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sulla caccia

Creato il 04 dicembre 2008 da Luci

da piccina avevo le idee chiare.

i cacciatori erano cattivi, io ero buona.

i cacciatori avevano un fucile, io no.

i cacciatori mi facevano paura, sentivo gli spari all’apertura della caccia e mi mettevo a piangere.

i cacciatori sparavano agli uccellini.

tutto era facile e ovvio. la caccia era una cosa brutta. se fossi stata maggiorenne per votare avrei votato per la sua abolizione.

adesso credo che la cosa sia un pochino più elaborata.

credo intanto che ci siano vari tipi di cacciatori.

partiamo da quelli che ancora oggi attaccherei per le palle a un palo in mezzo a un bosco:

sono quelli che sparano “a tutto quello che si muove”. se è un gatto è un gatto, se è una volpe è una volpe, se è un tordo è un tordo, se è un compagno di caccia è un compagno di caccia. non fanno differenza fra una specie “cacciabile” e un’altra, non si preoccupano di sapere se ce ne sono di più rare o di meno rare, generalmente non mangiano quello che ammazzano.

altra categoria che vorrei vedere squartata e scuoiata sono i cacciatori di “pellicce”: le pellicce stanno sulla pelle degli animali che le portano fino a prova contraria, e sinceramente chi porta una pelliccia, di animali cacciati o di allevamento mi ripugna, altrettanto chi gliela procura.

e ora veniamo al cacciatore “normale”.

il cacciatore “normale” ammazza tordi, passeri, fagiani. li porta a casa, se li pela e se li mangia.

e io francamente non ci vedo nulla di male. o meglio, non ci vedo nulla di peggio che comprare un petto di pollo al supermercato. anzi. mi pare molto più nobile il cacciatore che ammazza un uccello e se lo mangia, di me che ho in congelatore un petto d’anatra.

mi restano in una via di mezzo i cacciatori di cinghiali. in merito alla povera e buonissima bestiola valgono le stesse considerazioni del petto di pollo e del petto di anatra. fino a che mangerò una bistecca di maiale al supermercato non sarò certo migliore di un cacciatore di cinghiali. anzi, se ognuno di noi mangiasse SOLTANTO quello che riesce a ammazzare con le proprie mani credo che il mondo vegetariano vedrebbe ingrossarsi le fila molto rapidamente e ci sarebbe forse da gioirsene.

l’unico, per me, irrinunciabile problema sui cacciatori dei cinghiali sono i cani.

ho visto dal veterinario cani sventrati dal cinghiale, aperti e ricuciti, o morti, o mutilati.

no… non ci riesco. quello non lo riuscirò mai a capire.

in generale resto dell’idea che il nostro modo di produrre e mangiare proteine animali (carne soprattutto) sia insano, dal punto di vista ambientale e etico, penso che si mangi troppa carne, che si pensi poco al fatto che quella carne prima era un animale.

la mia nonna mi raccontava di quando da piccola piangeva abbracciata al “su’ maiale”.

io ho visto portare via dal macellaio tutti i vitelli che ho visto nascere dalle mucche della mia vicina e ho sentito la mucca lamentarsi per giorni.

ho visto per pasqua ammazzare gli agnelli sotto casa.

e forse va anche bene così, vorrei solo che ci fosse più misura, più consapevolezza, più responsabilità.

oggettizzare il cibo toglie l’anima a noi che lo mangiamo.

mangiare, e soprattutto mangiare tutti insieme, è una cosa molto bella. cerchiamo di farlo avendo in mente chi e come ci ha procurato il nostro cibo.

una delle poche cose che mi piacciono dei cristiani è che prima di mangiare si fermano a pregare. va bene, loro “ringraziano dio” per il cibo ricevuto, io ringrazierei il contadino, la bestia, il macellaio e il bottegaio, ma è lo stesso.

fermarci un secondo a riflettere che il cibo “non è nostro” per diritto ma che noi ci nutriamo del lavoro di altre persone, della carne di altri animali, sarebbe forse un freno allo spreco.

quando la mia mamma ammazza una delle sue galline cucina tutto, dentro e fuori, dalle creste alle zampe.

non è la stessa cosa che “una confezione da otto di cosci di pollo”.


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