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Sulla dottrina vaticana riguardo i diritti degli embrioni

Creato il 22 ottobre 2010 da Andream
Fabrizio scrive, commentando la posizione della Chiesa sullo status dell'embrione e sull'aborto:
Mi pare ovvio che il Magistero parta da consideraioni dottrinali e di fede: su cosa vuoi che si basi? Il punto è proprio questo: non è la fede o la ragione ma è la fede e la ragione insieme formano la proposta della Chiesa: per questo essa pensa che tale visione sia accessibile a tutti, credenti e non. Altrimenti non avrebbe senso proporla. Tanto è vero che nei documenti citati si parla anche di evidenze scientifiche.
Bene, analizziamo queste evidenze scientifiche, che secondo Fabrizio accompagnerebbero la fede in questa decisione.
La Donum Vitae (parte 1, punto 1 "Quale rispetto è dovuto all'embrione umano, tenuto conto della sua natura e della sua identità?") dice (enfasi mia):
L'essere umano è da rispettare - come una persona - fin dal primo istante della sua esistenza. [...] Da parte sua la Chiesa nel Concilio Vaticano II ha proposto nuovamente all'uomo contemporaneo la sua dottrina costante e certa secondo cui: "la vita, una volta concepita, dev'essere protetta con la massima cura, e l'aborto come l'infanticidio, sono abominevoli delitti".
Più recentemente la Carta dei diritti della famiglia, pubblicata dalla Santa Sede, ribadiva: "La vita umana dev'essere rispettata e protetta in modo assoluto dal momento del concepimento".
Questa Congregazione [...] richiama gli insegnamenti contenuti nella Dichiarazione sull'aborto procurato: "Dal momento in cui l'ovulo è fecondato, si inaugura una nuova vita che non e quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora. A questa evidenza di sempre [...] la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: [...] Questa dottrina rimane valida e viene peraltro confermata, se ve ne fosse bisogno, dalle recenti acquisizioni della biologia umana la quale riconosce che nello zigote derivante dalla fecondazione si è già costituita l’identità biologica di un nuovo individuo umano.
Certamente nessun dato sperimentale può essere per sé sufficiente a far riconoscere un'anima spirituale; tuttavia le conclusioni della scienza sull'embrione umano forniscono un’indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana? Il Magistero non si è espressamente impegnato su un'affermazione d'indole filosofica, ma ribadisce in maniera costante la condanna morale di qualsiasi aborto procurato. Questo insegnamento non è mutato ed è immutabile.
Pertanto il frutto della generazione umana dal primo momento della sua esistenza, e cioè a partire dal costituirsi dello zigote, esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano nella sua totalità corporale e spirituale. L'essere umano va rispettato e trattato come una persona fin dal suo concepimento e, pertanto, da quello stesso momento gli si devono riconoscere i diritti della persona, tra i quali anzitutto il diritto inviolabile di ogni essere umano innocente alla vita.»
Ora, a parte l'illogicità di una posizione che concede i diritti spettanti ad una persona a qualcosa che non si vuole definire come tale, non posso non notare lo strano meccanismo che ticchetta dietro queste argomentazioni.
La Chiesa afferma che alla fecondazione dell'ovulo «si inaugura una nuova vita», un «nuovo essere umano», anzi, una persona, dato che «come un individuo umano non sarebbe una persona umana?»; pertanto lo zigote «esige il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano». Su cosa si basa questa tesi? La dottrina della Chiesa è una «evidenza di sempre» «immutabile e immutata». Quindi, in soldoni, la dottrina si fonda sull'autorità della Chiesa, essa non può mutare, non è mutata e mai muterà.
Ma, ci dicono, in realtà la scienza dà ragione alla Chiesa (anche se non servirebbe, chiosa l'autore). Essa, infatti, ha dimostrato che nell'embrione «si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente» e che in esso esiste già «l’identità biologica di un nuovo individuo umano».
Quindi, ricapitolando, le argomentazioni della Chiesa sono:
1) noi abbiamo sempre avuto ragione e sempre l'avremo, perché la nostra dottrina è una verità auto-evidente, immutata e immutabile;2) la scienza dice che nell'embrione c'è il DNA che indirizza il processo di costruzione dell'essere umano3) quindi la scienza ci da ragione (ma non ce ne sarebbe bisogno).
Purtroppo vi sono dei salti logici in queste argomentazioni, oltre ad alcune inesattezze biologiche. Va osservato innanzitutto che nell'embrione c'è semplicemente il DNA, dunque niente «programma di ciò che sarà questo vivente»: niente predisposizioni musicali, artistiche o logico-matematiche, niente carattere, niente esperienze, niente se non le regole per costruire il corpo.
Ma, oltre a questo, va notato che la biologia ha solamente dimostrato che nell'embrione c'è il patrimonio genetico dell'individuo. La scienza non dice che l'embrione è un nuovo essere umano o una nuova "persona umana", né tantomento che ad esso va riconosciuto «il rispetto incondizionato che è moralmente dovuto all'essere umano». Dice semplicemente che se quell'embrione si svilupperà, sarà un essere umano con certe caratteristiche. Per questo, affermare che dalle scoperte della biologia discende la posizione della Chiesa sugli embrioni e l'aborto (punti 2&3) è un non sequitur.
L'unica ragione dietro la posizione della Chiesa è il suo essere ispirata da Dio, che è qualcosa che molti non sono disposti a credere sulla parola in assenza di qualunque prova.

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