Di quei commenti pubblicati, di quei tweet, abbiamo letto tutti. Non sto quindi a riportare link o screenshoot che darebbero solo ulteriore visibilità alla stupidità. Ieri sono usciti articoli, post, commenti (che condivido) sul tema, che dicono praticamente tutto sulla vicenda. Mi limito quindi ad una mia considerazione.
Ma nella tragicità dell’evento, il contorno che si delinea in rete assume quasi le tinte di una farsa nel vero stile italico, dove gli imbecilli prima e i loro detrattori dopo vanno ad alimentare un circolo vizioso da cui è poi difficile uscire; entrati ci eravamo entrati da tempo immemore. Un circolo dove i primi, con mancanza di gusto, educazione e cultura, sbaraitano (con parecchi errori grammaticali per giunta) il loro augurio di morte all’ex segretario Bersani accusandolo ormai di ogni male del paese, manco fosse il nuovo Andreotti. I secondi (solo una parte a dire il vero) rigirano il medesimo ai primi, che ovvimanete si fanno premura di rispedire la pallina al mittente in una sorta di ping pong dell’insulto. Qualcuno dice subito sono grillini, e così facendo cade in quella fin troppo prevedibile trappola dell’attribuzione dell’idiozia per tifoseria politica, che anche in questo caso, io credo, ci azzecca ben poco.
In questa farsa c’è poi una sottotrama, che ha quasi del surreale, e fa riferimento ad un hashtag diretto e offensivo (#bersanimuori) apparso ieri, sempre diretto al povero Pigi. Bene, facendo un giro si scopre che la diffusione dello stesso è data non da chi lo ha twittato con l’intenzione di offendere, ma da quelli che al contrario si sono posti come paladini della morale e dell’indignazione. Insomma, senza di loro probabilmente si sarebbe perso nei meandri della rete, senza riscuotere quella visibilità che non avrebbe certo meritato.
In conclusione, sarebbe bastato da un lato un po’ di buonsenso e di coraggio da parte di chi gestisce alcune pagine facebook, o i commenti agli articoli, nel mettere in atto quel tanto di moderazione che in certi casi andrebbe anteposta al traffico, e dall’altro che i sopra citati detrattori non si fossero posti nella posizione di spingitori di imbecilli, cadendo quindi sullo stesso piano di chi, evidentemente, non aveva nulla di meglio da fare, e finendo per alimentare un circolo vizioso da cui a quanto pare faticheremo ancora molto per uscire. Un circolo che non c’entra tanto con la politica ma più che altro con la cultura.
Ma questo è quello che è successo ieri. Oggi quello che importa (e importava anche ieri, anche se non a tutti) è lo stato di salute di una persona. E le notizie sembrano più promettenti. Bersani pare stia meglio, e tutto il resto lasciamolo nel circolo vizioso.