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Stanno al gioco. Sempre.

Creato il 27 maggio 2012 da Gianlucaweast @gianlucaweast

Stanno al gioco. Sempre.

(c) 2012 weast / I testimoni hanno bisogno di poco bagaglio.


Oggi mi ha scritto Maria de Lourdes Villiers-Farrow. Per farmi capire: Mia Farrow. L'attrice. Su Twitter. Non la seguo e quindi deve essersi trattato di un RT di qualcuno che seguo. Mia si diceva "indignata" a nome di UNICEF - l'agenzia ONU per l'infanzia - di cui è ambasciatrice. Indignata per il massacro di Houla, in Siria, e in particolare per la morte di "32 bambini". Ho ritwittato scrivendo "qual è la soglia di morti necessaria per ricevere un messaggio da Mia Farrow?". Per ricevere - aggiungo ora - un messaggio da UNICEF o dall'ONU in generale? Che si è prestata a un gioco subdolo e pericoloso in Siria:  osservare cio' che il mondo non vuole vedere. La morte. Portata dall'odio interetnico, dallo spirito di sopravvivenza di un reggente, dall'infiltrazione dei professionisti della violenza e del tritolo. Un gioco subdolo perché non puoi startene a guardare la morte senza dire chi l'ha causata, senza urlarlo. Non puoi mandare un messaggino quando la conta dei morti, fra i bimbi, arriva persino a New York, a strapparti agli affari tuoi che giustamente stai seguendo. O lo fai da subito, dal primo morto, o scegli il silenzio, anche quando i morti sono cento. Per coerenza. Per decenza. E' questo che voglio dire: o si denuncia o si sta zitti. Si denuncia subito o si sta zitti sempre. In Afghanistan, oggi stesso, un bombardamento NATO ha ucciso sei bambini. Non ho ricevuto nulla dalla signora Farrow. Il suo rilevatore non ha fatto "bip". Perché è tarato diversamente. I testimoni hanno bisogno di poco bagaglio. Le sigle dell'ONU (UNICEF, ecc.) si portano dietro, oltre a molte lettere dell'alfabeto, una marea di persone e di occhi: che non servono a nulla. Perché, anche quando registrano, urlano e denunciano, stanno al gioco. Sempre al gioco. Degli uni e/o degli altri.

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