dalla recensione di Giovanni Ghiselli
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Il padre di Dolores è sempre in preda alla rabbia, è un uomo incapace di qualunque affetto positivo, di qualsiasi dialogo: “L’unico linguaggio decifrabile era e sarebbe stato quello della forza e della violenza. Una tracotanza che nasconde, forse, la fragilità o l’incapacità di esprimersi in altro modo” (p. 18).Alla figlia bambina e ragazzina viene negata ogni possibilità di chiarimento, di spiegazione, di comunicazione con il padre che la rifiuta.Viene in mente la giovinetta Ottavia alla corte di Nerone: “Octavia quoque, quamvis rudibus annis, dolorem caritatem omnes adfectus abscondere didicerat” ( Annales, XIII, 16), anche Ottavia, sebbene non scaltrita dall’età [5], aveva imparato a nascondere la pena, l’amore e tutti i sentimenti.Ma Ottavia non aveva padre né madre che la difendessero [6].Dolores invece ha una madre buona, cara, preziosa.Del resto la scrivente non può colmare la lacuna della figura paterna: “Ho sempre sognato ciò di cui sono stata privata: una figura protettiva, autorevole, certo, ma non autoritaria” (18). Tale figura viene rimpiazzata, a mano che la ragazza cresce, dai suoi Maestri: Natoli, Levinas e altri.Il padre dunque è bestialmente manesco in molte circostanze: maltratta e picchia i dipendenti, ma nessuno lo denuncia: “sembrava che tutto ti fosse concesso, in nome di quell’omertà che rende muti, o, forse, di quell’ingenuo pudore che porta alla rinuncia della parresìa, al desistere da ogni azione che si configuri come resistenza al male e al ricatto che lo sottende” (p. 20).…Storia di Dolores. Lettera al padre che non ho mai avuto di Francesca Nodari.
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