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Spese militari e austerity: dal presente, un tuffo nel passato

Creato il 10 febbraio 2012 da Elvio Ciccardini @articolando

Spese militari e austerity: dal presente, un tuffo nel passatoCon la crisi, il Governo Monti, prepara un piano di austerity anche per l’l'Esercito. L’organico sarà ridotto di 40 mila uomini. La notizia viene riportata dalle pagine de corriere.it

Nessuna posizione antimilitarista, sarà mai scritta dal sottoscritto. Credo fermamente al bisogno di soddisfare le necessità di difesa dei cittadini. Così come nessuna posizione “anti-pacifista” sarà mai presa. La “cultura di pace” è parte del DNA di ogni società. E’ nell’equilibrio che si trova l’armonia sociale, capace di garantire benessere e sicurezza.

Tuttavia, il commento riportato dalla penna di Marco Nese, lascia perplessi. On line, si legge: “I più amareggiati sono i cinquantenni. Sottufficiali impiegati negli uffici e alti ufficiali che devono scordarsi i gradi di generali. La loro carriera s’interromperà nel volgere di poco tempo. Dovranno accontentarsi di prepensionamenti o accettare la mobilità.”

Tra le righe si lascia intendere che i passaggi di grado, da Sottoufficiali a Generali, avvenissero per garantire “una buona pensione” ai servitori dello Stato. Poi si aggiunge che ci saranno tagli di personale, militare e civile. La mannaia del Ministro Ammiraglio Giampaolo Di Paola cadrà soprattutto sulle categorie non operative. Quest’anno la Difesa dispone di 12 miliardi di euro di budget, di cui il 70 per cento è assorbito dal personale. Al punto che le Forze armate sono state ribattezzate «stipendificio». Una situazione, secondo il ministro Di Paola, «non più sostenibile».

Arriviamo agli armamenti. La difesa doveva acquistare 131 cacciabombardieri F35 della Lockheed Martin per una spesa di circa 15 miliardi di euro. Al massimo se ne compreranno 110. La decisione di puntare sull’F35 comporta il sacrificio del programma Eurofighter, il caccia di produzione europea, al quale l’India ha dato nei giorni scorsi il colpo di grazia, perché ha scelto di dotarsi dei Rafale francesi.

Delle 10 fregate classe Fremm ne saranno sacrificate 4. In più si cerca di fare cassa vendendo caserme e basi non più utilizzate. Sono 77 gli edifici in vendita.

Nessun commento politico, non mi interessa. Ma qualche riflessione storica si. Alla fine dell’Ottocento e inizio ’900 i Governi dell’epoca aveva introdotto il bilancio consolidato. Strumento per tenere a freno le spese militari. Si definiva un importo totale di spesa e poi i Ministri di Guerra e Marina (all’epoca si chiamavano così) decidevano come spendere e dove spendere. Anche all’epoca si parlava di riorganizzare l’Esercito, perchè gli uomini addetti a mansioni di ufficio erano eccessivi rispetto a quelli addetti a mansioni di guerra. Sempre all’epoca, per fare cassa, si decise di vendere gli immobili dismessi e non più utili, armi e munizioni obsolete.

Leggendo questo articolo, quei momenti di storia, preparatori al primo conflitto mondiale, intrisi di scandali (Terni, ma anche Banca di Roma), di azioni di lobby nazionali e internazionali (la Triplice e la diplomazia segreta), non posso non ritornare alla mente.

All’epoca le spese militari erano un fondo da suddividere a danno dei cittadini. Politica, esercito e parte dell’imprenditoria statale e civile si spartivano una torta che tutti dichiaravano di voler ridurre, ma a cui tutti aggiungevano lievito in nome delle esigenze di difesa nazionale.

Ma questa è solo storia, che ogni tanto riaffiora alla mente di chi ricorda i contributi di Pareto, Dobelli, Colajanni, Alessio, de Sain Bon, Colombo, Giretti, Ferri e tanti altri che scrissero intere pagine d’inchiostro tipografico nella stampa dell’epoca… raccontando l’Italia, anche attraverso le spese militari.


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