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Spiagge e ambiente: me ne frego!

Creato il 15 maggio 2011 da Andreaant54

(alcune frasi del ministro Tremonti il 14 maggio 2010)

1) «Pittoresca l’attenzione per le spiagge: non me ne frega un tubo»

2)«L’economia illegale ha ancora una quota rilevante in Italia – sostiene il ministro – Abbiamo un’economia che è in parte dominante ma abbiamo ancora una quota di economia illegale molto forte». (http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=149202 e altra stampa del 15 maggio 2010)

Il 2 febbraio 2005 la Regione Marche ha approvato  il PIANO DI GESTIONE INTEGRATA DELLE AREE COSTIERE. In esso la relazione economica e finanziaria (http://www.autoritabacino.marche.it/costa/piano/allegati/RELAZIONE%20ECONOMICO%20FINANZIARIA.pdf) ha previsto che la realizzazione di tale piano costerà in 10 anni alla collettività ben 167,75 milioni di euro per opere di risanamento delle coste e per il ripascimento sabbioso delle spiagge. La cifra che la regione prevede sia a carico dei privati sarà di poco meno di 22 milioni di euro, in parte derivanti dai proventi delle concessioni demaniali (13,35 milioni di euro). La parte preponderante dei costi saranno così a carico dei cittadini. Se moltiplichiamo tale cifra per tutte le regioni che hanno ampie fasce costiere è facile rendersi conto di quanto denaro sia inghiottito in Italia dalla necessità della difesa dall’erosione costiera. Non mi sembra che l’attenzione dei cittadini sul “problema delle spiagge” sia una cosa pittoresca, come gravemente ha dichiarato il ministro Tremonti (vedi http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=149202 e altra stampa del 15 maggio 2010). Pittoresco è semmai il grave livello d’incompentenza che si ha in questo governo in merito ai costi ambientali che le sue “estemporanee” politiche producono. Non sfugge a nessuno infatti che molta parte dei problemi di erosione costiera e del litorale siano la inevitabile conseguenza della “privatizzazione” che esse hanno subito con la conseguente espansione delle costruzioni sul litorale, spesso abusive, di case, impianti, e molti altri manufatti che hanno gravemente alterato l’equilibrio dinamico della spiaggia. Manufatti che dopo aver creato il problema, avendo costruito spesso fin sulla battigia e oltre, adesso lo stato (ovvero i cittadini che pagano le tasse) devono difendere dall’erosione marina investendo cospicue risorse che vengono sottratte ad usi economici e sociali molto più remunerativi.

Di fronte a tutto ciò è inconcepibile, gravemente offensivo dell’onestà dei cittadini e delle scarse risorse economiche che le famiglie “normali” faticosamente racimolano, l’invito del capo del governo a seguitare a costruire abusivamente, poichè l’abusivismo edilizio non sarà represso. Ritengo che sia di una gravità inaudita che proprio dalla massima autorità dello stato venga l’invito ad un comportamento illegale i cui costi ambientali si riversano già e sempre più si riverseranno in futuro sulle capacità economiche di questo paese sfortunato. Tanto più che tutti sanno, e le stesse statistiche economiche ufficiali sanciscono, che gran parte dell’abusivismo deriva dalle lucrose attività della malavita organizzata, non certo da quello cosidetto di “necessità”. Come fa allora il ministro Tremonti a conciliare le sue reprimende ( a parole) contro l’economia illegale che strozza l’Italia con  l’operato (i fatti) del suo governo che:

  • invita a comportamenti illegali (abusivismo edilizio)
  • introduce nel recente decreto sullo sviluppo norme come quella del “diritto di superficie” che apre la strada alla deregolamentazione edificatoria sui terreni demaniali, che sono in gran parte le aree idrogeologicamente più vulnerabili?

Se la Commissione Europea (per voce del commissario Michel Barnier) ha chiesto con preoccupazione chiarimenti, è segno che per chi ragiona con la sua testa, le conseguenze non sono da ritenersi così “pittoresche”. L’ineffabile ministro dell’ambiente ha dichiarato che si tratta “di difesa del territorio”. sarebbe interessante conoscere in che modo l’urbanizzazione selvaggia e l’eliminazione dei vincoli ambientali permetterà tale difesa.

Non ci si può meravigliare, pertanto, se paesi a noi vicini, come la Germania, hanno un’economia che cresce del 7% l’anno e noi siamo invece in recessione. Basta che gli Italiani mettano qualche volta il piede al di là del Brennero per rendersi dolorosamete conto di come l’attenzione alle risorse ambientali ( paesaggio, trasporti, acqua, rifiuti…) e quindi l’abbattimento dei costi che ne deriva sia uno dei fattori vincenti per l’economia di quei paesi. Il ragionier Tremonti dovrebbe conoscere il concetto economico di esternalità: i costi conseguenti ai danni ambientali qualcuno li deve comunque pagare. Attualmente sono le fasce più deboli della popolazione a subirne le gravose conseguenze, in molti modi, ma specialmente in termini di diminuzione di potere di acquisto, riduzione dei servizi sociali e di qualità della vita. Quello che purtroppo non è compreso da molti italiani è che nessuno che gode dei lauti stipendi dei nostri parlamentari e delle prebende e protezioni che si sono assegnati è veramente molto interessato alla qualità della vita del famoso “popolo” di cui si riempiono la bocca.


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