Capita spesso di rimanere colpiti se non addirittura affascinati dalla storia di un libro, di come un autore riesca a coinvolgere il lettore facendolo sentire protagonista, di fare le ore piccole per finire di leggerlo e finito quello, quasi una smania per andare a cercarne un altro, per rendere certi momenti più pieni, noi soli con una storia che neanche ci appartiene, ma che diventa nello spazio di qualche centinaio di pagine compagna assoluta dalla quale è difficile staccarsi.
Amo molto leggere, a volte i libri li divoro. Li rispetto anche, mi spiace sciuparli, non li ho mai sottolineati in vita mia, né quelli di scuola e né quelli da leggere soltanto. Sono la nostra linfa, un cammino dal quale è impossibile prescindere o farne a meno, con loro cresciamo, ci aiutano in ogni momento della nostra vita, ma c’è un altro grande libro che non sempre riusciamo a leggere e che ci appartiene forse ancora di più.
Ci pensavo il giorno di Pasqua mentre ero in chiesa ad ascoltare la messa; sì lo ammetto, sono un cattolico all’acqua di rose e alle volte mi distraggo pensando ad altre cose. Dopo la comunione, in tanti tornavano ai loro posti ed io li guardavo: giovani, meno giovani, molti anziani, qualcuno con il volto sereno, altri con impressi i segni della vita, ognuno con la sua storia.
E allora pensavo, ci sarà per ognuno di loro qualcuno disposto ad ascoltarla quella storia?
Nell’era della comunicazione ad oltranza, ho invece l’impressione che tante di quelle storie vivono in solitudine e se qualcuno se ne interessa, è solo in modo marginale. Sono storie di vita che spesso nascondono lacrime e rinunce, niente di avventuroso quindi, nessuno spazio per sognare e per sentirsi coinvolti, sono storie di vita che nel quotidiano consumano la loro esistenza e che spesso non interessano a nessuno.
Sì, quella del libro è solo una provocazione, al di là di ogni altra cosa, in fondo ci dedichiamo un po’ a noi stessi, niente di male quindi, ma quanto siamo disposti a dedicare un po’ di tempo a qualcuno che in quel momento ha solo bisogno di farsi ascoltare?
Me lo chiedevo l’altro giorno mentre guardavo quei volti e chissà quante storie avrebbero avuto voglia di raccontare.