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Spaghetti Story: incontro con Ciro De Caro e il suo cast

Creato il 16 dicembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

16 dicembre 2013 

Spaghetti Story: incontro con Ciro De Caro e il suo cast
“Il mio film NO-budget sui talenti ‘sprecati’ in Italia”

Dal 19 circolerà nelle nostre sale – in sole 27, dunque andrà cercato – un film costato “quanto un’utilitaria”, girato in soli undici giorni dopo otto mesi di scrittura, con massimo “due ciak a scena, se no costavano troppo”. Lo ha scritto e diretto Ciro De Caro, romano, classe 1975, al suo primo lungometraggio dopo esperienze nel settore pubblicitario e lo spot sociale in 3D Adotta una cellula. Il film parte dalla storia di un attore che si arrangia con lavoretti precari e arriva a raccontare una storia corale con quattro personaggi principali, ed è già stato apprezzato in diversi festival internazionali, dal San Marino Film Festival – che gli ha tributato un Titano d’Argento per la miglior regia – al festival di Mosca e Hong Kong, passando per il Rome Indipendent Film Fest.

Incontriamo regista e attore alla conferenza stampa romana, dove colpisce subito la scelta di Distribuzione Indipendente di rendere il film fruibile anche a chi non potrà andare al cinema: sulla piattaforma VOD Own Air dal 19 sarà proiettato in uno spazio virtuale dedicato ai diversamente abili.

Ciro, com’è andata questa prima esperienza cinematografica?
Ciro De Caro: Non è stato facile: non c’era un vero budget per questo film. Devo ringraziare quanti, dal direttore della fotografia alla costumista, non hanno preso un euro pur impegnandosi al massimo. Questo è un film no budget, più che low budget. Però è stato un gran bel lavoro di squadra di cui sono soddisfatto. Una squadra senza allenamento, per giunta: non abbiamo fatto prove perché nelle poche che facevamo uscivano cose che poi al primo ciak non venivano più. L’improvvisazione regala una scintilla rara, secondo me, una freschezza che poi non si ripete. Mi farebbe comunque piacere che altri ragazzi prendessero spunto da questa mia esperienza, imbracciassero la macchina digitale e, vendendosi magari lo scooter, raccontassero le loro storie.

Ma non era lei a dire “il neorealismo è finito da un pezzo”?
Lo è, ciò non toglie che andando ai festival noto sempre più che all’Estero cercano l’Italia vera, non le cose finte, ma quello che vediamo noi ogni giorno. Chi tenta di fare Hollywood in Italia fa solo un gran casino: ecco perchè noi abbiamo preferito preparare e proporre un piatto semplice che ci appartiene e ci riesce bene, come gli spaghetti, che però alla fine ci invidiano in tutto il mondo. Nasce da questa considerazione il titolo del film.

Com’è lavorare con la propria compagna?
Le donne hanno una marcia in più per capire le cose, per approfondire le persone e razionalizzarle. Lavoravamo insieme già in fase di sceneggiatura, litigando due tre volte al giorno, leggendoci le scene da una stanza all’altra. Io ho lavorato più sul soggetto, poi scrivevo la scena e lei rivedeva, devo dire che è merito suo se i personaggi sono riusciti così bene, ne aveva maggiore consapevolezza.

Spaghetti Story - Foto Promozionale

Spaghetti Story – Foto Promozionale

Rossella, conferma?
Rossella d’Andrea: Sì, abbiamo cercato di dare attenzione a tutti i personaggi, l’intenzione era scrivere senza andare per stereotipi e non rappresentare -come spesso fa il nostro cinema- la donna con tratti forti, drammi esagerati, immersa in una tematica sociale ben precisa. Piuttosto volevamo raccontare donne di tutti i giorni, personaggi normali, e sono stata felice di interpretare io stessa una una donna normale, fragile, con le paure che abbiamo tutte, non definibile subito. Le sfumature caratteriali sono quelle di mia madre, delle mie zie. L’esperienza sul set è stata dura: avevamo solo 11 giorni per girare, per fortuna Ciro ci ha dato grande libertà di movimento, non c’erano movimenti precostituiti e abbiamo potuto lavorare con spontaneità.

Ciro, pensa di bissare l’esperienza?
Ciro De Caro: Non so se se farò un secondo film, lo spero, di sicuro non voglio attori famosi perché in questo Paese ci sono tanti attori molto bravi a cui non si dà possibilità di emergere, come provo a raccontare in Spaghetti story.

Gli attori che ne pensano?
Valerio di Benedetto: Si tratta di una commedia molto drammatica, come qualcuno ha detto, dove il mio personaggio si fa portavoce di una categoria di ragazzi realmente esistenti, quello che ripassano i monologhi mentre portano gli aperitivi al tavolo, ne faccio parte anche io. Di fatto il mio personaggio è un antieroe che prova a sbarcare il lunario ogni giorno. È stato favoloso non avere limiti, bensì una collaborazione tra tutte le parti. Non abbiamo girato con ansia, ma assecondando un’urgenza interna, sulla base di una sceneggiatura molto ben scritta. Piccola chicca: il mio personaggio è l’evoluzione di quello in Salame milanese, un corto fatto per gioco con Ciro – lo trovate su YouTube – quando la Roma che stava per vincere lo scudetto contro l’Inter, un pretesto per parlare del malessere del paese.

Christian Di Sante: Il mio personaggio invece è uno spacciatore che ha a che fare con prostitute sulla carta, di fatto è molto di più. Nella vita ho incontrato tanti ragazzi simili a Scheggia, con quei ritmi, quella sicurezza nel dire e nel credere alle proprie parole e alla loro fattibilità. Un personaggio bellissimo da interpretare perché non è solo il cocainomane schizzato: ha un bel lato sensibile, nella parte centrale del film soprattutto ne esce un personaggio diverso, e sono fiero di avergli potuto dare corpo e voce.

Sara Tosti: Avere una donna tra gli sceneggiatori ha aiutato, per il resto io sono molto diversa dal personaggio, ma era semplice entrarci perché di fatto è una persona reale che vive una dinamica non mia, ma che riconosco in tante altre persone. Mi piaceva la forza di questa ragazza, la sua rabbia: ricordo che quando andai a fare il provino a casa di Ciro, lui mi raccontava il personaggio e accanto c’era Rossella che spiegava meglio tutti gli aspetti nel dettaglio. Già avevo intuito che il set sarebbe stato divertente, e infatti è stato bello lavorare, seppur con tempi ristretti ma efficaci, con una squadra che ha funzionato dall’inizio alla fine.

Di Claudia Catalli per Oggialcinema.net


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