Uno slogan, una tautologia, quella che sottende il pensiero espresso in “Indignatevi!”, un pamphlet liberatorio e corrosivo di Stéphane Hessel, novantatreenne combattivo che ha conquistato con questo testo migliaia di lettori. Stéphane Hessel, ospite di Fabio Fazio a Chetempochefa, mette a frutto l’esperienza di una vita spesa con impegno, prima nella Resistenza francese e successivamente come diplomatico, sempre in prima linea nella difesa dei diritti. “Il mio augurio a tutti voi, a ciascuno di voi, è che abbiate un motivo per indignarvi. È fondamentale. Quando qualcosa ci indigna come a me ha indignato il nazismo, allora diventiamo militanti, forti e impegnati. Abbracciamo un’evoluzione storica e il grande corso della storia continua grazie a ciascuno di noi.”
Il divario fra i ricchi e i poveri, gigantesco e sempre crescente, è il primo motivo di scandalo che Hessel accusa oggi, seguìto dalla mancata applicazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che seppure sia una dichiarazione senza efficacia giuridica, ha segnato una conquista importante, largamente disattesa. Poi aggiunge, “non basta pensare che l’indignazione possa supplire alla mancanza di un sistema politico, non basta perché oltre a quella bisogna anche impegnarsi e trovare soluzioni”.
Per uscire da questa tremenda crisi economica e di valori è necesssario leggere libri che insegnino come esser individui e ritrovare la dimensione colllettiva. Oggi più che mai bisogna agire in

Poi c’è la questione mediorientale, il conflitto fra Israeliani e Palestinesi, che per Hessel è oggi motivo di grandissima inquietudine e indignazione. Dove sono i valori tramandati dalla Resistenza, dove la voglia di giustizia e di uguaglianza, dove la società del progresso per tutti? A ricordarci le cose che non vanno sono gli eventi di una quotidianità fatta di ingiustizie e di orrori come le guerre, le violenze, le stragi. Hessel parte da qui, per indicare a tutti quali sono i motivi per cui combattere e per cui tenere alta l’attenzione.
L’indignazione è il primo passo per un vero risveglio delle coscienze, e il grido di Hessel ce lo ricorda con fermezza e convinzione. “Sono convinto che il futuro appartiene alla non-violenza, alla conciliazione tra culture differenti. È per questa via che l’umanità dovrà affrontare con successo la sua prossima tappa”.
Lui stesso si è recato più volte, negli ultimi anni, a visitare la striscia di Gaza, e ne ha riportato a casa la testimonianza di una situazione due volte intollerabile: per le condizioni di vita imposte ai palestinesi e per la prevaricazione operata dall’esercito israeliano, rappresentante di un popolo dalla storia così segnata dalle angherie e dai soprusi.
Hessel affronta i mali della nos

Resistere è creare e creare è resistere, due verbi che sottendono l’azione della resistenza che deve avere come obiettivo quello della creazione di qualcosa di migliore e viceversa. Hessel dunque provoca il risveglio delle nostre coscienze, il risveglio del popolo, finora molto passivo, e ricorda alla sinistra che deve essere ribelle, umana e ottimista. Questo monito deve trasformarsi in un vero manifesto che supera gli schieramenti politici e le divisioni ideologiche. La sinistra italiana sarà capace di sfruttare i suggerimenti di Hessel?






