Oggi, in Italia, si celebra il settantesimo anniversario del giorno della liberazione, giorno che segna la liberazione del territorio nazionale dall'occupazione nazista e la fine del regime fascista.
Fine del regime fascista, si badi bene, ma non del fascismo, il cui virus continua, da sempre, ad essere presente nel corpo del popolo italiano ( l'eterno fascismo italico, diceva Sciascia).
La guerra di liberazione, durata poco più di 21 mesi (aveva avuto inizio nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, con lo sbarco degli alleati sulle coste meridionali della Sicilia), ha visto tanti luoghi, in tutto il territorio nazionale, sedi di importanti eventi, meritevoli di essere ricordati: per le battaglie che vi furono combattute, per le orrende stragi di cui furono teatro, per altri episodi che vi si svolsero.
Nel corso della Storia, nei luoghi sede dei fatti più importanti sono stati eretti monumenti (alcuni maestosi), ed attorno ad alcuni di questi ci si raduna periodicamente per non dimenticare, per tenere vivo il ricordo di quel che lì avvenne, per spiegare a chi non c'era il significato dei fatti lì accaduti.
L'anno scorso, per esempio, la Francia ha celebrato un famoso anniversario (un altro settantenario), quello dello sbarco in Normandia (avvenuto il 6 giugno 1944, il famoso D-Day, "il giorno più lungo").
I francesi, per ricordare la cosiddetta "operazione Overlord" (questo il nome dello sbarco in Normandia), hanno eretto un monumento, dedicato ai soldati che quel 6 giugno sbarcarono sulle spiagge Omaha e Utah per liberare l'Europa dal nazismo.
E pensando a quello che i francesi hanno fatto per ricordare quell'episodio, che ha segnato la loro vita (e non solo la loro), ho riflettuto sul fatto che invece, nei luoghi dove il 10 luglio 1943 avvenne lo sbarco delle truppe alleate in Sicilia, non esiste nessun monumento che ricordi quell'evento.
Eppure si tratta del più grande sbarco mai fatto fino ad allora!
Nessun monumento che ricordi la cosiddetta "operazione Husky" (questo il nome dello sbarco in Sicilia), operazione che vide in azione la più grande flotta che avesse mai solcato il Mediterraneo.
Come mai in questo Paese non si è sentito il bisogno di ricordare, nei luoghi interessati, quello sbarco?
Come mai, né sulla spiaggia di Scoglitti (dove sbarcò la settima armata americana, guidata dal generale Patton) né sulla penisola di Pachino (dove avvenne lo sbarco dell'ottava armata inglese, guidata dal generale Montgomery), esiste un monumento a ricordo di quel che lì avvenne?
Eppure lo sbarco del 10 luglio 1943 dovrebbe essere considerato più importante di quello di Enea, ricordato da una stele sul litorale di Trapani, nei pressi della località Pizzolungo (la stele di Anchise).
E come mai a Cassibile (frazione di Siracusa) non c'è nessun monumento che ricordi il luogo dove, il 3 settembre 1943, fu firmato l'atto che mise fine alla seconda guerra mondiale?
Nell'estate del 1943, nella Sicilia sud orientale, in luoghi che distano pochi chilometri l'uno dall'altro, si sono svolti due tra i fatti più importanti della seconda guerra mondiale.
Eppure non esiste nessun segno che li ricordi, nessun monumento che ne conservi la memoria.
Nessun segno, a parte qualche bunker e qualche monumento in alcune località dell'isola, che ricordi che quelle spiagge siciliane, in quei giorni, furono testimoni di fatti che significarono l'inizio della fine del regime fascista, e con questa l'inizio della fine della seconda guerra mondiale.
Come mai?
Forse perché la Sicilia non è vista (dai siciliani e dagli altri italiani) come parte della nazione italiana?
O forse perché la Sicilia è condannata ad essere, per la sua posizione geografica, un luogo destinato ad essere teatro di fatti che segnano la Storia, ad essere una terra capace di produrre tesori ma, nello stesso tempo, a non essere in grado (per incapacità o per mancanza di volontà) di valorizzarli come meritano?
Quale monumento ricorda, per esempio, che Palermo fu la prima grande città europea ad essere conquistata dagli alleati (22 luglio 1943)?
E chi ricorda che Salemi è stata la prima capitale dell'Italia unificata?
Per rendersi conto dell'importanza dello sbarco in Sicilia basta considerare il fatto che per la sua preparazione gli alleati misero in piedi la più riuscita operazione di disinformazione della seconda guerra mondiale.
E ricordare che il generale Patton definì, quello avvenuto in Sicilia nell'estate del 1943, the greatest blitz in history.
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