Pubblicato il 27 ottobre 2012 con Nessun Commento
Milano 16 ottobre 2012, Cinema Anteo. Anteprima del nuovo film diretto da Silvio Soldini, “Il comandante e la cicogna”, nei cinema da giovedì 18 ottobre. La pellicola, prodotta da Warner Bros. Italia e Lionello Cerri tra gli altri, verrà distribuita da Warner Bros in 250 copie. Il film è una commedia con più personaggi e storie che man mano si incastrano l’una nell’altra; un piccolo affresco di quel che siamo, o siamo diventati, in questo paese.
“È un discorso su certa Italia di oggi”, dichiara il regista nella conferenza stampa seguita alla proiezione, “raccontata cercando sia di divertire che di essere anche seri, come faceva del resto la commedia all’italiana”.
Soldini, incalzato da domande più o meno mirate, commenta alcune scelte che hanno portato alla lavorazione di questo film; ne emerge un considerevole disagio, provocato dal vivere in un Paese sempre più corrotto e volgare: “In un certo senso credo che ‘Il Comandante e la Cicogna‘ sia nato proprio da una necessità di ribellione al senso di impotenza che in tanti sentiamo fin troppo spesso, da una volontà di volare sopra tutta questa melma per riuscire ancora a sperare in un futuro diverso … questo è un film che sento molto legato al momento storico che stiamo vivendo, alla realtà. Ma al tempo stesso è ancora più surreale, magico, più aereo …”.
Il cineasta italiano, successivamente, scende nel dettaglio, giustificando alcune soluzioni tecniche e contenutistiche efficaci: “Durante le riprese ero di continuo alla ricerca di un modo per far coesistere le varie anime che hanno dato vita a questo film. Quella più surreale e fantastica, quella più reale e purtroppo attuale, quella più divertente, quella più seria … Bisognava creare un mondo dove personaggi in carne e ossa, personaggi fantasma, personaggi statue e un personaggio cicogna potessero convivere … ora posso dire che ‘Il Comandante e la Cicogna‘ è stato il film più difficile che ho fatto..”.
Al giornalista che gli chiede come mai la città del film un po’ è Torino e un po’ Milano, Soldini replica che, in effetti, lui avrebbe voluto girare anche in più città, “almeno cinque o sei, poi per ragioni produttive mi sono limitato a due. Volevo creare una città apposta per il film, non volevo che fosse riconoscibile perché doveva rappresentare l’Italia, la città italiana”.
Seduti accanto al regista ci sono Valerio Mastandrea, il protagonista vero di questo “Il comandante e la cicogna”, idraulico alle prese con problemi di famiglia e non solo, l’italiano medio e faccia smarrita di questo tempo. E ancora, Alba Rohrwacher, la pittrice stralunata, Giuseppe Battiston, un nullafacente tendente a filosofare che fa da personaggio-collante delle varie storie. Ci sono anche i due ragazzini esordienti che interpretano i figli dell’idraulico, Luca Dirodi e Serena Pinto, che Soldini racconta di aver “trovati setacciando le scuole di Torino”. Assente invece Claudia Gerini, la moglie-madre che appare solo di notte in pareo da spiaggia.
In conferenza la Rohrwacher, mostra tutta la ritrosia per cui è famosa e alla domanda su come sia trovata in un ruolo comico, risponde timida che “la comicità è nella sua natura, basta farla emergere”. La sceneggiatrice Doriana Leondeff sorride quando le fanno notare che una delle statue parlanti, quella del cinico, antiunitario e anticomunista Cavalier Cazzaniga, che se la prende col dirimpettaio Garibaldi per via della sua passione per le camicie rosse, ricorda un altro e più recente cavaliere. Ma il blando tentativo di buttarla in politica non trova terreno fertile, e intanto prendono la parola anche il co-produttore Lionello Cerri e uno degli attori rivelazione di questo film, il cinese Yang Shi; il ruolo minore di assistente dell’idraulico Mastandrea, a cui fa da ironico controcanto, si imprime nella testa dello spettatore. In sala c’è anche il papà di Yang e parecchi altri connazionali, tutti assai orgogliosi del ragazzo che, al suo esordio d’attore, ha fatto una bella figura. Mastandrea sembra sempre stare in campana e chiamarsi fuori, invece è lì in agguato pronto a graffiare con la battuta e il romanesco. Quando il regista ringrazia Favino, Marcorè e Gigio Alberti per aver dato la voce alle tre statue parlanti – Garibaldi, Leopardi e il suddetto Cazzaniga – lui pronto colpisce con un “e poi sono gratis” che fa ridere tutti.
di Alessandro Burgio