Applausi alla fine della proiezione di Gravity di Alfonso Cuaròn. Il film di apertura di Venezia 70 non ha assolutamente deluso le aspettative ed ha convinto pienamente la stampa presente alla Mostra. Ad accompagnare la pellicola al Lido, sono giunti il regista e i due protagonisti Sandra Bullock e George Clooney, entrambi in grande forma sia sullo schermo che dal vivo.
Alfonso Cuaròn, com’è nata l’idea del film?
Alfonso Cuaròn: Tutto è nato dalla volontà di trattare il tema delle avversità. La bozza della prima sceneggiatura consisteva nella storia di due personaggi in un ambiente ostile e volevamo che lo spettatore potesse riconoscersi in loro, perché in fondo tutti hanno a che fare con delle avversità durante la propria vita. E credo tra l’altro che quello che ci definisce, che definisce il carattere delle persone sono le conseguenze del confronto con queste avversità. Così io e mio fratello Jonas, con cui ho scritto il film, volevamo approfondire questo tema, e abbiamo deciso di snellire il racconto e concentrarci sulle personalità dei due protagonisti. Poi abbiamo avuto l’idea di ambientarlo nello spazio.
Sandra Bullock, come ti sei preparata al tuo personaggio?
Sandra Bullock: Quando ho letto la sceneggiatura e Alfonso mi ha spiegato come avrebbe realizzato alcune scene, con cavi che mi tenevano sospesa nel vuoto e mi avrebbero fatta volteggiare, ho pensato che mi sarei dovuta rinforzare e mi sono messa a lavorare sul mio fisico con un preparatore personale. Poi, ragionando sul passato del mio personaggio e sulla sua natura, ho lavorato sul mio aspetto per cercare di renderlo il meno femminile possibile, di privarlo di ogni segno che potesse rimandare alla maternità. L’idea che volevo far arrivare era quella di un corpo-macchina.
George Clooney, perché hai scelto di prendere parte a questo film?
George Clooney: Io sono alla costante ricerca di buone sceneggiature. Quando ho letto il copione di Alfonso e Jonas, mi è piaciuto subito il mio personaggio. Sono convinto che da una sceneggiatura buona possa venire sempre un buon film.
Alfonso, qual è stata la sfida più grande nella realizzazione del film?
Alfonso Cuaròn: Senza dubbio la sfida più grande è stata abituarsi a come le cose agiscono e reagiscono in un ambiente senza gravità. Abbiamo fatto molte simulazioni al computer per capire come avremmo dovuto realizzare alcuni movimenti. Poi certamente delle libertà ce le siamo prese, ma abbiamo sempre cercato di rimanere legati alla verosimiglianza. In più, proprio per ottenere degli effetti reali, non è stato semplice lavorare sulle perfomance di George e Sandra. Abbiamo dovuto isolarli a volte e cercare di farli entrare, non tanto fisicamente, ma soprattutto mentalmente in un mondo senza gravità.
George, a proposito di questo, durante le riprese se mai riuscito a credere davvero di essere da solo nello spazio?
George Clooney: Non è stato semplice, anche perché c’era tutta la troupe presente. Io e Sandra eravamo in un light box con l’illusione che ci stavano arrivando addosso degli oggetti a grande velocità. La cosa difficile era controllare le nostre reazioni come se ci trovassimo davvero nello spazio.
Sandra, è vero che hai parlato con degli astronauti?
Sandra Bullock: Si, è vero. Ho sentito telefonicamente degli astronauti che si trovavano in una stazione spaziale. A loro ho posto domande sui tipi di movimento del corpo nello spazio, così come ho cercato di comprendere le motivazioni che li hanno spinti a questa scelta di vita. E ho capito che sono persone normali che fanno cose straordinarie.
Alfonso, anche tu e tuo fratello avete lavorato servendovi delle aiuto di esperti del campo?
Alfonso Cuaròn: Abbiamo lavorato con esperti di fisica e astronauti, perché nello spazio si fanno movimenti controintuitivi e dovevamo capire quando e come si reagisce in un modo o in un altro. Dei discorsi dei fisici abbiamo capito poco, non è proprio la nostra materia, ma ovviamente ci sono stati di grande aiuto.
Alfonso, in questo film lo spazio sembra una metafora per raccontare la società di oggi…
Alfonso Cuaròn: Dal momento in cui abbiamo deciso di fare un film sullo spazio, non potevamo non pensarlo come metafora di qualcosa. Il film infatti tratta il tema della rinascita. Rinascita intesa come nuova conoscenza di se stessi. Il personaggio di Sandra è come se vivesse in una bolla da cui sente il bisogno di uscire, e uscire in questo caso significa tornare coi piedi per terra e ricominciare a camminare.
di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net