I recenti studi svolti da David Stuckler in Inghilterra e in Italia indicano che, in alcuni casi, esisterebbe un legame tra l’aumento del numero dei suicidi e la crisi economica.
In meno di dieci giorni sono comparsi due studi tristemente interessanti che cercano di gettare luce su eventuali legami tra suicidi e crisi economica. Gli studi, coordinati da David Stuckler, sociologo alla Cambridge University, riguardano l’Inghilterra e l’Italia. Le conclusioni sono identiche: in alcuni casi, il legame esiste.
Suicidi e crisi economica in Inghilterra
Lo studio che tratta dell’Inghilterra è stato pubblicato appena qualche giorno fa sul British Medical Journal (BMJ), una delle più autorevoli riviste di ambito medico a livello mondiale. È un’indagine statistica che ha cercato di determinare l’esistenza o meno di un legame tra l’aumento del numero di suicidi registrato tra il 2008 e il 2010 in Inghilterra e la perdita del posto di lavoro.
Andamento del numero di suicidi e di disoccupati in Inghilterra, 2000-10
Se dal 2000 al 2007 il numero dei suicidi è sceso in modo più o meno costante, a partire dal 2007, quando cioè è cominciata la crisi finanziaria globale, c’è stata un’inversione di tendenza e la curva ha ripreso a salire, come si vede dalla tabella qui a fianco. Nel triennio 2008-2010 si sono verificati circa 1000 suicidi in più (846 uomini, 155 donne) di quanto ci si sarebbe aspettato in base agli anni precedenti.
Le conclusioni cui giungono Stuckler e i suoi colleghi non possono che far riflettere:
- le aree dell’Inghilterra in cui vi è più disoccupazione sono quelle in cui si è registrato il maggior aumento di suicidi tra gli uomini;
- per circa due uomini su cinque che nel triennio 2008-2010 si sono tolti la vita, cioè per 329 uomini, vi sarebbe un’associazione tra l’essere rimasti senza lavoro e il suicidio.
Certo, non è provato che la relazione sia di causa-effetto, cioè che questi 329 uomini si sono uccisi perché erano disoccupati, ma la perdita del lavoro ha per loro rappresentato un evento impossibile da gestire in altri modi. A sottolineare come la stragrande maggioranza delle persone che perde il lavoro non si uccida, è importante notare che il numero di uomini disoccupati in Inghilterra era compreso, nel triennio 2008-2010, tra i 600.000 e gli 800.000. Un aumento di suicidi sì, purtroppo, ma non l’epidemia che si potrebbe temere stando alle notizie sui giornali.
Le elaborazioni statistiche di Stuckler non giungono a nessuna conclusione rispetto all’aumento dei suicidi tra le donne.
Suicidi e crisi economica in Italia
In un altro studio comparso ai primi di agosto sul Journal of Epidemiology and Community Health, Stuckler ha esaminato i dati italiani relativi ai suicidi e ai tentati suicidi per motivi economici tra il 2000 e il 2010, dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica. Le analisi di Stuckler farebbero pensare che il numero di suicidi e tentati suicidi per motivi economici, in aumento già prima dell’inizio della crisi finanziaria, dal 2008 in poi è cresciuto a un ritmo più accelerato e tale aumento sarebbe associato alla crisi finanziaria.
Eccesso di suicidi e tentati suicidi per motivi economici in Italia, 2000-2010.
L’associazione tra suicidio e crisi economica è indiretta
La perdita del lavoro suscita fortissimo stress e intensa angoscia. Fa sentire inutili, ai margini. Scatena vergogna. Toglie un ruolo sociale che contribuiva all’identità, al modo in cui ciascuno vede se stesso, e dava stabilità.
Le persone reagiscono a queste emozioni ciascuna a modo proprio. C’è chi scopre di saper fare anche delle altre cose, di avere risorse (personali, sociali, materiali) che non immaginava di possedere, la solidarietà di un parente, ad esempio. Questa posizione di resilienza è quella praticata dalla maggior parte della gente che si ritrova senza lavoro o dinanzi alle difficoltà. Sarà banale dirlo, ma la maggior parte delle persone che perde il posto di lavoro non si uccide.
E l’associazione tra suicidio e crisi economica allora? Non è un’associazione diretta. In mezzo c’è la soggettività della persona, il modo unico in cui ciascuno affronta gli eventi della vita.Stando alle elaborazioni statistiche di Stuckler, per alcune persone, la perdita del lavoro – e le emozioni dolorose che dicevamo prima – possono diventare insopportabili e spingere a considerare il suicidio come una soluzione. Quando le cose vanno così? Quando la perdita del lavoro porta alla luce un problema che c’era già da prima e distrugge un equilibrio che era solo apparente, ad esempio rendendo palese una depressione o aggravando uno stato d’ansia che si teneva a bada a fatica. Solo in questo caso, se incrina una struttura di personalità da tempo traballante, se la persona era già in una condizione psicologica critica, la disoccupazione può diventare un fattore di rischio.
Si può fare qualcosa?
Chiedere aiuto. Non c’è nulla di male o di vergognoso a essere in difficoltà ed è meglio parlarne con qualcuno piuttosto che nascondere la testa sotto la sabbia. E ci sono ottimi servizi di sanità pubblica in grado di dare una mano.
Bibliografia
Barr B., Taylor-Robinson D., Scott-Samuel A., McKee M. & Stuckler D. (2012). Suicides associated with the 2008-10 economic recession in England: time trend analysis. BMJ; 345:e5142.
De Vogli R., Marmot M., Stuckler D. (2012). Excess suicides and attempted suicides in Italy attributable to the great recession. Journal of Epidemiology and Community Health. jech-2012-201607.
ISTAT. Suicidi e Tentativi di Suicidio in Italia (Tavole 2000-2010). Istituto Nazionale di Statistica, Roma.
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