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Su Podemos e l’anno elettorale

Creato il 26 marzo 2015 da Allocco @allocco_info

da www.dalbasso.net

Fra una settimana in Andalusia si vota.  A questa regione del sud, segnata da profonde e storiche disuguaglianze sociali,  tocca aprire una stagione elettorale che segnera’ tutto il 2015 spagnolo.  “Il cambiamento inizia in Andalusia”  è lo slogan di Teresa Rodriguez, attuale europarlamentare e candidata di Podemos alla presidenza della regione. Il prossimo 22 marzo sei  milioni di persone saranno chiamate alle urne e per la prima volta potranno votare Podemos in una consultazione che avra’ effetti interni. Il partito ha  infatti esattamente un anno di vita, essendosi costituito a marzo del 2014 per partecipare alle elezioni europee nelle quali ha ottenuto l’8% inviando a Bruxelles 5 Eurodeputati.  Ma perche’ si comincia dall’Andalusia?

teresa

Circa un mese fa Susana Diaz l’attuale governatrice del partito socialista ha rotto unilateralmente l’alleanza di governo con Izquierda Unida convocando anticipatamente le elezioni. Questa mossa aveva lo scopo di cogliere in contropiede Podemos che a livello regionale è ancora in una fase di articolazione territoriale. Il partito socialista governa l’andalusia da sempre ed i sondaggi lo danno in netto vantaggio anche questa volta. Ma sappiamo bene che le previsioni in questi momenti non valgono un fico secco e  la signora Diaz ha dimenticato di fare i conti con il fatto che Teresa Rodriguez è di Cadice ed è sicuramente una delle persone piu’ apprezzate dell’attuale  leadership di Podemos.  Teresa proviene da Izquierda AnticapiCapitalista, (un partito di sinistra radicale che lo scorso gennaio si è trafomato in associazione per confluire in Podemos) e qui è conosciuta e apprezzata da tutti come un attivista di base a differenza dei vari Pablo Iglesias, Monedero ed Errejòn che sono percepiti  da molti una èlite madrileña universitaria.  Ha un sostegno ampio anche nei circoli libertari e non è escluso che ce la possa fare veramente. E’ lei che al primo congresso nazionale di Podemos lo scorso novembre ha proposto un’opzione di organizzazione interna piu’ orizzontale ed articolata di quella che poi è stata votata dall’assemblea, ovvero una struttura di partito classica con un Segretario Generale ed un direttivo con poteri molto accentrati. Podemos da un punto di vista organizzativo non si distingue dai partiti tradizionali. I suoi leader hanno una formazione marxista e si sono affinati negli ultimi anni frequentando i “governi popolari ” sudamericani con i quali a diverso

titolo hanno avuto formali collaborazioni. Seppur la provenienza culturale dei suoi promotori è chiara il discorso pubblico incorpora gli elementi necessari ad acquisire consenso in settori ampi della società, quei temi che  l’establishement definisce “populisti”  a scopo diffamatorio nei confronti di ogni cossa possa turbare l’ordine costituito.  L’anti-casta, la riduzione dei salari dei parlamentari, una orizzontalità genericamente definita e riassunta nel concetto

dell’essere cittadino e soprattutto collocarsi al di là delle categorie storiche di destra e sinistra.  Temi che qui come in Italia piu’ che populisti sono popolari e una forza che ambisce ad acquisire consenso nella società ovviamente li utilizza a dovere.

Pablo Iglesias convince  piu’ il pubblico dei talk-show televisivi che la gente politicamente affine al suo partito.  A Siviglia è stata costituita la lista “Sevilla, si se puede!” per una candidatura semi-unitaria alle elezioni municipali  (maggio) che partendo dal nucleo di Podemos, critico nei confronti della leadership centrale,  ha raccolto sostegno in diversi ambiti di movimento.  Podemos ha infatti deciso nel suo congresso di non partecipare alle elezioni municipali per due motivi: arrivare alle elezioni politiche del prossimo autunno evitando il rischio di bruciarsi strada facendo e lasciare ai territori l’onere di decidere le alleanze locali sopratutto in relazione all’ iniziativa Ganemos.

Ganemos (Guanyem in catalano) prende vita a Barcellona dove già da mesi si è prodotta una confluenza ampia di tutta la sinistra, dai movimenti ad Izquierda Unida, intorno alla candidatura a sindaco di Ada Colau la ex-portavoce della Plataforma de los

ada colau
afectados por la hipotecas senza dubbio il movimento piu’ forte prodotto dal 15M. La piattaforma in questi anni ha fatto un lavoro enorme per tutelare i diritti di coloro che, durante la bolla immobiliare hanno contratto  mutui astronomici per poi vedere la loro casa svalutata fino al 70% , confiscata dalla banca e ritrovarsi per strada con ancora un mutuo sulle spalle per ripagare la differenza di prezzo.  La figura di Ada Colau, altra attivista nota e stimata ad ampio raggio, ha facilitato il processo di confluenza ed  il tentativo di estendere Ganemos ad altre città ha avuto fortuna alterna soprattutto per la presenza di Izquierda Unida. In Andalusia, Izuierda unida ha governato per anni con il Partito Socialista, i movimenti si sono trovati molto spesso confrontarcisi  la consocono bene e per questo in molti  non ne vogliono sentire parlare. La lista “Sevilla, si se puede!” non include Izquierda Unida che quiggiu’ sta vivendo giorni difficili. Nonostante questo in un’altra grande città Andalusa, Malaga, la confluenza si è prodotta in questo caso grazie alla spinta di alcuni soggetti collettivi, come ad esempio “La casa invisibile” uno spazio sociale, luogo di riflessione su molti temi in primis quello sui beni comuni.

Ma qual’e l’effetto che l’entrata in scena di Podemos e quest’ anno elettorale sta avendo ed avrà sui movimenti sociali? Se si votasse oggi  Podemos sarebbe il primo partito, quest’anno ci saranno tutte le elezioni  dalle locali alle politiche, saranno migliaia le posizioni da occupare e in molti, nei movimenti hanno scelto di fare il salto. La stanchezza dopo anni di lotta con pochi risultati apprezzabili ha sbiadito quel grido di “non ci rappresenta nessuno” che echeggiava nelle piazze. Ci si ripete che è un’opportunità storica e va colta.  Vero oppure no sta di fatto che i movimenti e le reti si stanno svuotando, la stessa PAH ha registrato un calo di attivismo del 50%. Nella Red Agua Publica in molti sono candidati alle municipali. E via dicendo.   Chi ha lavorato nei movimenti sa quanto lavoro e quanto tempo è necessario per costruirle, farle crescere e organizzarle. Più cura e cautela sarebbe decisamente auspicabile.

Sicuramente quest’anno porterá a un ricambio politico e generazionale molto rilevante nelle istituzioni spagnole, ma riuscirà a produrre un cambiamento di paradigma reale che in teoria era l’obiettivo di dichiarato coloro che riempivano le piazze solo pochi anni fa?

La Spagna è un paese dove il potere del capitalismo finanziario è molto piu’ marcato che in Italia. Senza un conto corrente bancario non si puo’ fare nulla nemmeno contrattare un servizio , iscriversi in piscina o addirittura accedere alla sicurezza sociale.

Pagare una multa alle poste costa 6 euro di commisione alla banca Santander è gratis. Questa banca lo scorso 28 gennaio fa si è cimentata in una dimostrazione di onnipotenza comprando simultaneamente tutte le prime pagine dei  7 principali quotidiani

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nazionali (esiste un antecedente della stessa operazione promossa da Endesa anni fa). Durante la crisi per salvare le banche in sofferenza è stato creato il SAREB anche noto come “banco malo” con l’obiettivo di assorbire i titoli tossici delle banche (prestiti e patrimonio immobiliare) e rivenderli nell’arco di 15 anni. Il  45% delle quote del SAREB sono pubbliche e l’operazione è costata alle casse dello stato 60 miliardi di euro.

Per produrre cambiamenti profondi in questa situazione è necessario tempo, grande solidità e un radicato appoggio popolare che è cosa diversa dal fuoco fatuo delle scadenze elettorali.  Attualmente Podemos non possiede nessuno di questi elementi.  Ha debolezze organizzativ, problemi nei  rapporti fra la leadership e la sua base ed il programma politico assomiglia un po’ ad un libro dei desideri.  L’idea che un partito possa nascere con l’ambizione di governare nell’arco di pochi mesi riflette il ritmo sincopato della vita occidentale , che ha orizzonti temporali molto corti, che guarda al risultato immediato e molto poco ai processi.  Insomma un po’ la stessa malattia che pretende di curare.

A  livello nazionale la situazione si è ulteriormente complicata.

Fino a poche settimane fa avrei detto che, come in Italia (e non solo), l’emergere di una terza forza avrebbe provocato la coalizione dei partiti corporativi,  in questo caso partito socialista e partito popolare. Ma  qualche giorno fa  a sorpresa un sondaggio de El Pais ha collocato un altro partito,  per me fino a quel momento sconosciuto,  Ciudadanos al 18%.  Una sorta di Podemos destrorzo guidato da Albert Rivera un catalano anti-indipendentista sul quale non ho avuto modo di farmi ancora un’idea precisa.

Comunque la strada per le elezioni politiche è ancora lunga, nel frattempo la partita si giocherà nei territori.  A Teresa Rodriguez e all’Andalusia  l’onere della prima prova.

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