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Speciale Benvenuto Presidente

Creato il 14 marzo 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Benvenuto Presidente: Con Bisio per deridere la furbizia dell’italiano medio

Continuano al cinema i racconti del potere in versione comico-farsesca. Così, dopo il politico navigato e corrotto Cetto La Qualunque (alias Albanese), adesso arriva Claudio Bisio a interpretare un (anti)politico nuovo di zecca: un pescatore, che un giorno per caso viene eletto Presidente della Repubblica. E’ lo spunto curioso da cui parte Benvenuto Presidente di Riccardo Milani, film d’apertura del BIF&ST 2013 e dal 21 marzo in quattrocento sale. Incontriamo in conferenza regista, sceneggiatore (Fabio Bonifacci, già con Bisio per il memorabile Si può fare, altra commedia a sfondo sociale sull’urgenza di cambiamento) e cast, che vanta nomi quali Kasia Smutniak e Remo Girone, Beppe Fiorello e Massimo Popolizio (in una triade di politici-squali formidabile con Cesare Bocci), passando per Pupi Avati boss dei “Poteri forti” e Piera degli Esposti in squisita versione hippy.

Milani, il suo è un film non tanto sulla “mala-politica”, quanto su una certa corruzione propria dell’italiano medio: quello che cerca la raccomandazione, la scorciatoia facile.
In effetti da cittadino italiano credo che la politica serva spesso a coprire responsabilità personali. Mi spiego, respiro sin da bambino l’antipolitica, ho sempre sentito parlare di governi incapaci, e forse in parte è così, però penso che il problema stia nel fatto che l’Italia è un Paese diviso in due. C’è chi fa politica in maniera nobile e chi no.

Un comico, Bisio, al potere: di questi tempi ricorda qualcuno.
Claudio Bisio: Sì ma Grillo, che era un mio collega tre anni fa, quando è iniziata la lavorazione del film, non c’entra nulla.
Fabio Bonifacci: Confermo, abbiamo iniziato a scrivere tre anni fa. Non nego che la sceneggiatura sia cresciuta insieme al movimento di Grillo, ma solo perchè inevitabilmente dilagava la protesta generalizzata verso i partiti. Gente che mai si era occupata di politica ha iniziato ad avercela contro qualunque partito. Insomma, volevamo solo raccontare un punto di vista che nasceva per le strade: una satira contro tutta la politica, senza nessuna differenza.
Riccardo Milani: Mi permetto di aggiungere che io non penso che i partiti siano tutti uguali, o che il marcio sia solo in parlamento. Quando sento parlare di ventata di legalità sono contento, ma nel film preferivo focalizzare l’attenzione sul problema etico del Paese, che sta nella disabitudine degli italiani a seguire le regole, in quella furbizia di cui tutto sommato andiamo persino fieri, a volte.

Non si salva nessuno?
R. M.: Le famiglie che, nel film, guardano davanti alla tv i discorsi del Presidente. Anche se alla fine simboleggiano un’Italia apparentemente innocente, di fatto colpevolmente distratta e distante dai meccanismi della politica.
C. B.: E poi si salva il nostro Peppino, che nella realtà può essere rintracciabile nel Presidente Giorgio Napolitano. Un buono, anche se con dei limiti. E si salva la donna tutta d’un pezzo interpretata da Kasia Smutniak che nel sequel, semmai ci sarà, potrebbe essere lei, il nuovo Presidente. Perchè no.

Kasia, il suo personaggio passa da momenti di grande distacco e freddezza a scene di liberazione emotiva e se(n)ssuale: come ci è riuscita?
Forse sono psicopatica. Scherzi a parte, spesso quello che faccio sul set non ha senso. A volte arrivo che non so neanche le battute che dovrò dire, ma il bello di questo lavoro è proprio lasciarsi andare, dialogare con attori bravi che fanno sì che accada quel qualcosa di magico. Quando vivi la storia che interpreti ti dimentichi della cinepresa, della troupe, e lì succede qualcosa che probabilmente è il motivo per cui faccio questo mestiere.

Fiorello, com’è stato interpretare un politico corrotto?
Beppe Fiorello: Un gioco divertente, con Cesare Bocci e Massimo Popolizio abbiamo condiviso una bella vita da set, e il personaggio permetteva di dar sfogo a bizzarrie come mollare schiaffi a destra e a manca, una performance molto fisica. Non mi sono ispirato a nessuno, l’ho costruito come personaggio di fantasia, senza pensare a un politico in particolare.

Anche lei, Bocci?
Cesare Bocci: Sì, i personaggi erano già forti sulla carta, abbiamo voluto rappresentare un po’ tutte le sfaccettature della politica di oggi, senza dare un indirizzo ben preciso. Del resto oggi la satira, che prima era più sbilanciata da una parte, oggi colpisce ovunque. Sembra meno incisiva, in realtà va solo al passo con i tempi. Trovo che la valenza del nostro cinema stia proprio in questo: interpretare i sentimenti che viviamo. Brutto quel cinema che non vive nella realtà in cui siamo.

di Claudia Catalli


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