” dice. Quello che certo si può dire è che la svolta potrebbe davvero essere una rivoluzione culturale e certamente economica e che interessanti scenari volti al web-marketing sorgono ogni giorno garantendoci, anno in anno, un concetto di social molto più sociale di quanto ci aspettassimo anni addietro quando Facebook stava per oltrepassare la manica e giungere in Europa.

L’appuntamento è quindi a Roma, in via Mirandola, dalle 20.30 al 28 divino per un Face to Face con il co-founder di Soundreef, a seguire 28 Scouting – Giovane Talento –La nuova generazione tutta da scoprire! E a concludere STEFANO CARBONELLI TRIO jazz. Tutti a festeggiare il progetto “Soundreef live”.
Noi ci saremo.


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Da Roberto Paleari
Inviato il 10 ottobre a 11:44

Caro Edoardo, sono inciampato per caso sul tuo post. Io sono da poco laureato con una tesi sulla SIAE e sul Diritto d'Autore in ambito internazionale. Come molti altri ragazzi hai scritto delle cose imprecise, sbagliate e fuorvianti. Soundreef è una società londinese che paga 15 dipendenti a londra, pagando le imposte in Inghilterra e la sua gestione non è paragonabile a quella della SIAE che opera solo ed esclusivamente in italia mandando avanti 6000 famiglie + tutti gli autori ed editori , versando i contributi e le tasse in italia. I due sistemi non sono paragonabili poiché l'ente SIAE tutela gli autori ed editori con degli importi nei confornti degli esercenti perfettamente in linea con gli standard europei, a differenza di soundreef che svende i contenuti. Il concetto di libera diffusione in libero mercato è improprio poiché con soundreef non c'è libera diffusione se devi pagare. Soundreef è certificata? Da chi? La SIAE è controllata dal ministero dei beni culturali, dal ministero delle finanze e dal governo. La SIAE si è fatta pagare un milione di euro da clienti importanti? Da chi esattamente? Tu lo sai? E' chiaro che non hai idea di come la SIAE ripartisce i soldi ai propri associati (assegno annuale......) e non hai minimamente conoscenza dei servizi di tutela che offre ai suoi soci che soundreef non ha. E' errata l'affermazione che il sistema di royalty - che non ha nulla a che fare con il diritto d'autore - italiano non è conforme ai modelli europei. Soundreef fa gli interessi dei "negozianti" la SIAE, come previsto dalla legge, degli autori ed editori. Poi hai mai provato a fare un giro nelle gallerie Auchan? da Leroy Merlin e da altri? La musica è scadente, di basso livello, la gente scappa! Complimenti però per aver fatto pubblicità a 28Divino, forse è meglio se torni a vendere gioielli online... Scusami se sono riduttivo nell'argomentazione ma non ho tempo, prova la prossima volta a fare buona informazioni, non necessariamente difendendo la SIAE ma essendo oggettivo. Scusa anche lo sfogo ma sono stanco di leggere post come il tuo. Ciao.