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sull'Arca

Da Great

sull'Arca
Noè è stato il primo della storia conosciuta a salvare la biodiversità dal cataclisma e dalla conseguente sparizione. Non so se veramente Dio in persona lo avvertì dell’ imminente diluvio universale e lo esortò a costruire l’Arca, non so nemmeno se fu veramente una grande imbarcazione  a mettere in salvo persone, animali e sementi per ripopolare la terra quando la catastrofe sarebbe conclusa. Leggendo però la Bibbia con uno sguardo diverso, capisco che non si tratta di favole, capisco che tutto è vero, e che molto probabilmente sarà destinato a ripetersi, con modalità forse diverse, ma  bisogna cominciare a costruire Arche e provare almeno, di salvare sia la biodiversità che culture e gesti antichi che si ripetono uguali nei secoli, a volte nei millenni.
Per i sementi ci pensa  lo  Svalbard Global Seed Vault, in Norvegia, a mille chilometri dal Polo Nord;  una gigantesca cassaforte che conserva a 18° sotto zero dei sementi. Grano, patate, melanzane, riso, fagioli e molto altro ancora; centinaia di migliaia di sementi blindati  e conservati a 18° sotto zero per salvare la biodiversità e garantire la sopravvivenza in caso di guerre o cataclismi. Gli esperti garantiscono che a quelle temperature i sementi  possono sopravvivere anche per 20.000 anni. La “banca del germoplasma” , come si chiama il progetto è finanziato da governo norvegese e sostenuto dalla FAO. A livello nazionale sono molti i paesi, tra cui anche l’Italia,  che hanno la loro propria banca per la conservazione dei semi.Sul piano culturale invece, prodotti secolari se non millenari  che rischiano di scomparire definitivamente perché a bassa resa, non economici, salgono sull’ “Arca del Gusto”  della Fondazione Slow Food che raccoglie da tutto il mondo e segnala il rischio di estinzione  di razze animali, frutti  e verdure, prodotti caseari, salumi, pani.Nella cartina interattiva qui, si possono vedere tutti i prodotti  a rischio estinzione saliti sull’ “Arca del Gusto”.   Io, per essere coerente con la mission del blog, segnalo  con un piccolo riassunto quelli greci, che sono:sull'ArcaMavrotraganoSe associamo un vino a Santorini, quasi sicuramente è bianco, e probabilmente sarà un Assyrtiko. Ma l’isola ha anche il mavrotragno, vitigno a bacca rossa, che dai 350 ettari che si coltivavano negli anni ’50 è passato ai 140 attuali. Chicchi piccoli, grappoli di media grandezza, raccolta a mano rendono poco economica la coltivazione di questa varietà che dà un vino di colore violaceo, fruttato, di spiccata tannicità.
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NiotikoUn altro prodotto da un’altra isola cicladica. Il formaggio “niotiko” che significa semplicemente “di Ios” è un formaggio di latte crudo caprino con aggiunta di latte di pecora. La semplice tecnica di rompere la cagliata con un rametto di legno, raccoglierla e sistemarle nelle formelle, salare e lasciare stagionare, dà come risultato un formaggio di colore paglierino con fori fini, dal sapore ricco e pastoso, leggermente piccantino.
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Oliva HamadaL’oliva di Samos che prende il suo nome dalla parola “hamo”, per terra. Una volta maturata, l’oliva ha un colore marrone ed è piccola; può essere raccolta da terra e consumata subito, senza ulteriori lavorazioni. La raccolta non è facile, bisogna raccogliere le olive da terra tra la vegetazione alla base dell’albero, selezionare con attenzione e separarle dalle altre olive di colore verde o nero.Sono molto richieste ma prodotto in piccole quantità, destinate perlopiù a uso domestico.
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Fiore l’olio acerbo (Anthos agourelaiou)La raccolta delle olive Koroneiki viene fatta a mano quando le olive sono ancora acerbe e l’olio viene estratto a freddo in assenza totale di calore. Le olive vengono schiacciate  con delle pietre rotanti e lavorate in una pasta per poi essere schiacciate con una pressa tradizionale.L’olio e gli scarti vengono versati in barili di acciaio inox dove il fiore dell’olio acerbo è raccolto a mano. E’ un procedimento tradizionale ma molto laborioso e di bassa resa.
Salsiccia di MetsovoLa salsiccia è legata alla cultura locale di un’area montagnosa,  ricoperta di foreste di querce, adatta all’allevamento semi selvatico di maiali.  Solo un’azienda attualmente produce questa salsiccia e anche la preparazione domestica sta scomparendo.
Thermiotiko tyriLa preparazione di questo formaggio dell’isola di Kythnos è la medesima da millenni. E’ un formaggio caprino, il latte viene da capre che si nutrono di erbe locali. Raffinato e costoso, è citato da Aristotele nella “Storia degli animali”. Plinio decantava il candore e il sapore delizioso. Durante il periodo romano l’intera produzione veniva spedita a Roma.  Vi ha convinto?A rischio estinzione perché sono ormai poche persone che conoscono la tecnica di produzione e spesso lo producono per autoconsumo.
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Xinotyri di NaxosUn altro formaggio a rischio estinzione. In un paese  dove ogni isola (isola significa isolato in origine, giusto?)  in epoche passate doveva essere autosufficiente  e dove le isole sono tante, è naturale che ci siano tanti formaggi quante isole. Non dimentichiamoci tra l’altro che i greci  con i loro 24 kg di consumo pro capite di formaggio, probabilmente ne sono i maggiori consumatori. E’ un formaggio prodotto sulle montagne con il latte crudo di capre e pecore allevate a pascolo.  Di pasta bianca che con il tempo diventa gialla paglierina, senza crosta ma con una buccia sottile di note persistenti di erbe amare.
 Credits: foto di apertura               fondazione slow food               focus               newwinesofgreece               e-kyklades               elialadi

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