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Sunday breakfast con tè boliviano

Da Lasere

Colazione in terrazza. Sole, vento fresco, campane in lontananza, suono lieve di un campanello al collo di una capretta che bela buffamente in un campo poco lontano.

Fette tostate al miele, burro artigianale (di quello che anche in frigo rimane sempre morbido e cremoso, con tanta tanta panna dentro!), lamponi e mirtilli freschi, qualche goccia di sciroppo d’acero, pezzetti di cioccolato fondente alle nocciole in soccorso degli angolini rimasti sguarniti.

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Ad accompagnare il tutto, un tè nero Bolivian Cochabamba, coltivato in una piccola piantagione a conduzione familiare situata nella remota vallata di Mapiri, a metà strada tra le vette innevate delle Ande e la foresta pluviale dell’Amazzonia.

Ha foglie lunghe, variamente spezzate e ritorte in lunghezza, ma delicatamente, tanto che basta un’infusione per farle distendere del tutto: all’aspetto mi ricorda molto il mio adorato tè georgiano di Natela *, rispetto al quale mostra però di avere un carattere un po’ più deciso. Ha un delicato aroma di spezie e frutta matura e in tazza si rivela leggero ma suadente, rotondo e aromatico.

La produzione di tè in Bolivia è assai limitata e quasi sconosciuta in Europa. Le poche, piccole piantagioni presenti furono perlopiù fondate da un coltivatore tedesco nel 1914 e si trovano nell’area di Mapiri, che nel 2006 si è orgogliosamente autodichiarata Tea Municipality of Bolivia. Si tratta di tè certificati come biologici, cresciuti in totale assenza di pesticidi chimici e fertilizzanti, dalla personalità particolarmente evocativa: una piccola realtà alternativa da scoprire :-)

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* (ambedue provengono da Nothing But Tea)

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