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Sovietico, o almeno Vaticano

Creato il 21 novembre 2009 da Francesco74
La circoscrizione al Carmine Vecchio è la mia preferita. L’ho conosciuta soltanto oggi, ma è il quartiere che fa la differenza da sempre. Da piccolo sentivo della “chiazzett u’ Carm-n”, era un luogo mitico da dove uscivano fuori le migliori nocelle e i mandarini più nocciolosi del mondo. Mia nonna ci è andata a far la spesa fin che le hanno retto bene le gambe, tornandoci anche dopo aver subìto un paio di scippi. Io me la immaginavo a contrattare col fruttaiolo, a scegliere le castagne, gli sciapi e imponenti purtugall. C’è la chiesa di San Pasquale. C’è il mercato coperto trasformato in spazio d’arte. Ci sono i piccoli negozi, la pescheria, il mini-tabaccaio come quelli dei paesi. Dentro i locali della circostrizione, le vecchie foto in bianco e nero del rione. Poi, nella sala più grande, il seggio con le bandiere del Partito Democratico. “No Francé, tu non voti qui. E’ vero che non vota qui? Ecco, vedi, tu devi votare a Candelaro”. Non controllano neanche il registro. Mi fido. Va bene, andiamo a Candelaro. La circoscrizione s’annuncia alla vista con una bandiera Pd e un capannello di persone tra cui riconosco qualche faccia che non so associare ad alcun nome. C’è la fila. Buon segno, questa partecipazione. Aspetto il mio turno che arriva con una sorpresa. La ragazza controlla sul registro. Intravedo diversi Quitadamo. Il mio nome, però, non c’è. “No, lei non vota qui. Deve andare a San Pasquale”. Nella mia mente si staglia nitido il canovaccio della pantomima. “Ci sono stato ora a San Pasquale – rispondo calmo alla gnorina – Mi hanno detto loro di venire qui”. Attorno al registro si forma un siparietto. Vi partecipa anche un uomo che pare l’attore non protagonista de “La guerra di Charlie Wilson”, quello che interpretava un improbabile agente della Cia tutto etica e simpatia. “No, vedi – mi spiega col tono di uno che le cose le sa perché ne comprende le ragioni profonde – questi si sono sbagliati perché fanno riferimento alle tre circoscrizioni, non alle 6 tradizionali. Devi votare sicuramente a San Pasquale”. I pareri differiscono. La fila si allunga. “Manca una matita”, sento dire a uno. “No, no, deve votare sicuramente a San Pasquale”, fa un altro. Alle mie spalle, all’ennesima e immotivata evocazione di San Pasquale, sento lo scatto della donna delle “cronache sportive”. Profumo di “rissa”. Con poche taglienti parole fa notare agli astanti organizzati che la loro disorganizzazione “n’z pod proprie gnott”. Non usa questa espressione, ma sta cosa rende l’idea del suo intervento. E’ intollerante verso il partito liquido, un po’ ignavo, un tantino goffo che si mostra in tutto il suo candore in queste occasioni. Sulle urne, per dirne una, c’è scritto “Nazionale” e “Regionale”. La gente non sa dove mettere le schede. Bastava scrivere “Azzurra” e “Rosa” su quei cartoni. E poi gli elenchi sono quelli del 2008, lo scoprirò più tardi, per questo io non ci sono. Ero ancora lucerino un anno fa. “Torno nel pomeriggio”, dico per bruciare l’impasse. “Ti aggiungiamo all’elenco, così potrai votare qui”, mi rassicura la ragazza al tavolo. A tavola i ravioli acquietano ogni discussione. Io, più democristiano, sono per la tolleranza, per vedere il bicchiere mezzo pieno. “Ci sta. I limiti organizzativi in queste occasioni sono comprensibili. In tempi come questi ci va di lusso che un partito riesca a mobilitare delle persone che si mettono ai seggi e lavorino come veri militanti”. Questa la mia teoria. Lei non è d’accordo. L’approssimazione la indispettisce. “N’z pod gnotte”. Ha ragione lei. E poi i ravioli al sugo sono una vera bontà. Faccio la scarpetta e torno al seggio. Mancano pochi minuti alle 14. Al seggio, oltre al personale d’ordinanza, non c’è nessuno. L’attore della Cia è andato a mangiare. Viene sostituito da un altro supporter, anche lui con l’aria da esperto che capisce le cose alla radice. “Appartin a quill d’a Pegiò?”. No, non appartengo a quello della Pegiò. Voto Bersani e Blasi. La B2, come chiamavano Baggio e Borgonovo ai tempi della Fiorentina. Voto per l’emiliano e il salentino. Motivazione? C’è bisogno di organizzazione. Di partiti pesanti. Di centralismo sovietico. Sovietico. O almeno emiliano-romagnolo. La democrazia interna, il televoto, le primarie, Maria De Filippi, gli amici degli amici, facebook. Avast. Ricorda Bersani, So-vie-ti-co, o almeno Vaticano.

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