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Stilisti indifferenti agli appelli della Clean Clothes Campaign

Creato il 13 settembre 2011 da Dg_victims @DG_VICTIMS
Stilisti indifferenti agli appelli della Clean Clothes Campaign Spesso non sappiamo cosa stiamo indossando. O meglio, non conosciamo lesostanze chimiche contenute nei tessutiche entrano in contatto con la pelle. Molto spesso sono tinture, oppure composti che servono a dare una certa sfumatura o consistenza alla stoffa. Ad esempio, la sabbiatura. Andava di gran moda qualche anno fa, creava quelle macchie slavate che davano al pantalone una stilosa impressione usata. Oggi, su questo trattamento c’è una moratoria, perché sembra che le sostanze impiegate siano altamente tossiche. Lo dice la Clean Clothes Campaign, che ha accusato Dolce & Gabbana di non prestare attenzione a questo problema, rifiutandosi di aderire al bando di questo processo. Tra le maggiori case di moda d’Italia, tre sono accusate di non voler smettere di vendere i “jeans killer” che minacciano la vita dei lavoratori nei paesi poveri in cui sono prodotti. La Clean Clothes Campaign ha iniziato a febbraio, richiedendo ai principali produttori e distributori di moda di bandire la sabbiatura: le grandi quantità di polvere di silice prodotta in questo passaggio potrebbero portare alla silicosi, una malattia polmonare potenzialmente letale. Il processo è stato vietato in Turchia nel 2009, dopo la prova che 46 ex operatori addetti alla sabbiatura avevano contratto la silicosi. Quasi 34.000 persone hanno firmato la petizione pubblicata dalla Clean Clothes Campaign. Il portavoce italiano della campagna, Deborah Lucchetti, ha fatto sapere che un certo numero di noti progettisti, produttori e rivenditori avevano già eliminato l’abbigliamento in jeans sabbiato dalle loro collezioni. Tra questi anche Levi’s, H&M e C&A. In Italia sia Gucci che Versace hanno risposto favorevolmente all’appello. Gucci, in particolare, è stato “responsabile e avanzato… maturo.” Ma Lucchetti ha anche fatto sapere che Giorgio Armani, Roberto Cavalli e Dolce & Gabbana non si sono mossi. “In questi sette mesi, sono le uniche aziende che sono rimaste del tutto indifferenti”. “Dolce & Gabbana mi hanno addirittura telefonato per ringraziarmi per l’informazione ma che non erano interessati. Ero abbastanza sorpresa, questo è un problema serio. Molte persone sono morte a causa della sabbiatura”. In una dichiarazione rilasciata il 5 agosto, Change.org accusa Dolce & Gabbana di aver “cancellato dalla bacheca di Facebook i messaggi che i membri dell’associazione avevano inviato chiedendo che il divieto di sabbiatura fosse adottato anche da questa società”. Nessuna delle tre società nominate dalla Clean Clothes Campaign si è resa disponibile a commentare la questione con la stampa. (fonte: giornalettismo)

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