Rinnovato appuntamento settimanale con Piera Angela su Rai1 che ci porta nel “Vento”.
Un documentario che mostra gli effetti dei venti sul nostro pianeta e di come la loro azione influisca sulla vita dell’uomo. I deserti e i campi fertili, la navigazione e gli uragani: luoghi e fenomeni collegati all’andamento dei venti e alle loro diversità con immagini davvero spettacolari.
Persino Cristoforo Colombo deve la sua fama al vento. Cercava una scorciatoia per l’Asia e pensò di sfruttare il vento per farsi trasportare intorno al mondo. La sua intuizione risultò esatta, ma ci vollero sei mesi di navigazione per dimostrarla.
Aveva scoperto gli alisei, i venti costanti della fascia tropicale che spirano nell’emisfero boreale da Nord-est verso sud-ovest, creando le basi per collegare Europa, Africa e America, dando inizio alla globalizzazione.
Ogni epoca produce droghe pericolose. Una di queste droghe, sia pure non in senso tradizionale, può essere considerata internet.Migliaia di persone, adulti e adolescenti, sono dipendenti da internet e non riescono a staccarsi dal computer. Drogati da Facebook! Come contrastare le nuove dipendenze della contemporanea tecnologia?
Gli ultimi decenni sono stati caratterizzati dall’espansione di Internet e il mondo virtuale sta catturando sempre più persone, giovani e meno giovani, maschi e femmine. Se prima internet e i videgiochi erano un affare solo per giovani , oggi sono il pane quotidiano per (quasi) tutti, ma attenzione a non esagerare: la dipendenza dai giochi multimediali e da Facebook & co. è in agguato!
Navigare, comunicare o fare ricerche è normale, ma quando diventa l’interesse principale a danno della vita quotidiana può essere estremamente pericoloso, soprattutto nell’adolescenza che può creare isolamento e vulnerabilità con gravi interferenze rispetto agli impegni che si portano avanti nella vita di tutti i giorni sviluppando una dipendenza con la connessione a danno della famiglia e degli amici.
Anche l’Italia si sta attrezzando per salvaguardare la salute dei dipendenti patologici, da internet, nello specifico quella che si sviluppa per un eccessivo attaccamento ai Social Network, al gioco d’azzardo on-line, alle chat, ai siti pornografici e allo shopping on-line.A Roma, presso il Policlinico Gemelli, si è aperto il primo ambulatorio per la cura dell’Internet Addiction Disorder o, da alcuni, chiamato anche “tecnostress”.
E non si parla neanche di casi poi così rari. Secondo i dati forniti da Federico Tonioni, coordinatore dell’ambulatorio romano, sarebbero “almeno due iscritti a Facebook su 10 ad esserne affetti, e quattro persone su 10 sarebbero a rischio.
I sintomi di questa forma di assuefazione pericolosa al mondo virtuale consistono in ansia, panico, depressione, disturbi del sonno, problemi cardiaci.Per risolvere le crisi di astinenza l’ambulatorio del Gemelli ha elaborato una terapia in tre fasi: un primo colloquio di presentazione seguito poi da vari incontri per inquadrare meglio il problema e, dunque, il graduale inserimento in gruppi di riabilitazione.
In conclusione, se fino a qualche anno fa ci si preoccupava sostanzialmente dell’uso e dell’abuso di alcol e droga, ora a dare pensieri sembra essere anche internet. Tuttavia non ci pare neanche giusto demonizzare il web o far apparire i videogiochi come un passatempo rischioso. Sarebbe troppo semplice e senz’altro scorretto ricondurre queste nuove forme di dipendenza come la conseguenza di una tecnologia spietata e pericolosa.
Ciò che è sbagliato non è tanto lo sviluppo della rete telematica o dei giochi virtuali, quanto piuttosto l’uso eccessivo che se ne fa.
Il vero problema, quindi, è quello di riuscire a capire quali sono i limiti, solo così si può continuare a trarre piacere da una passione e continuare a vedere Internet, uno strumento e nulla più!Il Prof. Barbero ci porta in un paese dell’Appennino emiliano, Rocca di Raffeno nel 1630, quando scoppia una terribile epidemia di peste.
Un uomo, Antonio Capponi arriva in paese, richiama l’attenzione degli abitanti attorno a lui e annuncia di avere la peste, di voler contagiare i paesani, che odia, così che possano morire in tanti.
Ma l’uomo scacciato, guarisce e viene denunciato.La storia dell’ “appestato vendicativo” avrà dei risvolti inaspettati e paradossali, Il processo è lento e scatena una forte diatriba sull’efficacia della giustizia del tempo.
I difensori della giustizia fai fa te pensano che una sana lezione di botte sarebbe stata decisamente migliore, altri invece difendono l’operato di un giustizia legale.
Quesito che può risvegliare dubbi nella coscienza di noi cittadini moderni, un tantino esasperati.
Pertanto è bene ricordare che la giustizia «fai da te» non risolve i problemi, è pericolosa, spesso porta con sé abusi, prevaricazioni, vendette private e in breve genera altra ingiustizia.E’ necessario credere nella legalità, nella democrazia, nella solidarietà, nella libertà individuale, mantenere nel tempo l’animo sereno e la mente aperta, senza farsi prendere dalle peggiori pulsioni.