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Non è durata molto la tregua sui mercati finanziari. La guerra tra monete, l'euro e il dollaro, non può concedersi neanche un minuto di riposo ed infatti ecco che, alle dichiarazioni di maggior impegno degli Stati europei per uscira dalla crisi da oltre oceano arrivano i declassamenti dei debiti pubblici del vecchio continente, esclusi quelli di Germania e Olanda, almeno per ora.
La mossa era ampiamente prevista, eppure qualcuno, come il governo francese, che ha visto la propria tripla A declassata a AA+, si è dichiarato sorpreso. Talmente prevista che in fondo il mercato ha assorbito la notizia senza particolari scossoni. Le borse europee hanno si virato al ribasso, ma hanno chiuso con perdite tutto sommato moderate, e gli spread sono risaliti solo di poco, con quello tra i Btp italiani e i Bund tedeschi che si è riportato a quota 488 (anche se bisogna sempre considerare che il livello dello spread dipende dagli acquisti della Bce).
Oggi è tutto un raccogliere dichiarazioni di governanti che invitano alla calma e a non dare troppa importanza ai giudizi delle agenzie di rating, ma la retrocessione del debito pubblico italiano, insieme a quello spagnolo e portoghese a BBB+, a poca distanza ormai dal rating di "debito spazzatura" non è che ispiri propriamente alla calma e alla tranquillità.
Ma più che l'economia, che ormai è quella che è, i nuovi declassamenti colpiscono la classe politica europea, affondando definitivamente Nicolas Sarkozy, il Napoleone immaginario che risiede all'Eliseo, ormai chiaramente destinato alla sconfitta nelle prossime elezioni presidenziali francesi, e va a incrinare la stessa leadership della cancelliera tedesca Angela Merkel, la cui condotta egoista e attendista finirà alla lunga minare anche l'economia della Germania (a meno che i tedeschi non abbiano già deciso di abbandonare l'euro al suo destino, come pure temo da molto tempo).
Appare ancora più chiaro quanto siano inutili, nel gioco dei grandi interessi finanziari internazionali, i provvedimenti emanati dal governo Monti per mettere in sicurezza i conti dello Stato italiano. La sicurezza può essere solo temporanea e in assenza di azioni forti a livello europeo e il proseguire della recessione economica si tornerà in una situazione di emergenza in bereve tempo.
Nel frattempo gli organi d'informazione italiani sembrano cloroformizzati e invece di informare il pubblico di quanto avviene si occupano di creare nuovi eroi, come il dottor Attilio Befera, il superman anti evasori ( il ritratto che ne ha fatto il corriere della sera è la cosa più divertente del mese).
Sullo sfondo si agitano i politici italiani, da una parte occupati a votare si o no all'arresto del deputato Nicola Cosentino, dall'altro intenti a cercarsi una nuova collocazione nel prossimo scenario politico.
Oggi è il segretario politico del Pd (o almeno sembra tale) Pierluigi Bersani che si scuote dal torpore e torna a chiedere al premier Monti una politica di crescita abbandonando quella di solo rigore imposta dalla Merkel: ma allora, caro Bersani, sa hai una tua idea di come affrontare la crisi, perché hai accettato l'imposizione di un governo"tecnico", senza contare l'evidente strappo istituzionale che ne è derivato, e non hai chiesto le elezioni anticipate per formare un tuo governo politico col quale attuare la tua politica?
In realtà, le parole di bersani sono le solite enunciazioni di principio, alle quali non è mai seguito nessuna vera proposta concreta e il dubbio che non ne ha mai avute e che continua a non averla, è più che legittima.
In assenza di scelte politiche di largo respiro e delle vere grandi riforme di cui questo paese ha bisogno, a cominciare dal suo assetto istituzionale e politico, a lunedì si tornerà a parlare di tassisti e farmacisti, come se fossero queste due corporazioni a determinare i destini della Nazione, e ad osservare con apprensione i movimenti degli indici di borsa e degli spread, aspettando un colpo d'ali che non arriverà.
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