In queste ore divampa in rete la discussione intorno all’omicidio, piuttosto misterioso, di un italiano, Angelo, che sarebbe stato ucciso da un ventenne ad Hammamet (qui). Alcuni sostengono che si sia trattato di un furto finito male, altri rilanciano sull’omosessualità dell’italiano che più volte si sarebbe intrattenuto con dei ragazzi. Si sa davvero pochissimo (girano voci che Angelo fosse addirittura un prete) e le notizie vanno prese con le pinze. Ovviamente non mi interessa l’aspetto scandalistico dell’avvenimento, se fosse stato un eterosessuale probabilmente nessuno avrebbe parlato di turismo sessuale come invece si fa in questo caso. Ci sono diversi elementi piuttosto interessanti, a mio avviso, da analizzare. Intanto che la rete è, nel bene e nel male, uno dei più grandi mezzi di comunicazione di massa ma è anche un enorme tranello in cui è molto facile cadere. Vedo continuamente foto che non sono reali spacciate per vere, pubblicate e commentate da migliaia di persone, a volte i commenti sono di una violenza e di un’aggressività preoccupante. Forse ci si sente protetti nascosti dietro uno schermo, celando la propria identità, inventandone di nuove. Ciò che mi sconvolge è la facilità con cui si possono creare movimenti di indignazione via web. Se io, per esempio, prendessi una foto di un uomo qualsiasi e la pubblicassi con scritto sotto: Pedofilo, molto probabilmente quella fotografia farebbe il giro del mondo in poche ore e creerebbe un movimento indignato contro l’ignaro cittadino. Mi sorge il dubbio che a moltissime persone non interessi scoprire la verità, siamo abituati a ricevere notizie, ai tweet, alla velocità. Siamo una società ipnotizzata prima dalla televisione ora dai media, ogni stato d’animo, ogni momento, ogni foto va condivisa con gli altri (mi ci metto nel mezzo) quasi a urlare al mondo: guardate ci sono anche io. Siamo dei perfetti ignoranti digitali.
La superficialità con cui apprendiamo, immagazziniamo e poi dimentichiamo notizie, spesso false, è sorprendente. E il modo in cui ci schieriamo senza porci troppe domande è preoccupante. Il caso in questione, purtroppo, non è esonerato dalla cattiva abitudine del “commento facile”. C’è chi si schiera a favore dell’italiano, chi attacca i musulmani, che invece i gay.
Giorni fa ho postato, su facebook, un video (qui) che raccoglie stralci di un interessante documentario di una studentessa belga, Sophie Peeters. Una telecamera nascosta rivela i tentativi di abbordaggio dei maschi nei confronti della ragazza, alcuni in modo piuttosto violento, per non parlare delle offese e degli “apprezzamenti” pesanti che le vengono rivolti. La Peeters è stata accusata da alcuni internauti di razzismo perché, si sostiene, buona parte dei maschi ripresi sono di origine musulmana (siamo in un quartiere popolare). Tutto diventa guerra fra il “noi” e il “loro” tanto che si rischia anche a far vedere la verità. Che si dovrebbe fare, allora? Per non offendere i “maschi” di diverse etnie le donne dovrebbero star zitte e subire? È difficili portare avanti un discorso sull’educazione del maschio, lo è in occidente così come lo è in oriente, il maschio impera in moltissime culture, la società occidentale non è meno maschilista, fallocratica e fallocentrica delle altre. Se mettiamo a confronto le diverse culture ci rendiamo conto che molte, a loro modo, sono sessuofobe. L’omosessualità, per esempio, è estremamente diffusa nei paesi musulmani, eppure viene socialmente condannata e vissuta come un peccato. Certi atteggiamenti non si discostano molto da certe “resistenze” ben presenti anche nel nostro paese. Pensiamo per esempio alle posizioni del vaticano in materia.
La Tunisia, secondo la giornalista di repubblica, è diventata meta del turismo sessuale femminile e omosessuale.
Il turismo sessuale esiste e lo sappiamo tutti, di ogni genere e in ogni forma, purtroppo, ed è un problema soprattutto maschile. È vero, esiste anche un turismo sessuale femminile (praticato da donne) ma le percentuali sono assolutamente ridicole rispetto a quelle maschili.
Il turismo sessuale non è una pratica solo omosessuale, il turismo sessuale è una pratica maschile che porta enormi introiti e che viene, spesso proprio per questo motivo, tollerata. Ogni volta che un omosessuale viene ucciso a causa di un litigio con il compagno/amante o per un adescamento finito male i media (qui non è il caso di Repubblica ) dipingono la cosa con tinte torbide. Ci sono luoghi (Thailandia, Vietnam e moltissimi altri) che sono vere e proprie mete del turismo sessuale maschile, queste cose si sanno da sempre ma l’azione dei singoli paesi per contrastare questo fenomeno è quasi inesistente. Anche nel mondo omosessuale c’è chi fa turismo sessuale ma non è una prerogativa del mondo gay. Di fondo rimane l’enorme problema dell’educazione del maschio. Il sesso impera in tutte le sue sfumature, ogni cosa, in questa società che è, nonostante tutto, incredibilmente sessuofoba, omofoba e misogina, è sesso. Si è perso il valore delle relazioni con gli/le altri/e, il piacere di coniugare corpo e sentimenti, il sesso è diventato meccanico, egoista, sopraffazione, dominio. Ogni cosa viene spacciata per “diritto alla libertà”, si inneggia alla libertà sessuale per indicare, in realtà, una dipendenza dal sesso. Non che ci sia nulla di male a farlo, sia ben inteso. Ma ci vorrebbero, forse, più educazione, consapevolezza e rispetto.
Magazine Opinioni
Sul sesso e la sessualità (omosessuale ed eterosessuale) del maschio.
Creato il 09 agosto 2012 da MarinobuzziPossono interessarti anche questi articoli :
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