Magazine
In una vecchia intervista a Giorgio Gaber del 1999 sono contenute alcune preziose istruzioni rivolte a coloro che vogliano provare a costruirsi una coscienza davvero individuale, disattendere il "pecorismo" di massa, presentarsi al mondo con l'abito dello spirito libero.
Sia chiaro, Gaber non è mosso da alcuna istanza didattica e non pretende di dare lezioni di anticonformismo a chicchessia. Le sue sono parole che nascono da una grande libertà di pensiero e da una visione del senso di appartenenza che nulla ha a che vedere con la logica delle fazioni.
Lo spunto è la sua partecipazione ai meeting di Comunione e Liberazione, per questo ve ne sto parlando.
Premetto che io non ho alcun legame affettivo con i ciellini, anzi la loro esistenza mi fa scuotere rassegnato la testa. Diciamo pure che li vedo come il fumo negli occhi. Così, tanto per sgombrare il campo da vergognosi addebiti a carico della mia persona... Proprio per questo le parole di Gaber sono una lezione soprattutto per me, uno spunto di riflessione sulla qualità della mia misantropia, un invito a prendere le distanze da certe logiche precostituite ed a fare un buon bagno di umiltà.
Ecco quel che disse Gaber.
"Cosa accomuna me ed i giovani di CL? Credo soprattutto la visione positiva nell'essere umano, nella possibilita' di riscatto che ha dentro di se' . Anche se loro naturalmente hanno un approccio cristiano, mentre io parto da un punto diverso. Poi loro hanno riconosciuto l' importanza di un valore come l'appartenenza, la cui mancanza in questi tempi io sottolineavo proprio nella canzone che don Giussani ha ricordato. E cosa ci divide? L' accettazione del divino, il pensiero su Gesù , sul quale purtroppo non sono molto preparato".
La linea di demarcazione tra uno spirito libero ed un disfattista tout court sta proprio nell'abitudine mentale a riconoscere le parti buone dentro le sgangherate carcasse delle sovrastrutture. Qualsiasi altro approccio non produce che sterilità e sfascismo. Penso, tanto per rimanere agganciato a fatti di attualità, alla virulenza degli attacchi di certe testate giornalistiche. Penso, in particolare, alla professionalità del signor Emiliano Luzzi, redattore de Il fatto Quotidiano che ha sprecato parecchio inchiostro per commentare con disapprovazione al limite del disgusto la presenza di Windjet (compagnia aerea in odore di fallimento) fra gli sponsor dell'ultimo meeting di CL. Senonché, al di là della somiglianza delle parole, il vero sponsor era Wind, e di Windjet non esiste alcuna traccia tra le sponsorizzazioni. "La società non ha i soldi per pagare i dipendenti, ma può sponsorizzare la riunione di Cl", aveva tuonato il buon Luzzi. Quando poi l'ufficio stampa del meeting ha protestato per il marchiano errore (?), l'articolo è stato prontamente modificato. Ma nel sottotitolo il riferimento a Windjet è rimasto.