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Starbucks: quando il caffè diventa un must

Creato il 11 aprile 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

L’accessorio irrinunciabile per ogni celebrities che si rispetti è davvero lontano dalle nostre aspettative, infatti non si tratta né di una borsa, né di un determinato paio di scarpe, né di qualsiasi altro accessorio imperdibile. Si tratta di una bevanda è più precisamente di una bevanda di Starbucks: il caffè!
Chi, almeno una volta, non ha potuto vedere una scena di un film dove il protagonista reggeva in mano una caratteristica tazza di Starbucks?
In effetti la famosa marca è protagonista di numerose pellicole.
Vi regaliamo di seguito un divertente video:
http://youtu.be/dVOLZGSpyro
Tra le varie pellicole segnaliamo:
- Il Diavolo veste Prada
– Io sono Sam
– The Terminal
– C’è posta per te
– Un amore di testimone
- Sex and the city
- In good Company
- Shrek 2
Ma l’elenco non è finito, sono davvero molti i film in cui compare la famosa catena di caffetterie.
Così come è davvero infinito l’elenco delle star che dimostrano di avere una passione smisurata per il caffè Starbucks. Sole o accompagnate dalla propria prole, le celebrities non perdono occasione per fare una sosta nelle famose caffetterie.

Ma come è nata e da chi l’idea di realizzare questa catena?
Creata nel 1971 a Seattle da Howard Schultz, questa catena cosi particolare ha tratto spunto proprio dai nostri bar: “In occasione di un viaggio a Milano nel 1983 (Howard Schultz) sviluppò il suo progetto di portare in America l’autenticità della caffetteria italiana” (fonte: Wikipedia). La sua “anima” Italiana è presente anche nei nomi dei propri prodotti: cappuccino, frappuccino, espresso, macchiato; per non parlare poi delle dimensioni delle bibite, grande per una bibita media e venti per le grandi (date un’occhiata al catalogo degli espresso per rendervi conto di quanta influenza eserciti la cultura del caffè Italiana).
Ma Starbucks, a ben vedere, ha poco dei nostri bar; innanzitutto non si beve e mangia niente in piedi davanti al bancone, esistono tavolini, divani, salottini o si può scegliere di portarsi via il cappuccino in un contenitore da viaggio molto comodo e anti-scottatura, poi l’atmosfera è molto più rilassata, non c’è la calca di fronte al bancone, non c’è lo stress di infilarsi tra mille corpi per chiedere un caffè al volo, non c’è la difficoltà di bere un caffè in santa pace sommersi dalla folla mattutina.
Tutto si basa su relax e calma in un ambiente costruito apposta per sembrare il salotto di un amico dove scambiare due chiacchiere in armonia e serenità.
Una curiosità: il nome “Starbuck” appartiene ad un personaggio di Moby Dick. Il logo è una sirena a due code stilizzata.
Alla data di gennaio 2005 si contavano 8.949 Starbucks in tutto il mondo, di cui 6.376 nella madrepatria. Attualmente Starbucks è presente in più di 55 paesi.
In Europa le caffetterie Starbucks sono molto diffuse, soprattutto nelle grandi metropoli come Parigi, Madrid, Berlino o Londra, così come in molti centri minori.
A contrastare quest’immagine di grande diffusione vi è la totale assenza di punti vendita Starbucks in Italia: Howard Schultz, presidente e AD della società, ha sempre ritenuto che l’immagine di una caffetteria come Starbucks, che pure trae ispirazione dal modello sociale e commerciale dei caffè italiani, in Italia non funzionerebbe, dal momento che «agli italiani non piacciono le tazze di plastica. Perché? Essi non considerano neanche la possibilità di prendere il caffè fuori dal bar, bevendoselo mentre camminano o guidano»
Che dite avrà ragione? Certo per noi il caffè è una vera istituzione, soprattutto se bevuto in tazzine di vetro!
Staremo a vedere!

di Emma Mariani

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