Ad oltre 11 anni di distanza dal disastro della petroliera Prestige, che affondando sparse 77mila tonnellate del suo carico di greggio sulle coste di Portogallo, Spagna e Francia, sono decine di migliaia le persone scese nelle piazze di diverse città spagnole, l’1 dicembre 2013, per protestare contro la sentenza del Tribunale della Galizia che assolve tutti i possibili responsabili dell’incidente, lasciando di fatto il crimine impunito.
La Prestige era infatti una petroliera di notevoli dimensioni, con una stazza di oltre 42mila tonnellate ed una capacità di carico che superava i 100mila metri cubi; varata in un cantiere giapponese l’1 dicembre 1975, batteva bandiera delle Bahamas, aveva un armatore greco (Universe Maritime), era di proprietà di una società liberiana, la Mare Shipping, ed era stata riparata qualche anno prima in un cantiere cinese…
La Prestige, salpata da San Pietroburgo, era diretta a Singapore con un tragitto che l’avrebbe fatta transitare tramite Gibilterra, Suez per arrivare infine nell’oceano Indiano ma, il pomeriggio del 13 novembre, a causa della collisione con alcuni detriti al largo delle coste della Galizia, l’unico scafo di cui era fornita la nave, già in pessime condizioni, subì un grave danneggiamento che indusse Apostolos Mangouras, capitano greco della petroliera, a mandare un messaggio di SOS alle autorità marittime spagnole.
A quanto pare, a causa di una manovra sbagliata dell’equipaggio, l’imbarcazione si era scontrata con alcuni grandi tronchi, persi da un’altra nave cargo poche ore prima, che avrebbero aperto una falla nel debole scafo. Il governo spagnolo ordinò al capitano della Prestige di dirigersi in mare aperto, lontano dalle coste, pensando di limitare i possibili danni ma, percorsi 200 chilometri, la petroliera si spezzò in due tronconi, riversando nell’Atlantico gran parte del proprio carico, per affondare poi sei giorni dopo, il 19 novembre, ad una profondità di quasi 4.000 metri.
La marea nera generatasi ha in poco tempo raggiunto le coste francesi e portoghesi ma, a subire le peggiori conseguenze fu la Spagna, che vide le proprie rive invase da migliaia di tonnellate di greggio che fecero una strage di pesci, uccelli ed altri animali legati all’ambiente acquatico, oltre a mettere sul lastrico un’intera popolazione che basava il proprio sostentamento sulla pesca e che, già prima del disastro, viveva in una delle regioni più povere dell’Europa occidentale, la Galizia.
Nonostante i membri del governo di Aznar, che all’epoca dell’incidente governava la Spagna, abbiano ammesso di aver commesso gravi errori di valutazione nella gestione della situazione, nonostante le condizioni della nave fossero pessime ed anche se è stato dimostrato dalle indagini che le norme di sicurezza a bordo della Prestige non erano rispettate, la legge iberica ha assolto tutti gli imputati, garantendo in questo modo l’impunità a quei colossi stranieri che, inquinando oltre 2000km di coste europee, hanno portato alla fame centinaia di migliaia di persone, causando danni che dureranno nei secoli a venire.
da Italia Sociale