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Stefan Zweig deve morire, di Deonisio Da Silva

Creato il 05 maggio 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Piatto_da_Silva

Autore: Deonisio Da Silva
Titolo: Stefan Zweig deve morire
Traduzione di Giovanni Ricciardi
Anno: 2013
Pagine: 135
Casa Editrice: Tullio Pironti editore
Genere: Giallo storico
Formato: cartaceo
Prezzo: € 14

Trama:
Stefan Zweig, uno degli intellettuali più eminenti e conosciuti in Europa, torna in Brasile nel 1940, dopo esservi stato solo di passaggio verso la metà degli anni Trenta, per fuggire al clima tempestoso instaurato dal nazismo in Europa. Prende casa a Petrópolis, una bella e fresca cittadina vicino Rio de Janeiro e qui, fra l’altro, scrive Brasile, paese del futuro. Nella notte fra il 22 e il 23 aprile 1942, subito dopo il Carnevale, Stefan e sua moglie Lotte vengono trovati morti, in casa, sul letto, l’uno accanto all’altra. A oggi ancora non è certo se si sia trattato di omicidio o suicidio. Il romanzo si apre con Zweig che racconta in prima persona l’ultimo giorno della sua vita e ne ripercorre le tappe principali, i momenti più importanti, la quotidianità, le letture, le conferenze per le Americhe, gli incontri. Nella seconda parte del romanzo, l’autore immagina, e quasi dimostra, come alla base della morte di Stefan ci sia una congiura di nazisti brasiliani di Petrópolis, i quali sanno in anticipo che non sarà fatta nessuna autopsia dopo la morte. Nell’ultimo capitolo, siamo ora nel 2000, l’azione si svolge in un’aula della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di San Paolo, dove due studiosi discutono della morte di Zweig e Lotte: perché i funerali sono stati fatti così in fretta? Perché non è stata fatta l’autopsia? Perché la morte dei due è stata così male indagata?

Stefan Zweig

Giudizio:
Nel 1940, quando decide di lasciare il suo paese ormai divenuto parte integrante del Reich, Stefan Zweig, austriaco ed ebreo, è uno degli scrittori più famosi e tradotti nel mondo.
Intimamente ostile al nazismo, lascia l’Europa e approda in Brasile con la giovane seconda moglie, Lotte. Vive con lei in una casa di Persepolis, oggi diventata un museo. Svolge conferenze affollatissime e ben retribuite in giro per il Sudamerica e scrive molto sui giornali nazionali – mentre ha smesso di scrivere libri: l’ultimo è un’elegia del Brasile che lo ospita.
Lo Zweig di De Silva è un uomo anziano, tormentato, infelice e sconvolto da quello che sta accadendo in Europa.
Progetta il suicidio, insieme alla giovane seconda moglie, ma De Silva inserisce nel contesto il desiderio di vendetta della prima moglie, Frida, che la porta ad allearsi con i nazisti, a collaborare con loro e a uccidere lo scrittore.
Questa parte di fiction è inevitabilmente la più forzata e debole del romanzo: il personaggio di Frida è descritto come così volitivo da diventare l’ improbabile leader del gruppo di agenti nazisti, che non sembrano risaltare per intelligenza.
Dato per compiuto l’omicidio, che sarà fatto passare per suicidio costringendo Zweig a scrivere una lettera che spieghi il suo gesto, De Silva attribuisce al governo brasiliano dell’epoca la volontà di non irritare i potenti nemici di oltreoceano.
Nel 1942 i nazisti stanno di fatto vincendo la Seconda Guerra Mondiale, e il Brasile rompe le relazioni con la Germania soltanto all’inizio dell’anno, sotto la forte pressione di tutte le altre nazioni occidentali.
Sarà dunque il presidente brasiliano in persona, Getulio Vargas, presente a Persepolis in quei giorni, a proibire l’autopsia per “evitare l’oltraggio dei corpi”, e a impedire alla comunità ebraica di prelevare i corpi per seppellirli nel cimitero ebraico di Rio.
Un’altra operazione letteraria compiuta con successo da De Silva è la restituzione del dovuto risalto al personaggio di Lotte, che solo apparentemente era “la giovane e sottomessa moglie di Zweig” come nell’immagine restituitaci dalle biografie.
De Silva, recuperata la corrispondenza di Lotte, riscrive quasi integralmente l’originaria stesura del romanzo per darci l’immagine più reale possibile di questa donna ebrea colta, che parlava fluentemente cinque lingue: la immagina come riferimento anche intellettuale per il marito anziano, e le ridà voce e dignità.
A metà strada tra ricostruzione giornalistica e romanzo, e con lo sfondo interessante di un’epoca storica tormentata e convulsa, l’opera di De Silva risulta quindi plausibile e avvincente.
La scrittura è sempre appropriata, ricca ma fluida, e la struttura del romanzo su livelli paralleli (la vicenda narrata in prima persona da Zweig, la costruzione del suo omicidio da parte dei nazisti, e l’esame storico a posteriori della vicenda da parte degli storici) è gestita con maestria per mantenere sempre viva l’attenzione del lettore.

FOTO DE DEONÍSIO DA SILVA


Sull’autore:

Deonìsio Da Silva, nato a Sideropolis (Brasile) nel 1948, si autodefinisce “giardiniere e botanico delle parole”.
Professore universitario di Filologia a Rio de Janeiro, è autore di 34 libri, tra cui sette romanzi, numerosi saggi e testi per il teatro, pubblicati in Brasile, Portogallo, Canada, Italia e altri paesi europei.
È stato vincitore di diversi premi letterari in Sudamerica (tra cui la 10^ edizione del Premio Internazionale “Casa de las Americas”, la cui giuria era presieduta da Josè Saramago).

Marco Zanette



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