«L’hanno liberata», dicono, ma non è così. Il verbo “liberare” è improprio. I russi liberarono i prigionieri dai campi di concentramento, gli alleati liberarono l’Italia dai nazisti. Liberare significa “liberare” e basta, non “dare grosse somme di denaro in cambio di un ostaggio”. Ma per il rilascio di Rossella Urru, i ruoli sono invertiti: come se i russi avessero pagato a peso d’oro i nazisti per rilasciare i prigionieri dai lager. Che razza di liberazione sarebbe stata? Lo Stato Italiano ha pagato la liberazione, ha comprato il rilascio, mentre chi ha sequestrato rimane nel suo paese, arricchito di 15 milioni di euro. Eppure in Italia tutti festeggiano. Lei, Rossella, avrà moltissimo da festeggiare, senza ombra di dubbio; ma io, da cittadino, non ne ho molta voglia.
Durante i lunghi mesi di prigionia si sono fatte molte manifestazioni di solidarietà (utili nella politica isolana, inutili in senso pratico): striscioni nella sede della Provincia, la foto di Rossella come immagine del profilo facebook di qualcuno, lettere e poesie mentre quella stava chissà dove piantonata da chissà quale talebano.
Nelle foto la vediamo bella, coi capelli puliti, sopracciglia perfette, che sorride e dice “potrei tornare”, mentre noi stiamo a sollazzarci tra lo spread, la spending review e i tagli ai ricercatori del Cern. Malgrado ciò, dietro le quinte, sottovoce, lo Stato invia almeno 5 milioni di euro ai talebani per liberare l’ostaggio. E’ giusto per lei, ma è giusto in generale?
Da qui in poi ci addentriamo nella fantasia e nel complotto.
Situazione: giovane ragazza italiana, sequestrata da Talebani, tenuta in ostaggio da ottobre a luglio. Al ritorno lei dice di aver avuto paura, ma di non avere mai visto un’arma puntata contro di lei, e che è stata trattata bene.
E io dico che non solo non ci credo, ma credo che per accordi internazionali lei sia stata “invitata” a dire così. Ministro degli esterni, servizi segreti, trattative con uno stato internazionale che doveva mediare coi rapitori. Rapitori i quali erano determinati ad avere un cospicuo riscatto, e presumo pronti a far tutto (dato che arrivano a farsi saltare in aria). Volete che, come minimo, non abbiano trattato l’ostaggio come trattano le loro donne? Volete che, in quanto donna occidentale non musulmana, non abbiano avuto verso di lei una rivalsa sociale collettiva? Io penso che le violenze non siano mancate, poi una volta avuto i soldi l’hanno restituita al mittente, che ha riconfezionato il pacchetto per renderlo presentabile. E dato che il governo algerino era chiamato in causa in quanto “passaparola”, avrà dettato un accordo per non infangare il buon nome dell’Algeria, dando un copione da far recitare al “pacchetto”.
Che succederebbe se all’improvviso la nostra isolana dicesse a tutti i telegiornali: “è stato orribile, mi hanno violentata per mesi in 20, è il peggiore incubo della mia vita, non tornerò mai più”.
Accadrebbe che la gente impazzirebbe, si formerebbe una psicosi di massa anti-talebano, anti-musulmano che incasinerebbe tutto a livello politico, culturale e religioso. E questo non lo vuole nessuno.
Quindi, continuiamo a nascondere la polvere sotto il tappeto, a credere che è “stata liberata”. Lasciamo che il governo, già in crisi, perda milioni di euro per storie del genere.
Quando terminarono i sequestri in Sardegna? Quando i magistrati in automatico bloccarono tutti i beni e i conti bancari dei familiari del sequestrato. Se la famiglia non può pagare, il sequestrato perde valore. Semplice legge di mercato. Magari ci scapperà un morto o 2, ma presto lo capiranno e passeranno ad altri sistemi. Poi non capisco: perché se muoiono i nostri soldati sardi in un attentato kamikaze, nessuno fa una piega, mentre nell’ipotesi che una “cooperante” lasci le penne in una situazione simile, si grida allo scandalo? Una vita vale più di un’altra?
Se lo Stato non avesse pagato, la regola sarebbe stata chiara per tutti, sequestratori e cittadini: se andate là e succede qualcosa, sarete soli.
Urrtica (collaboratore)