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Studenti in rivolta?

Creato il 21 dicembre 2010 da Pkiara

Domani si prospetta un'altra giornata di fuoco per Roma e spero che questa mia previsione mantenga il senso figurato che desideravo dare. Gli studenti arriveranno in centro a manifestare contro una riforma che ritengono (?) ingiusta. Fanno bene a manifestare, sono convinta che bisogna alzare la voce quando si pensa che qualcuno ci stia calpestando. E bisogna urlare ancora di più se chi ci calpesta finge di non sentire, come avesse un ipod nelle orecchie a tutto volume. Sono, però, anche convinta che abbia ragione il meraviglioso Antonello Piroso, dicendo che si può urlare il proprio malcontento, perfino il proprio disprezzo, in perfetto silenzio. Piroso ha suggerito – durante l'ultima puntata di Niente di Personale su La7 – agli studenti di evitare i tafferugli e la violenza e di arrivare in centro, bloccare la città e starsene in silenzio, magari distesi per terra o persino nudi, a far scalpore più che rumore. Credo che potrebbero anche usare l'ironia e la fantasia, con il libro in una mano e nessuna bomba nell'altra.
Studenti in rivolta?

Sono stata rappresentante d'istituto per gli ultimi due anni di liceo. Di scioperi ne abbiamo fatti parecchi. Il mio quarto anno di liceo fu anche pieno di manifestazioni, seppure nulla avessero a che vedere con quelle viste mille volte alla tv in questi giorni. Il primo anno di liceo protestarono con noi anche i professori: non avevamo abbastanza aule fatiscenti e ci toccava fare i doppi turni. Portammo i banchi in strada, davanti al liceo, e ci sedemmo lì, a bloccare la strada. Era bello, perché era sensato, condivisibile. E vincemmo la nostra battaglia. Negli anni, mantenere la serietà di uno sciopero divenne sempre più difficile (una volta di sabato li lasciai fuori a protestare contro il nulla e io sola entrai). Mi ricordo di una manifestazione a Ragusa, sotto l'acqua battente, portata a termine sotto al provveditorato in venti, perché man mano c'era chi si fermava ai caffé, nei bar. C'era troppa gente a cui non fregava niente persino dei suoi stessi diritti. Forse è per questo che siamo arrivati a questo punto. Da un certo punto in poi, presumo dagli anni ottanta (ma non vorrei dire scemenze perchè non c'ero), il problema è che troppa gente si è fermata nei bar.


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