“State andando da Cappello?”, ci chiedevano a Palermo mentre cercavamo di capire come arrivare in via Colonna Rotta da Palazzo dei Normanni. Sulla mappa sembrava proprio lì, ma da una parte stavano lavorando, dall’altra si passava sotto un archetto e si sbucava in una via scalcagnata, dall’altra ancora cumuli di immondizia e oggetti rotti abbandonati per strada ostacolavano la vista. Possibile che una delle migliori pasticcerie d’Italia fosse in un posto così? Eppure eravamo in pieno centro, in un luogo di grande passaggio, in un punto nevralgico tra il labirinto delle stradine del nucleo antico.
Possibile che un centro storico così ricco di palazzi, monumenti, chiese, sole e mare fosse ridotto in un tale stato di abbandono, decadenza, incuria, grigiore, sporcizia, rassegnazione da far ricordare le immagini di città sventrate da bombardamenti o le vie dell’Havana cubana in cui ogni giorno è un arrabattarsi a sostenere vecchi muri e a rattoppare tetti? Possibile che questa stessa città ospiti un luogo come la Cappella Palatina, nella quale ti viene la pelle d’oca per la tanta bellezza e, a cento metri di distanza, rottami di legno e ferro abbandonati in una piazzola di sosta da immemore tempo? Possibile che per strada ci siano carte, borsine di plastica abbandonate, pozzanghere luride, buche nell’asfalto, calcinacci e sui balconi antenne paraboliche e lungo la via dozzine di negozietti con cianfrusaglie cinesi per addobbare il cellulare? Possibile essere tormentati dai proprietari delle vespe-carrozzina e delle carrozze a cavallo che offrono in continuazione giro turistici a modico prezzo, ma non poter visitare tutto il Palazzo dei Normanni o il Museo Archeologico perchè chiusi per lavori?
La Sicilia che ho conosciuto a maggio dell’anno scorso era forse un’altra isola. La sua capitale sopravvive a se stessa e alle sue macerie. Sono solo apparenti, come ci ha detto qualcuno? La bellezza si nasconde dietro le facciate decrepite dei palazzi? Non lo so, nè forse lo saprò mai.
Il cannolo e la pasta di mandorle erano buonissimi, le persone gentili e rassegnate. Le immagini che sono rimaste impresse nella memoria, al rientro dal viaggio del fine settimana, molto meno piacevoli da ricordare.